Prologo

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Isabelle, 8 anni prima

Sento nient'altro che la pace.
Vedo un cielo colorato d'azzurro e un sole che spacca le pietre.
Sul mio foglio, c'è solo questo.
Mia madre, dice che ho un talento nel disegno. Io, credo sia semplicemente la mia valvola di sfogo. In molti si chiedono che pensieri possa avere una bambina di 10 anni.
Beh...Mio padre, era un marines. Sono cresciuta senza di lui, dal momento che è morto in battaglia sacrificandosi per un suo amico.
Mi manca tanto, ma...nonostante ciò, non è l'unico problema.

Apro gli occhi di scatto e la matita mi cade dalle mani.
Sento un rumore fastidiosissimo, simile a un treno ad alta corsa nelle mie orecchie. La testa mi è pesante.
Mi guardo attorno, freneticamente, accorgendomi di essere stranamente in ginocchio nel bel mezzo di un centro commerciale. Da sola.
Ho la nausea. Mi manca il respiro. Tento di respirare quella che di aria, non ne ha l'aspetto. Ma non ci riesco.
Sono terrorizzata.
Ho perso il controllo dei miei poteri. Il disegno, non è riuscito a farmi dimenticare cosa ho fatto l'attimo dopo essere uscita di casa...
Abbasso istintivamente lo sguardo sulle mie graziose e piccole mani, tremolanti.
Sono insanguinate.
Vado immediatamente nel panico. Scoppio a piangere, sono solo una bambina che si è spinta troppo oltre inconsapevolmente.

Alzo lo sguardo e vedo davanti a me una scia di cadaveri. Penso immediatamente che sia stata io e inizio a urlare.
Improvvisamente, con un calcio, qualcuno apre la porta alle mie spalle. Una donna mi punta contro la luce di una torcia, fa da capo alla squadra di poliziotti che è appena entrata.
-((È qui! L'ho trovata!>>-esclama mia madre, correndo verso di me. Le armi dei poliziotti, sono puntate tutte su di me.
Come se fossi una...minaccia.
<<Abbassate le armi!>>
Quando mi è abbastanza vicino, la abbraccio così forte che desidero sprofondare in questo momento.
<<Mamma, ho paura>>-le rivelo, singhiozzando.
<<Lo so, piccola. Mi dispiace>>-sussurra, con una lacrima che le scende sul viso. E fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata...mi inietta un potente sedativo nel collo.

Sgrano gli occhi, alzando lo sguardo verso il suo e toccandomi il collo. Sono visibilmente delusa e spaventata dal suo gesto.
<<Mamma...>>-è l'ultima cosa che riesco a dire, prima di svenire.
Quando rinvenisco, non sono più nel vecchio centro commerciale. Sono sdraiata a pancia in su, su una lastra di marmo.
Cerco di mettere a fuoco cosa ho davanti a me: due sagome ai lati del mio corpo. Riesco a sentire la voce inconfondibile di mia madre e quella di un uomo che non conosco.
<<Sai benissimo che solo uno stregone può farlo>>-dice mamma, la sua voce riecheggia quasi come fosse in lontananza.
Deglutisco debolmente. Ora che mi è tutto più nitido, la vedo che mi stringe forte la mano.
<<Mammina...>>-la richiamo, impaurita. La donna dai lunghi capelli rossi si volta verso di me, sorridendomi debolmente. Ha gli occhi verdi ricolmi di lacrime secche.
Ha appena finito di piangere.
<<Shhh, non sforzarti>>-dice, con voce spezzata, accarezzandomi la guancia.
<<Così la distruggerai>>-la rimprovera, l'uomo. I due iniziano a bisticciare, mentre mi domando che cosa stia succedendo.

È tutto così improvviso e confusionario.
<<Voglio solo tenerla al sicuro il più possibile prima che la trovino>>-dice mamma.
<<Non è così che la proteggerai>>-controbbatte, l'uomo dai capelli neri.
<<Ti prego, Chris...sei suo padre, fallo e basta>>-lo implora mia madre. L'uomo sospira, non potendo far altro che annuire alla disperazione di mia madre.
<<Ricorda che non si può più tornare indietro>>-dice, avvertendola.
<<Non importa, fallo>>-dice mia madre, decisa ma distrutta nell'animo. Il suo viso, è lacerato dalla più terribile delle sconfitte.

Quando vedo l'uomo avvicinare le sue grandi e spaventose mani sulla mia testa, inizio a dimenarmi. Purtroppo, mi accorgo che sono legata alla lastra con delle cinghie di cuoio.
Rischio di farmi male ai polsi.
<<Mamma...che cosa mi sta facendo?>>-domando, terrorizzata, alzando la voce. Nessuno mi risponde. Mamma semplicemente si porta la mano alla bocca, lasciando la presa sulla mia. E se ne va, piangendo.
Urlo il suo nome, in preda al panico.
L'uomo si avvicina quanto basta per sussurrarmi:
<<Chiudi gli occhi tesoro, andrà tutto bene>>

Succede tutto così in fretta. Inarco la schiena, quando sento la sua magia scorrermi nelle vene. I miei occhi, iniziano a brillare di un nero che assomiglia al vuoto totale.
Rimango senza fiato per il dolore. È come se mi stessero trapanando il cervello, scavandoci all'interno. Una lacrima riga silenziosa il mio viso. Il cuore accellera. Sono pietrificata, incapace di urlare.
E, per un attimo, mi vedo la vita scorrrermi davanti.
Ripercorro i ricordi della mia infanzia, fino a quel momento.
Svaniscono tutti in un attimo.
Come una saetta improvvisa. Come una stella cadente, a cui non ho fatto in tempo ad esprimere un desiderio.

The Morningstar Witch- Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora