34. Lost without you

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Standing on the platform, watching you go

It's like no other pain I've ever known

To love someone so much, to have no control

You said, "I wanna see the world" and I said, "Go"

[Freya Ridings]

***

Il giorno successivo


Com'era giunta, sarebbe ripartita: in completa solitudine, con al seguito un anonima valigia di colore nero. Allora, non v'era sensazione peggiore della consapevolezza di essere ormai soltanto l'ombra cadaverica del passato astro filante. Si era schiantata sulla Terra, e intorno al cratere prodotto dall'urto non aveva seminato altro che distruzione.

Ancora una volta, a testimoniare le volontà grottesche del sentimento amoroso, Camila l'aveva raccolta con premura e ristabilita in posizione eretta. Camminava invero cigolando, eppure non v'era nulla che potesse esigere di più. Soffocava le proteste del cuore stringendo i denti e rifiutando un eventuale abbandono alle lacrime: quelle, nei mesi a venire, non le sarebbero mancate di certo.

Quindi, rimirando il grigiore nostalgico della volta, che forse serbava un'emozione liquida per il resto della giornata, o forse era carico della sola indifferenza, si rifugiò sotto l'ala matrigna che la tettoia della fermata dell'autobus offriva. Poiché non v'erano panchine, adagiò la tempia contro il freddo metallo che stava alla sua ritta. Il refrigerio la indusse a socchiudere le palpebre e a rabbrividire: invero, anche dopo aver ripreso i sensi, non aveva trovato la serenità per riposare.

Si era risvegliata nel letto profumato di Candela Guerra, aggravata da un'incredibile spossatezza, con la sagoma evanescente di Camila che le dava le spalle, indaffarata dal lato opposto della stanza.

Appena in capo le era piovuta la consapevolezza del tempo corrente, era scoppiata in un silenzioso pianto irrefrenabile. A un certo punto, il bruciore degli occhi le aveva instillato il timore della cecità, anche temporanea; e allorché aveva incrociato lo sguardo dell'amata (amata e basta, questa volta, perché non era più possibile parlare d'amante), non aveva emesso un fiato. Non se ne sentiva nemmeno un briciolo in corpo.

Riteniamo che il dolore più atroce non sia pari alla morte, perché essa è per definizione assenza di coscienza. Dunque morire è come cadere in un sonno profondo: non è la sofferenza fisica a strapparci dalla vitalità della volontà, ma un logoramento spirituale protrattosi troppo a lungo e che infesta di malattie il debole soma. L'emozione, per quanto devastante, è temporanea; la sentenza sempre definitiva. La cera si consuma di giorno in giorno, a ritmi più o meno rapidi; ma se il fuoco ardente che scandisce i tempi dell'esistenza è trasposto in qualche forma d'arte, ecco, questa è la sola immortalità raggiungibile; e non perché l'arte possa sopravvivere il baudelairiano nemico ed essere assaporata dai più, ma perché non v'è onore più sublime di elevarsi al cielo per un solo istante. D'altronde, il tempo e il suo trascorrere lento e inesorabile non sono che convenzioni.

- Lauren? -. L'illusione del sonno cessò. – Sono venuta a salutare -.

- Non dovevi -.

- Guardami: è l'ultima volta -.

Camila non usufruiva della tettoia: impavida com'era, non lusingava alcun timore di aspergersi con l'acqua piovana. Tuttavia piangeva; non erompendo in singhiozzi, piuttosto pareva una statua neoclassica preda di un miracolo d'umanità. La sua voce era sorprendentemente ferma, come ferma era lei, raccolta in un cumulo d'ossa e vestiti confortevoli, ritta in piedi; così ritta che quasi avrebbe potuto spezzarsi.

Era impressionante come la fiamma del dolore danzasse tanto vividamente nelle sue iridi, senza mai esaurirsi e senza mai indurla ad abbassare lo sguardo.

Solida nella decisione presa, non esisteva più nulla ormai in grado di farla retrocedere. Tutte le trattative che il viso afflitto di Lauren, o il suo ricordo, poteva imbastire si sarebbero risolte in una ritirata atta a preservare gli effetti futuri.

- Camila... -. Non c'è invero niente da dire.

- Ti perdonerò, Lo; ora vai -.

In un riflesso disperato dalle membra, causato dall'urto con quelle parole, Lauren si slanciò in avanti. Non senza sorpresa, trovo Camila pronta ad accoglierla. Lo specchio lucido e stoico dei suoi occhi molli pareva sul punto di frangersi definitivamente. Tuttavia non ebbe la forza di aggiungere alcunché.

Raccolse le guance dell'amata tra le mani e sigillò un bacio, l'ultimo. La dolcezza di quel congedo avrebbe forse potuto sancire una guarigione più rapida e duratura.

Lauren sospirò, inerme; e non ebbe nemmeno il tempo di cingerla con le braccia, perché, così com'era apparsa, ella disparve. Si distaccò e prese a correre a perdifiato, nella direzione medesima da cui proveniva l'autobus diretto in aeroporto; lo sguardo offuscato, una morsa che le stringeva il petto, una mano a coprirsi la bocca ardente, come rea di un peccato. Si confuse nel vociare animato delle persone che discesero; e quando Lauren tentò di inseguirla, aveva già fatto perdere traccia di sé; o meglio, ella aveva un'idea precisa di dove potesse dirigersi, tuttavia montò sul mezzo e cacciò in gola la dilagante amarezza.

***

Mentre Candela profondeva i ringraziamenti finali, a seguito della discussione, Camila attendeva il momento propizio per levarsi in piedi e sfogare il prurito che albergava all'interno delle palme. Insieme alla malinconia perenne, che ombreggiava il suo volto con un velo leggero, quasi impercettibile, sentiva come un nodo in gola; un presentimento martellante che la costringeva ancor di più in uno stato d'allerta.

Saettava con gli occhi da un punto all'altro della grande sala, alla ricerca quasi disperata della cagione informe che le suggeriva un formicolio sinistro lungo la colonna vertebrale. Quanto differente doveva essere la sensazione che provavano coloro che sospettavano un appuntamento con la Trista Mietitrice? Con che pesantezza muovevano i passi, sapendo di essere costantemente osservati dall'occhio di una canna fumante?

Le parve di vedere un movimento, dietro il tendone che cingeva i fianchi del palco, un'ombra dal passo rapido oltre le vetrate lustre; e allora sentiva l'ansia crescere prepotentemente in corpo. Quale, esattamente, fosse il soggetto scatenante quel malessere generale, non avrebbe saputo dire; e più tentava di seguire le parole appassionate dell'amica, e più esso aumentava, martellandola.

Al tramonto, nel sorso rinfrescante di una bevanda analcolica, la sensazione si acuì dolorosamente. Allorché colse la figura confidente di Lauren nelle vicinanze, ogni tentativo di disinnescare la bomba che accoglieva in petto parve vano. Essa esplose.

In una maniera simile all'epoca in cui si era sentita innamorata innanzitutto, ma allora più oscura e sinistra, il fiato le mancò e le orecchie presero a ronzare. S'infervorò di collera e provò il forte istinto di gettarsi in pasto alle fiamme e aggredire la corvina che con lo sguardo la cercava.

Poi depose il bicchiere tozzo, afferrò i fianchi della veste e avanzò con decisione tra l'erba.

White Dress or AllelopathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora