25. Softcore

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You've been my muse for a long time

You get me through every dark night

I'm always gone, out on the go

I'm on the run and you're home alone

I'm too consumed with my own life

[The Neighbourhood]

***

Inseguendo il padre lungo le scale, rossa in volto per l'umiliazione di vedere ogni sforzo brutalmente vanificato, Lauren rischiò più volte d'inciampare.

- Cosa ti devo dimostrare ancora? – esalò, una volta in cima. Si ravviò nervosamente i capelli all'indietro, perché non le offuscassero la vista. – Sto realizzando le mie ambizioni e non hai una buona parola da spendere per me? -.

- Non ti permetto di essere tanto insolente, Lauren -.

- Visto? -. La corvina allargò le braccia teatralmente, incredula innanzi alla sua totale indifferenza. Ancora una volta, la delusione la imboccava di collera. – Che stupida sono ad aver rifiutato una vita come la tua, vero? Di certo paparino mi avrebbe innaffiato di complimenti e denaro! -.

Michael taceva, glaciale negli occhi come lo era stato innanzi al Vecchio Barbone, diversi anni prima. Il delicato fruscio dei sedici milioni che aveva investito.

- Ma non è questo ciò che voglio – insistette Lauren: in cuor suo, sperava di ottenere una qualsiasi reazione. – Perché non riesci ad accettarlo, a essere contento per me? -.

- Oh, ma io sono contento per te; così contento e orgoglioso, che smetterò di provvedere al tuo oneroso e frivolo mantenimento -. Intrufolò una mano all'interno del doppiopetto della giacca e – No – addusse, prima ancora di ricevere una replica. – Non voglio sentire obiezioni -. Questa volta estrasse una pistoletta cromata che pareva pronta a sparare.

Poiché mai in vita sua era stata minacciata in quella maniera, Lauren ammutolì di colpo. Sapeva bene che belva si nascondesse dentro il corpo massiccio del padre, ma non credeva che avrebbe osato tanto. Perciò, scoprendosi d'improvviso incomoda a respirare, si ritrasse di un passo. Tese le orecchie, in attesa della sentenza, e si impedì di battere le ciglia: la minima disattenzione avrebbe potuto risultarle fatale.

- Hai quarantotto ore per lasciare questa casa; dopodiché, se ti incrocerò per strada, non esiterò a... -.

- Michael! -. Clara comparve alle spalle della figlia, carica di appunti e campioni per lo sviluppo di un nuovo farmaco contro la nausea. Scrutò il marito con sospetto misto a sorpresa, e poi, più timorosa, la pistola semiautomatica. – Che stai facendo? – indagò, tentando di mantenere un tono cauto, ma fermo.

- Ti riferisci a questa? – la schernì Michael, ora spostando l'apice della canna nella sua direzione. - È un souvenir dagli Stati Uniti: delizioso, no? -. Sorrideva con enfasi tale da far rilucere il canino d'oro dell'emiarcata superiore di sinistra.

- Posala -.

Lentamente, Clara si sovrappose alla figura della figlia. Allungando un braccio dietro di sé, la invitò a imboccare le scale. Forte della consapevolezza di essere il vero genio creativo della coppia, data la vasta conoscenza che possedeva del mondo vegetale, dei minerali e degli animali, e che aveva accumulato nell'ombra, - Posala, Mike – ribadì.

Michael trasformò il sorriso in un perfido ghigno e levò l'arma contro la moglie.

- So con quanta spavalderia starai pensando Non mi ucciderà – la derise. – Sarà stata anche la tua intelligenza ad avermi portato al vertice, cara, ma sui brevetti c'è pur sempre il mio nome impresso; o no? -. Indi roteò la pistola servendosi del ponticello che avvolgeva il grilletto, per poi riassestarla saldamente nel pugno. – Siete fatte della stessa materia scadente, tu e quella disgraziata che vive sulle mie spalle; con l'unica differenza che tu mi dimostri fedeltà e obbedienza -. Premendosi la canna gelida sulla tempia, - Non è così? – domandò, retorico.

White Dress or AllelopathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora