27. Mystery of love

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How much sorrow can I take?

Blackbird on my shoulder

And what difference does it make when this love is over?

[Sufjan Stevens]

***

L'Avana Orientale


Ancora tremante per le emozioni che la scotevano, immersa in un anomalo, dilagante senso di calore, Camila riprese coscienza. La gola riarsa le restituiva uno sgradevole sapore di stantio; l'occlusione delle cavità nasali una sensazione di soffocamento.

Guardandosi intorno, gradualmente, riconobbe di non trovarsi più negli Stati Uniti. O forse non c'era mai stata? Ricordava di aver goduto di perfetta salute sino al giorno precedente, di aver danzato come una forsennata insieme a...

- Lauren? – biascicò, tirandosi a sedere con estrema difficoltà, a causa della cefalea e delle vertigini. Non avrebbe saputo dire quanto a lungo avesse dormito. Il petto e gli arti superiori le dolevano come se vi fosse passato sopra il rullo di uno schiacciasassi. La mente, invece, persisteva a proporle frammenti della visione onirica che pareva essere stata la notte di Las Vegas: Lauren che la sospingeva verso il letto, che le baciava entrambe le mani; Lauren che le si coricava sopra, come una coperta; che le parlava all'orecchio, muovendosi con una lentezza che la faceva spazientire e quasi ruggire per la frustrazione, e poi, morire per la delizia... Fai di me una donna onesta, le aveva sussurrato giocosamente, mentre plasmava l'irrequietezza del suo spirito. Vieni a vivere con me. E poi, Domani, aveva comandato, prima che potesse reagire e costringerla ad accelerare. Sposami domani.

- Oh, sei sveglia -. Dall'ingresso di camera sua comparve Candela; tra le braccia un vassoio con del miele e del tè fumante. Nonostante il sorriso sollevato, una ruga profonda solcava la cute compresa tra le due sopracciglia. – Come ti senti? -.

- Dede, dov'è Lauren? -.

- Lauren? -. Ella sembrava confusa. – Non saprei: sono settimane che non vi vedete. Immagino a spasso per gli Stati, comunque, come mi avevi detto tu -. Accomodato il vassoio sul comodino, sedette in pizzo al letto. Protese una palma in avanti, verso la fronte dell'amica, e – Oh – esclamò. – Scotti. Forse hai la febbre -.

Camila accettò docilmente il termometro che le venne posto, tosto che ella fu di ritorno; non tanto perché fosse interessata a conoscere il proprio stato di salute, quanto più perché non disponeva delle forze per opporsi. Invero, scoprì di essere febbricitante.

Si ristorò parzialmente con un'intera caraffa d'acqua fresca. Poi, dacché soggiunsero i brividi (vigorosi brividi di breve durata, che la inducevano a battere i denti), si rintanò sotto le coperte.

- Da quanto tempo non lavoro? – biascicò timidamente contro la stoffa.

- Un paio di giorni. Ieri al ristorante hai completato soltanto metà del turno. Hai voluto ti venissi a prendere. Prima che ti coricassi hai detto di sentirti terribilmente esausta. Più tardi passa il medico a darti un'occhiata. Pensi di riprenderti per la mia laurea? -.

- Quanti ne abbiamo oggi? -.

- Dodici agosto -.

- Oh, ma vaffanculo. Ti laurei tra tre mesi, gafe. Certo che mi riprendo! -.

A fatica, Camila rivolse un dito medio all'amica. Si sentiva abbastanza male così; non lusingava affatto l'idea di un'ulteriore iettatura!

Quindi, per quello che poteva, gettò l'occhio oltre gli infissi della finestra. Se da una parte scorgeva il profilo massiccio del Torreón, dall'altra poteva immaginare di compiere un tuffo nello specchio che era l'oceano. Su di esso, la luminosa gloria apollinea dell'estate costruiva splendidi giochi di riflessi e intrighi per le pupille. In qualche modo, pareva che la salutasse; che la consolasse, forse.

White Dress or AllelopathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora