Capitolo 41

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Isabelle

Una volta svegli e vestiti, il giorno dopo una notte meravigliosa, io e Adam abbiamo deciso di ballare un lento.
In realtà lui mi ha convinto, perché non sono capace a ballare.
Sulle note di the night we met, oscilliamo i fianchi. Lenti, senza distogliere lo sguardo dai nostri sguardi.
Dalle nostre anime.
Le mie mani, sono poggiate sulle sue spalle. Le sue, sui miei fianchi.
Le nostre fronti, sono diventate tutt'uno ormai. E questa notte, anche i nostri corpi.

È stata fantastica, perché ho ricordato tutto. Dolorosa, per lo stesso motivo. Ma non cambierei nulla.

Ora so chi è Adam. Che cosa ci facevamo insieme. Ho visto il mio passato e mi ci sono tuffata dentro, senza timore. Perchè, con Adam, non ho nessuna paura.
Se non quella di perderlo.
Sorrido, respirando a fondo il suo buon odore di menta. Tutto di lui, mi ipnotizza.
<<Devo andare, prima che la preside si accorga che sono qui>>-gli sussurro, ricevendo in cambio una smorfia di disappunto. Dopo quello che ho fatto, sicuramente mi starà cercando.
Allunga una mano, spegnendo la radio affianco a lui.
<<Guastafeste>>-emette una risatina. Poi, ci stacchiamo per infilarci le giacche. Oggi, fa stranamente tanto freddo. <<Un'ultima cosa, prima di andare>>-continua.
Mi volto verso di lui, sollevando i capelli dalla giacca.
<<Eh?>>-domando. Non mi dà neanche il tempo di dire altro, che mi spinge sul letto.

Afferra le mie cosce, si posiziona tra di esse, sorreggendosi sopra di me. Si fionda sulle mie labbra, baciandomi.
Sorrido nel bacio, accarezzandogli le guancia. Si stacca, strofinando il naso col mio.
<<Ti amo>>-mi sciolgo.
<<Ti amo anch'io>>-rispondo, più contenta di una bambina che ha appena ricevuto il regalo che desiderava da tanto.
Riprendiamo a baciarci, fino a quando poi qualcuno non bussa alla porta e si schiarisce la voce. Ci allontaniamo di scatto, alzandoci dal letto.
<<Vi amo anch'io, ma ho un urgente bisogno di parlarti Isabelle>>-è il sarcasmo di Leon a parlare.

Parlare? Con me? Chissà cosa sarà successo.

Corruccio le sopracciglia. Sono stupita di vederlo qui, non si è fatto vivo per tutta la notte. Temevo non ce l'avesse fatta.
<<Leon? Che cosa ci fai qui?>>-gli domando.
<<Forse io qui ci vivo?...>>-risponde, con una smorfia stranita.
Arrossisco leggermente.
Ah, dimenticavo che è la camera di Adam.
<<Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare a morte>>-domanda quest'ultimo. Leon incrocia le braccia al petto e alza le spalle. Qualcosa, non me la dice giusta.
Ha uno sguardo troppo...non so come definirlo, ecco.
<<Un pò in giro a salvarmi le chiappe. Sai com'è...>>-risponde, vago. Poi porta i suoi occhi su di me. <<Dai, sbrigati che non ho tempo da perdere>>-dice, roteando gli occhi al cielo. Annuisco, seguendolo fuori dalla stanza.
<<La tua gentilezza mi disarma>>-dico, con sarcasmo. <<Che cosa vuoi?>>-gli domando, faccia a faccia. Si gratta la nuca, teso. C'è qualcosa nei suoi occhi spenti e pensierosi, che mi fa presagire che non mi deve dire nulla di buono.
<<Si tratta di Harper. E premetto che non ti piacerà quello che sto per dirti...>>
Appena mi rivela che Harper è morta stanotte, attaccata da un gufo, inizio a sentirmi male.
Mi gira la testa, mi manca l'aria.
...non è possibile.
Purtroppo però mi spiega come è successo. Mi spiega anche che la preside centra qualcosa. Che è stata lei a ordinare di farla uccidere, perché la riteneva una minaccia. Che Ethan ha scoperto qualcosa, ma è scomparso da un po'.
E tutta la disperazione che ho in corpo, si tramuta in Adam che esce preoccupato dalla stanza. Le lacrime che scorrono sul mio viso.
Le sue braccia che mi avvolgono, le urla che si fanno strada nel mio petto.

Harper era la mia migliore amica, questa me la pagherà.

<<Isabelle, calmati. Ti prego, così attirerai l'attenzione di tutti>>-non ascolto una singola parola di Adam. Furiosa, inizio a correre verso l'ufficio della preside.
<<Isabelle! Dove stai andando?!>>-continua, cercando di raggiungermi.
Rabbia.
Furia.
Vendetta.
Uccidere.
                                   ~~~
Appena arrivo, faccio addormentare due guardie con la mia magia. Solo toccando la loro fronte.
Spalanco le porte del suo ufficio, con una "manata" magica. Stringo i pugni al fianco.
<<Che cosa ha fatto?!>>-domando, furiosa, fuori di me.
La preside non si smuove. Alza lo sguardo da alcune scartoffie, seduta comodamente sulla sua poltrona.
<<Prego?>>-che non osi fare la finta tonta proprio adesso.
Digrigno i denti, scagliando della magia contro un vaso. Si rompe, ovviamente.
<<Ha ordinato di far uccidere Harper Lee Know !>>-alzo la voce.
Ho tanta di quella rabbia dentro, che potrei donarla in beneficenza.

The Morningstar Witch- Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora