III.

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Il mattino dopo, Keigo si alzò presto per andare a lavoro.
Non appena si svegliò nella penombra della sua camera da letto e si ritrovò a guardare il soffitto, pensò immediatamente alla serata al pub e a Saori, all'orgasmo in auto, e ai suoi capelli lilla.
Sfacciato, si annusò le dita alla ricerca del suo odore, ma era quasi scomparso.  Si scompigliò i capelli biondo scuro e si alzò dal letto.
La sua stanza era piuttosto caotica, seppur ordinata.
Era carica di roba, manuali sui motori ammassati in pila sulla scrivania in legno chiaro, la poltrona girevole imbottita di color verde militare, e il letto con la testata in legno chiaro, le lenzuola e i cuscini bianchi. Le persiane erano ancora abbassate in parte, ma la luce del sole filtrava tra le tapparelle grigio chiaro.
Con un pigiama dai pantaloni blu scuro e la maglietta a maniche corte grigia, uscì scalzo dalla stanza per andare in bagno.

"Toya?" chiamò davanti la soglia, ma non ricevette risposta, così aprì la porta e in effetti il bagno era libero.

Si fece una doccia rilassante e, con i capelli ancora un po' umidi e un asciugamani bianco legato attorno alla vita, tornò in camera a vestirsi. Indossò la divisa da meccanico blu scura e tornò in cucina per farsi un caffè e mangiare qualcosa. Si sedette al tavolo dopo essersi preparato un paio di fette biscottate e burro, e le addentò.
Sentì rumore di passi nel corridoio e sollevò la testa giusto in tempo per vedere Toya entrare in cucina.
Aveva l'aria stanca e assonnata, avanzò massaggiandosi una spalla.
Anche lui era in pigiama, un paio di pantaloni grigi e una canotta nera. I capelli bianchi erano spettinati dal sonno, i suoi occhi azzurri vagarono sulla tavola.

"Ah, potevi farmelo un caffè" si lamentò col coinquilino con voce ancora roca.

Keigo gli riservò un sorrisetto allegro.

"Non credevo che fossi così mattiniero visto che sei rincasato tardi".

"E tu come lo sai?" gli domandò Toya,
raggiungendo la macchinetta del caffè.

"Sei sparito con la bassista e non sei più tornato".

Keigo diede un altro morso alla sua colazione.

"Perché ero rientrato da poco anch'io e non mi ero ancora addormentato. Ho sentito le chiavi del portone e tu che rientravi col tuo solito aggraziato passo di danza".

"Sei tu il coinquilino rumoroso qui, tu e quel tuo cazzo di letto che cigola continuamente. Dovresti farlo proprio riparare".

Keigo rise mentre Toya si massaggiava gli occhi, col caffè fumante tra le mani che cominciava a fare il suo effetto ristoratore.

"Con la ragazza com'è andata? Avete scopato?"

Keigo si toccò la barbetta.

"A dire il vero no, ma abbiamo fatto un po' di tutto il resto".

"Furba, si è assicurata il secondo incontro".

"Sì, devo ammettere che mi intriga e voglio arrivare fino in fondo... a questa conoscenza".

Rimasero in silenzio a finire la colazione e bere il caffè, poi Keigo gli lanciò un'altra occhiata.

"Tu hai la mattina libera, no?"

"Sì, ma non sono riuscito a dormire. Più tardi credo che me ne tornerò a letto e mi farò uno spinello per rilassarmi e addormentarmi. Stasera sono di nuovo di turno".

Keigo fece un cenno e si alzò, spostando il piatto in cui aveva posato le fette imburrate nel lavello della cucina.
Si tastò le tasche della tuta da meccanico per assicurarsi di avere tutto: portafogli, telefono, chiavi di casa e chiavi dell'auto.

"Be', io vado. Se non ci vediamo a cena ci vediamo stasera al pub".

"Vieni di nuovo? Tu guarda che potere quella ragazza".

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