Capitolo 3

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Preside Williams

Sollevo una mano tremolante verso il portale dorato, nel bel mezzo della foresta.
Per l'amor di Dio.
La ritraggo immediatamente, appena sento quel briciolo di calore sovrannaturale pervadermi il corpo.
<<Cosa dici che l'abbia aperto?>>-domanda Matt, il secondo in comando dopo di me. Scuoto la testa, voltandomi verso di lui.

<<Non lo so. Ma qualunque cosa sia stato, non deve avere buone intenzioni >>-deduco, camminando verso un albero. Sfioro il tronco, osservandone i graffi.
Sembrano fatti con degli artigli giganti. Esiste solo una bestia che può farli. Che può aver attraversato il varco che collega questa dimensione con la più oscura e malvagia che esista.
Gufo.
Un abominio alto quasi tre metri, dalle sembianze di un grosso gufo con le zanne e le ali dalle sfumature viola. Una lunga coda, velenosa.

Ero certa che non si sarebbero più fatte vedere, dopo il trattato di pace. Invece devo ricredermi.
<<Stai pensando alla stessa cosa che penso io?>>-domanda Matt, controllando il battito cardiaco all'ultimo cadavere rimasto. Venendo qui, ci siamo accorti dei nostri uomini. Ammazzati. Uno ad uno, crudelmente. Ognuno presenta il petto lacerato.
Annuisco, voltandomi verso di lui pensierosa. Con uno schiocco di dita, grazie alla mia magia, faccio sparire quei cinque cadaveri. La terra li inghiottisce, seppellendoli.
Non voglio che qualcuno all'istituto si preoccupi.
<<C'è qualcuno che li ha liberati, questo è certo. Si aggirano tra noi e hanno già ucciso metà del battaglione>>-rispondo. <<Dobbiamo rafforzare le difese>>-continuo, decisa, voltandomi per riprendere a camminare.

Voglio avere una di quelle bestie davanti.
Ucciderle tutte. Fosse l'ultima cosa che dico.
<<Diana, sai benissimo che non abbiamo più riserve da quando c'è stata la battaglia>>-dice Matt, seguendomi.
<<Procurati degli uomini>>-gli rispondo. Si ferma, così faccio io.
<<C'è un problema: nessuno più vuole unirsi, dopo quello che è successo>>-dice, riportando per un secondo la mia mente a quel tragico evento.
Non avrei mai voluto che accadesse. Ho perso più della metà dei miei uomini, ma non solo quello.
<<Arruola i tuoi ragazzi>>-gli dico, voltandomi verso di lui.
Rimane visibilmente contrariato. Scuote la testa.
<<Non sono pronti, non reggeranno il peso di una guerra>>-risponde.
<<Non era una richiesta. Fallo e basta>>-gli dico, seria e autoritaria. Senza dire altro, annuisce.
<<Sissignora>>
Senza perdere altro tempo, continuo a camminare e cercare altre tracce del gufo. L'unica cosa che mi interessa adesso.

                                     ~~~
Isabelle

Entro nella grande sala centrale, guardandomi attorno con meraviglia.
C'è una cerimonia in corso. Una musica in sottofondo, a volume basso ma abbastanza percettibile.
In my mind. In my head.
La adoro. Tutto sembra procedere a rallentatore, perché voglio godermi ogni cosa.
Ci sono ragazzi che stanno attaccando dei festoni al muro, con una scala, con su scritto "benvenuti al Morningstar college"; altri, che stanno ballando a ritmo di musica. La sala brulica di gente; altri, che sono seduti su delle panchine a parlare tra di loro. Poco più in là, sopra a una scalinata, c'è una piramide di ragazzi e ragazze.
La gente li acclama, mentre si esibiscono con dei salti mortali da cheerleader.
È tutto così meraviglioso.

<<Non è così pazza come sembra>>-la voce di Adam, mi costringe a voltarmi alla mia destra. Dove lui è qui, affianco a me, con le mani nelle tasche dei jeans blu navy.
<<La tua ragazza?>>-domando, poggiandomi col sedere a un tavolino dietro di me.
Quello allestito con cibo e punch, da cui i ragazzi attingono per bere e mangiare.
<<Se la conoscessi, potrebbe sembrarti simpatica>>-dice, prendendo un bicchiere vuoto e immergendolo nel punch. Osservo i suoi movimenti, il modo armonioso in cui si muovono le sue mani.
Sembra un cattivo ragazzo con delle buone maniere.
<<Senza offesa, ma hai dei pessimi gusti>>-gli dico, sincera.
Emette una risatina, poggiandosi al tavolo e incrociando le gambe. Sorseggia.
<<Non la penso allo stesso modo>>-dice, porgendomi il bicchiere con un leggero sorriso. Arrosisco. Per un attimo ho creduto che non stesse parlando della sua ragazza. <<Non bevi?>>-continua.
Scuoto la testa, rifiutando con gentilezza. La gentilezza degli sconosciuti.
<<Sono astemia>>
<<Peggio per te>>-dice, con sarcasmo, bevendo tutto d'un sorso. Non so come faccia, quella roba deve essere pesante.
<<Meglio così, fidati. Cosa stanno celebrando?>>-domando, curiosa, osservando i ragazzi che si sono messi in fila sopra gli scalini.

The Morningstar Witch- Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora