Capitolo 7

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Leon

È come se qualcuno mi avesse trapanato il cervello.
Mi pare di sentire gli uccellini. Ed è terribile, dal momento che non sopporto quei volatili del...cristo, i reni.
Apro e sbatto lentamente gli occhi. Vedo davanti a me, una marea di colori messi lì a sentimento.
Se il paradiso è questo, meglio l'inferno.
Solo poco dopo aver messo a fuoco, mi accorgo che è il soffitto dell'infermeria.
Mi metto dolorosamente a sedere. Mi fa male tutto, eppure non ricordo nulla.
Abbassando lo sguardo, noto che c'è una flebo attaccata al mio braccio. Faccio per staccarla, ma qualcuno si precipita sul mio braccio.
<<Non farlo. Rischi di farti male e non voglio allagare la stanza del tuo sangue>>-è la voce di Harper, a parlare. Corruccio le sopracciglia, confuso.
<<Che ci fai tu qui?>>-le domando, forse un po' acido. <<Non sei un'infermiera>>-continuo, scontento di vederla.

Per un'unico semplice motivo: Harper è la mia ex ragazza. Tempo fa, ci siamo lasciati. Ma per colpa mia.
Il problema, è che non è stato voluto e ora che sono uno stronzo (ancora innamorato)...non voglio che si faccia male. Lei non se lo merita.
<<No, ma sono abbastanza certa che se ti stacchi la flebo starai male>>-dice, riattaccandola e sedendosi affianco a me.
Sbuffo, poggiando la schiena alla spalliera del lettino.
Non mostrarti debole, Leon. Freddo e distaccato.
<<Sempre meglio di stare qui, con te>>-rispondo, dandole uno sguardo laterale. <<Chi ti ha mandato?>>-continuo.
<<Babbo Natale>>-rotea gli occhi al cielo, vedendomi confuso. <<Secondo te chi può avermi mandato? La preside>>

Emetto una risatina nervosa, scuotendo la testa. Quella ha qualche rotella fuori posto.
<<Beh dì a Miss Peregrine che non sono uno dei suoi bimbi speciali. Me la so cavare da solo>>-mi alzo, togliendomi la flebo e camminando.
Zoppicando, finisco spiaccicato per terra.
Che dolore.
Gemo, strizzando gli occhi. Harper trattiene una risatina, la sento.
Mi metto a quattro zampe, cercando di riprendere fiato. Odio quando sono debole e mi gira la testa.
<<Scusa, devo dirlo per forza: hai appena fatto la figura dell'idiota>>-dice.
<<Falla finita>>-le dico. <<Sono solo indebolito>>

Harper si avvicina quanto basta per inginocchiarsi davanti a me. Poggia le sue calde mani sulle mie spalle, costringendomi ad alzare di scatto il mio sguardo.
Furioso.
Non voglio che mi tocchi. E questo lei lo sa bene. Sa che sono ancora innamorato di lei, e lei di me. Ma questa cosa, tra di noi, non può funzionare. Apparteniamo a mondi opposti, seppur vivendo sotto lo stesso cielo. Lei è la metà mancante di una mela avvelenata, che dolcemente mi manda al creatore.
<<Allora lascia che ti aiuti. Sono qui per questo. E essere aiutato, non significa essere debole>>-ci guardiamo negli occhi, in una frazione in cui dimentico chi sono diventato per proteggerla.
<<Ma significa cedere alle emozioni>>-le dico.
<<E allora?>>-domanda.
Deglutisco, a causa della vicinanza delle sue labbra con le mie. Mi attirano, eppure prendo le distanze di sicurezza.
<<Io odio le emozioni. Mi fanno sentire...>> -faccio una pausa, mordendomi il labbro inferiore. Scuoto la testa, drizzando  la schiena e porgendole la mano. Non posso dirlo <<Aiutami ad alzarmi>>-cambio discorso.

Sospira, annuendo. Afferra la mia mano, saldamente.
<<Certo>>-mi tira su, facendomi sedere di nuovo sul lettino. <<Va meglio ora?>>-continua.
Annuisco, guardandomi attorno. Di solito qui c'è Selene, la cugina di Harper. A differenza sua, riesce a non farmi sentire una merda anche solo vivendo.
<<Vorrei tua cugina Selene, se non ti dispiace. Dov'è?>>-domando.
Ci rimane un po' male. Prende il cellulare dalla tasca.
<<Ora la chiamo>>-dice. Qualcuno bussa alla porta. Qualcuno, dai muscoli d'acciaio. Almeno, è così che chiamo quello zuccone del mio migliore amico.
Adam.
<<Selene non verrà>>-la sua voce si fa strada nel silenzio. Avanza nella stanza, abbozzandoci un sorriso. <<Le ho chiesto di cedermi il suo posto, così potrò prendermi cura del bambino>>-continua.

Harper si porta una mano al petto.
<<Grazie al cielo, Adam>>-dice, abbracciandolo. Una volta, noi tre eravamo un gruppo perfetto. Prima che lui si fidanzasse con Mia. Ricordo, di quando stavamo sempre insieme. Alle medie, alle elementari. Alle superiori. Persino all'asilo. <<Pensavo dovessi sopportarlo tutto da sola>>-scherza.
Metto su un ghigno.
<<Ti piacerebbe>>-le dico, ricevendo uno schiaffetto sulla nuca.
<<Puoi darci un momento?>>-domanda Adam, facendole capire di lasciarci soli.
<<Certo. Ci vediamo dopo>>-dice Harper, prendendo lo zaino e correndo via dalla camera. Una volta assicurati che se ne sia andata, Adam chiude la porta. Viene da me e mi abbraccia, forte.
Ricambio, chiudendo gli occhi. Ho sempre adorato avere lui come fratello, sebbene a volte non sopporti i suoi modi di fare da buon samaritano.
<<Che cosa è successo?>>-domanda. Alzo lo sguardo, facendo spallucce. Scendo giù dal letto con un saltello, stiracchiandomi.
<<Pretendi che io lo sappia?>>-gli domando, voltandomi verso di lui. <<Mi stavo allenando come al solito e poi...il vuoto. Bam! Qualcosa mi ha colpito, alla nuca>>-gesticolo un po', battendo le mani sulle cosce una sola volta. <<Sono svenuto e...non ricordo nient'altro>>-finisco.
Incrocia le braccia al petto, ascoltandomi.
<<Neanche di aver quasi ucciso Isabelle?>>-domanda.
Corruccio le sopracciglia. Questo non me lo ricordavo.
<<L'ho fatto?>>
<<Sì. E hai preso a pugni me>>
<<Geniale, devo farmi possedere più spesso>>-scherzo, emettendo una risatina.
Ride, dandomi uno schiaffo sul braccio.
<<Dai smettila>>-ritorna serio, stringendomi amichevolmente la spalla. <<Sono preoccupato per te. Stai bene?>>-domanda.
Annuisco, accarezzandogli la mano.
<<Mi avrai tra i piedi ancora per molto>>-gli dico, abbozzandogli un sorriso ricambiato.
<<Sono contento>>

Dal suo sguardo, capisco subito che qualcosa non va. È troppo pensieroso. E, di solito, Adam ha uno stramaledetto sorriso che talvolta vorrei strappargli.
Sì, sono anaffettivo.
<<Devi dirmi qualcosa?>>-gli domando. Annuisce, sospirando. Si siede sulla sedia dietro di lui.
<<In effetti, c'è una cosa che voglio dirti>>-lo affianco, sedendomi sul lettino dietro.
<<Hai trovato dove abita Ariana Grande>> -deduco. Io e Adam, quando eravamo piccoli, abbiamo promesso di scoprire dov'è che abita quella strafiga di Ariana Grande.
Spero sia questo che deve dirmi.
Ride.
<<No>>-risponde.
<<Cazzo! Sapevo che non dovevo fare affidamento su di te>>-dico, scherzando. Ritorna serio
<<Si tratta di Isabelle...>>
Appena pronuncia quelle parole, la mia espressione cambia.
<<Cosa c'entra quella adesso?>>-non sono contento di sentir pronunciare il suo nome, dopo quello che ha fatto.
<<Credo di aver scoperto una cosa su di lei>>-risponde. Volto gli occhi al soffitto, sovrapponendo le gambe.
<<Che ha commesso un massacro?>>-gli domando, facendo una pausa. <<Sì, questo lo sappiamo tutti>>-continuo.

Si volta di scatto, stupito.
<<Come?>>
Alzo le spalle. Non è difficile da capire che tutta la scuola sapeva dell'arrivo di Isabelle già da mesi ormai.
<<Le voci girano e tu non sei l'unico con un udito soprannaturale>>-gli rispondo, accendendo una sigaretta che afferro dalla tasca dei jeans neri.
<<Beh, ad ogni modo la cosa che ho scoperto...non ti piacerà>>-dice.
<<Perché? È una tua ex?>>-domando, in realtà abbastanza tranquillo perché tanto so che non è vero. Abbassando lo sguardo, mi accorgo che Adam non ha accennato a un no. Non dice nulla, anzi. Sembra colpevole. Lascio cadere la sigaretta, collegando le cose. <<Oh Cristo Adam...>>-non voglio neanche crederci.
Annuisce.
<<Non mi dire niente. Non so cosa ci faccia qui, nè perchè. So solo che i guai non tarderanno ad arrivare. E fino ad allora, dovremo tenere gli occhi più che aperti>>-risponde.
Più che aperti...dobbiamo cercare di sopravvivere all'apocalisse che quella ragazza porterà.

The Morningstar Witch- Vinnie HackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora