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Era stremata. Mentre si dirigeva verso l'edificio scortata da una recluta sentiva il cuore pesante.
Nelle ore prima dell'incontro aveva cercato di lavare via il sangue che le rimaneva addosso e poi aveva fatto una doccia. Scaldare l'acqua era stata un'impresa e temeva di essersi presa un brutto raffreddore.
Non riusciva a smettere di pensare a Herb, al suo sguardo triste che le aveva confermato che provava davvero qualcosa per lei. Ma entrambi sapevano che non poteva funzionare. Quel mondo non era fatto per stringere relazioni di quel tipo, tanto meno tra soldati. Ma lei si impegnava affinché coloro che non lo erano potessero vivere tranquillamente e amare come lei avrebbe tanto desiderato.
In realtà non provava davvero attrazione per Herb, il suo era più un legame che avrebbe voluto avere con un fratello.
La pioggia aveva smesso di battere e aveva lasciato spazio ad una fitta umidità che le appiccicava addosso i vestiti puliti. Non aveva potuto rimettere l'uniforme, ma a coprire i suoi abiti civili aveva messo il mantello con lo stemma dell'armata ricognitiva.
Il ragazzo che la stava scortando era esile e molto alto. Probabilmente era ancora sotto addestramento. Aveva I capelli molto corti e un volto austero, che non si addiceva ad un ragazzo così giovane.
La condusse all'interno dell'edificio. Entrando venne investita da un tiepido calore che le fece solleticare la punta del naso e delle dita che ormai avevano perso sensibilità. Non si era resa conto di avere così freddo, soprattutto per il fatto che nel resto del corpo provava uno strano calore, che la faceva sudare. Non si sarebbe definita davvero agitata, e dall'esterno non si sarebbe nemmeno detto che il suo stomaco si stava torcendo.
I corridoi erano molto impersonali, ma in nessun angolo c'era traccia di polvere o di sporcizia. Persino con quel tempo così, i pavimenti erano immacolati.
Le pareti bianche erano intervallate da porte di spesso legno scuro, lavorate un po' rozzamente. Le maniglie apparivano consumate, con macchie più chiare laddove erano state impugnate più spesso. Doveva essere una vecchia struttura.
Nagi contò tre porte, prima che la recluta si fermasse e battesse il pugno sulla quarta.
Ad aprire fu Hanji Zoe in persona.
I lunghi capelli erano raccolti in una coda alta e un po' disordinata, con ciocche che le scendevano davanti agli occhi, che erano di un castano non troppo scuro.
La accolse con un caloroso sorriso.
A Nagi non le ci volle molto per capire che era una donna iperattiva e spigliata, soprattutto ricordando l'abbraccio che le aveva dato dopo che aveva riportato il gigante.
Si muoveva frenetica e sembrava trovarsi a suo agio, a differenza dei suoi sottoposti che invece erano guardinghi e diffidenti. Sentiva gli occhi dei presenti che le pesavano addosso, e sembravano giudicarla in maniera rigida. Nagi stessa era in soggezione, trovandosi nella stessa stanza con alcuni dei migliori soldati dell'armata ricognitiva.
"Ciò che hai fatto è stato spettacolare!" esordì Hanji appena la recluta ebbe lasciato la stanza.
"Nessuno si aspettava una riuscita così brillante. Benvenuta nella quarta squadra Nagi Tanaka"
"Sono onorata"
"Ti presento i tuoi compagni"
Uno ad uno elencò i nomi dei presenti, in totale erano cinque. La ragazza immaginò fossero i soldati migliori della squadra.
Il primo che le presentò fu Moblit Berner, un ragazzo molto alto. Sembrava annegare dentro gli abiti che indossava, e la ragazza non riusciva a spiegarsi come avrebbe potuto esercitare la forza necessaria per affettare la nuca dei giganti. Aveva lo sguardo gentile, e sembrava spostarlo in ogni direzione si muovesse il suo comandante. Il suo grado era quello di vice comandante.
"Loro invece sono Abel, Keiji, Nifa e Isla" disse indicando con ordine un ragazzo con gli occhiali tondi, un uomo molto alto con lo sguardo estremamente severo e gli zigomi definiti, e infine due donne di bassa statura.
"Benvenuta nella squadra Nagi" quella a parlare fu Isla. Anche lei sorrideva, ma percepiva la diffidenza nel suo sguardo.
"Dovrai impegnarti. Non fai più parte di una squadra di basso rango. Combatti o muori con valore" Abel era un uomo severo e rude.
"Sono qui per offrire il mio cuore, non reputo di certo un gioco tutto questo. Desidero sconfiggere i giganti tanto quanto voi" la ragazza sosteneva lo sguardo dell'uomo. Si dimostrò calma, non affrettò la risposta e ponderò bene le parole prima di pronunciarle. Sapeva di essere sotto esame, e lo sarebbe stata per tutta la durata della sua permanenza nella squadra, fino a quando non si sarebbero resi conto che si potevano fidare di lei.
I ragazzi si trovavano tutti attorno al largo tavolo presente nella stanza. Keiji era seduto su di esso e la squadrava da capo a piedi. Le ragazze invece erano su due sedie e sembravano non prestarle troppa attenzione. Mentre le osservava si rese conto di quanto fosse stanca e di quanto avrebbe voluto dormire. Le braccia le facevano male per aver strappato quelle del gigante. Si sentiva febbricitante, ma cercava di mantenersi composta.
Gli scaffali alle pareti contenevano libri disposti in un ordine quasi maniacale. Ma nemmeno li c'era traccia di polvere.
Moblit se ne stava in piedi accanto ad uno di essi e la scrutava anche lui.
"La ragazza mi piace" sentenziò Keiji.
Il suo sguardo le incuteva timore. Aveva lunghe occhiaie che gli solcavano il volto scarno e lo facevano sembrare severo.
"Su ragazzi un po' di entusiasmo. La nostra nuova compagna ci seguirà nelle prossime spedizioni. Forse dovrei proprio metterla al corrente di informazioni preziose!"
Nella sala i ragazzi sbiancarono all'improvviso. Le ragazze si alzarono dalle loro sedie e si avvicinarono alla porta d'uscita.
"Hanji noi dovremmo andare"
"Codarde" sussurrò Abel.
Nagi era perplessa mentre il suo nuovo caposquadra la spingeva verso il tavolo al centro della stanza e la costringeva a prendere posto. Buttò uno sguardo fuori dalla finestra in fondo alla stanza e vide che ormai le tenebre avevano inghiottito il castello.
"È il momento che tu sappia tutto sui giganti mia cara! Oh che emozione, non ti sembrano creature meravigliose?" i suoi occhi castani sembravano aver preso vita propria. Avevano una strana luce che li animava, quasi come se ad un tratto fosse diventata folle.
"Credo che ce ne andremo anche noi. Per stasera puoi anche festeggiare con i tuoi amici novellina, poi potrai trasferire le tue cose qua. Nifa e Isla ti mostreranno la tua stanza" Kaiji le buttò un'ultima occhiata e poi si chiuse dietro la pesante porta di quercia scura.
Hanji non ci mise molto a cominciare il suo discorso sui giganti, e più il tempo passava più la sua testa iniziava a farle male.
Mentre ascoltava quelle preziose informazioni osservava i movimenti e i gesti del suo capitano. Le piaceva molto condurre esperimenti sui giganti, e soprattutto la appassionava molto l'argomento. Parlava così velocemente che gocce di saliva iniziarono a investirla, oppure andavano a evaporare sopra le fiamme accese del candelabro che aveva posto in mezzo a loro. Le deboli fiammelle gettavano strane ombre sul pavimento della stanza, e a Nagi iniziavano a sembrare mostri distorti che di dimenavano.
Il candelabro era molto semplice, fatto probabilmente con del metallo.
Hanji continuava il suo discorso entusiasta, aggiungendo dettagli così minuziosi da farle chiedere da quanto tempo li stesse studiando. Ma non ci aveva messo molto a capire che era meglio non fare domande.
"Sono davvero delle creature affascinanti! Non vedo l'ora di studiare l'esemplare che hai catturato. L'ho chiamato Sunny. Gli si addice proprio come nome! Ti prego dimmi come è stato catturarlo"
Nagi fece in tempo a schiudere le labbra che sentì la porta aprirsi alle sue spalle.
"Ehy Quattrocchi. Hai trovato una nuova vittima?"
Ormai la ragazza non poteva che associare quella voce così profonda all'uomo che tutti temevano e rispettavano al tempo stesso.
Si alzò di scatto dalla sedia, voltandosi in segno di saluto e rispetto.
"Levi! Lei è il nuovo membro della mia squadra. La sto mettendo al corrente di preziose informazioni" Hanji era rimasta seduta, quasi svaccata sulla sedia, un braccio poggiato sul tavolo.
"Nagi Tanaka, signore"
Lui la osservò. Le candele gettavano su di lui strane ombre che gli allungavano ancora di più le occhiaie. Il suo sguardo era freddo e il suo volto inespressivo, ma sentiva lo stesso la pesantezza del suo giudizio.
"Anche i soldati di basso rango vengono messi al corrente delle informazioni necessarie" si limitò a dire.
La ragazza non sapeva cosa ribattere, ma non fu costretta a rispondere poiché l'uomo parlò prima di lei.
"Forse è meglio che tu vada. Devo discutere con Hanji"
"Cosaa? Non puoi interrompermi così!" la donna si alzò stizzita battendo la mano sul tavolo.
A Nagi quel gesto rimbombò nella testa. Si sentiva stanca e dolorante. Il corpo le andava a fuoco e le sembrava di bruciare, ma nessuno dei presenti si accorse del suo malessere.
"Con permesso" rivolse un sorriso al suo caposquadra e poi si avvicinò verso la porta. Levi, che fino a quel momento era rimasto sull'uscio, entrò nella stanza.
La ragazza gli passò affianco e non potè fare a meno di notare il suo buon odore. Di sicuro ai membri d'élite non rifilavano quelle orribili saponette che distribuivano ai soldati delle squadre minori. Forse ora anche a lei avrebbero permesso di lavarsi con qualcosa con un odore migliore.
La ragazza si chiuse la porta alle spalle e poi uscì dall'edificio.
Una volta fuori corse verso la mensa. L'aria era pesante e umida. Voleva solo tornare nella sua camera e dormire, ma aveva promesso ad Herb che avrebbe festeggiato con loro.
Appena varcò la soglia della mensa un brusio la accolse. Qualcuno la indicava e altri semplicemente continuavano a mangiare.
Individuò i suoi compagni e poi si diresse verso di loro.
Tra i ragazzi c'era anche Mei, e Nagi fu molto felice di vederla.
"Mei! Come va la gamba?"
La ragazza le sorrise, socchiudendo i suoi grandi occhi verdi.
"Sto bene. Tu piuttosto cos'hai combinato? Non posso assentarmi due giorni che ti assegnano alla quarta divisione"
"Ha iniziato la scalata verso il potere" rise Oliver.
"Non si fidano di me. Non sarà semplice" osservò lei.
"Se sei arrivata fin qui sicuramente riconosceranno presto il tuo valore" Herb aveva il volto rilassato. Il ragazzo aveva riflettuto sulla situazione e sembrava averla accettata.
"Dicci un po', è vero quello che si dice sul vice della quarta squadra?" chiese Keila staccando un morso alla carne essiccata. I lunghi capelli ora le scendevano morbidi sulle spalle.
Era sempre interessata ai gossip, non le sfuggiva nulla di quello che si diceva in giro, e molto spesso era lei stessa a scoprire intrecci.
"Dammi qualche altro giorno e poi ti darò conferma" la ragazza sorrise e poi aggiungense "però a me sembra proprio sia vero"
"Parlaci del capitano Levi" esordì Mei ad un certo punto.
"Quell'uomo è spaventoso, ma non saprei dirti di più. È molto probabile che parteciperò ad una missione con lui" lanciò un'occhiata ad Herb e lo vide distogliere lo sguardo.
Addentò la carne essiccata e poi buttò giù un sorso d'acqua.
"Stasera è l'ultima sera che dormirò nel vostro dormitorio. Ditemi che qualcuno è riuscito a reperire del buon vino per festeggiare"
Keila sorrise soddisfatta ma non disse nulla. Nagi sapeva che aveva di nuovo usato le sue tecniche seduttive per procurarsi qualcosa di buono. A differenza degli altri a lei non importava legarsi con qualcuno; le piaceva di più divertirsi.
A lei invece non importava. Dopo essere stata costretta a vendersi nella città sotterranea non si era più avvicinata ad un uomo. Ne le interessava farlo.
Finirono la cena tra frivole chiacchiere, fino a quando non decisero di spostarsi nella camera di Oliver. In quel periodo il ragazzo dormiva solo perché il ragazzo con cui divideva la stanza era stato trasferito.
Era bello passare una serata insieme come ai vecchi tempi. Faceva sembrare come se il tempo non fosse passato. Ma se li guardava bene, non poteva fare a meno di vederli cambiati. I loro sguardi erano più duri, e la maggior parte di loro, come lei d'altronde, non dormiva la notte.
Con lo scorrere della serata si rese conto che tutti avevano paura. Ognuno di loro aveva visto la morte in faccia, e a volte sembravano dimenticare lo scopo per il quale avevano intrapreso quella strada.
"Dai Keila, tira fuori la bottiglia"
La ragazza aveva recuperato ben due bottiglie del vino migliore che l'isola di Paradys possedeva. Le producevano nelle terre più interne, dove i territori erano più ricchi. I capi della legione esplorativa probabilmente venivano approvvigionati regolarmente.
"Ma dove le hai trovate?" Mei guardava le bottiglie come fossero il tesoro più prezioso che avesse mai posseduto.
Keila le rifilò il sorriso più furbo e soddisfatto che Nagi le avesse mai visto.
"Negli ultimi giorni sono arrivati alcuni ragazzi del corpo di Gendarmeria per rimpinzare le scorte. Diciamo che una di loro si sentiva particolarmente sola" fece un occhiolino nel raccontare la sua storia, ma tutti sapevano cosa intendesse.
"Beh forza, aprite queste meraviglie!" Oliver tirò fuori dal comodino accanto al letto un paio di bicchieri e ne porse uno a Nagi. La stanza era molto piccola: dentro ospitava solo due letti posti ai lati, attaccati alle pareti, due comodini accanto e un tavolino al centro dei due. Sopra di esso una finestra con delle fessure molto spesse dalle quali entravano spifferi gelidi. Nagi nel prendere il bicchiere buttò uno sguardo fuori dalla finestra. Il vetro sottile e irregolare le fece sembrare di intravedere una figura che li scrutava da fuori. Decise di non preoccuparsene, alla fine dei conti quella era la sua ultima sera priva di grandi responsabilità, e voleva godersela appieno.
I bicchieri erano stati ricavati intagliando del legno di ulivo. La ragazza poteva percepirne quel profumo pungente e aromatico, a tratti dolce. Tra le sue mani risultava liscio e compatto, e poteva immaginare quanto il ragazzo avesse impiegato per ricavarlo. Non era facile lavorare quel legno duro e nodoso.
Keila si apprestò a versare il liquido scuro che scorreva denso dall'interno della bottiglia. Aveva un profumo così dolce e inebriante che Nagi ne restò estasiata.
Tutti alzarono il recipiente che possedevano per brindare.
"A Nagi e alla sua promozione" la ragazza puntò lo sguardo in quello di Herb. I suoi occhi verdi erano così chiari che le ricordavano le sconfinate distese che si scorgevano all'orizzonte fuori dalle mura. In quei momenti si sentiva libera. Cavalcare sul suo stallone con il vento caldo che le accarezzava le guance e le scompigliava i capelli castani. I suoi occhi a volte avevano lo stesso sapore che le regalavano quei momenti.
Alzò il calice e poi se lo portò alle labbra. Da quel momento smise di contare le volte che i suoi compagni glie lo riempirono. Sentiva la testa leggera, risate fragorose le nascevano sincere dal petto per ogni battuta che i suoi amici facevano.
Avrebbe voluto congelare quel momento, e da un lato, mentre lanciava occhiate fuori dalla finestra e notava le stelle ardere lucenti nel cielo, le sembrava che quella notte sarebbe durata in eterno.
"Usciamo a vedere il cielo"
L'aria all'interno della stanza era densa e sapeva di sudore e vino. Nagi e gli altri, nonostante gli spifferi, sentivano sempre più caldo. Il vino li aveva inebriati a tal punto da far spogliare Herb, che con un'agile mossa aveva sfilato la sua canotta.
Mei si lasciò scappare un fischio mentre osservava la muscolatura del ragazzo. Nagi sentiva le guance avvampare di calore e immaginò di essere diventata tutta rossa.
Herb la guardava con desiderio, poteva sentire il suo sguardo intenso che la spogliava con delicatezza e le accarezzava ogni angolo del corpo.
"Forza usciamo" biascicò Keila lasciandosi di peso su Nagi. Il suo alito sapeva di liquore e le sue mani sembravano ardere.
Le due ragazze si sostennero a vicenda mentre percorrevano a memoria il corridoio del dormitorio. Mentre arrancavano verso l'uscita la ragazza le pestò un piede per sbaglio, rischiando di farla precipitare. Herb le afferrò entrame con prontezza e si passò le braccia di entrambe attorno al collo. Le due si lasciarono andare a risate sommesse che cercavano di trattenere il più possibile per evitare di svegliare gli altri soldati.
"Sssshh" Keila non riusciva a trattenersi, e anche Nagi sentiva il bisogno di scoppiare in una nuova e fragorosa risata. Forse quella era la prima volta che si ubriacava davvero, e la sensazione le provocava così tanta leggerezza da farle sembrare di star fluttuando.
I ragazzi raggiunsero le mura del castello a fatica, e una volta lì si sdraiarono tutti.
A Nagi tornò quel senso di stanchezza che l'aveva tormentata per il resto della giornata dopo la missione.
L'aria fredda e pungente le fece recuperare lucidità e il freddo della pietra sulla schiena le calmò il calore che stava provando. Herb era ancora senza la maglia, ma l'aria secca di quella sera sembrava non scalfirlo affatto.
I cinque ragazzi erano sdraiati l'uno accanto all'altro, con i nasi rivolti verso il cielo stellato. La luna era un piccolo spicchio nel cielo che non produceva alcun bagliore, e questo permetteva alle stelle di brillare ancora di più.
"Ci pensate mai a come sarebbe un mondo senza giganti?" la domanda le nacque spontanea e il liquore che scorreva ancora dentro di lei non le aveva permesso di bloccarla.
"Continuamente" rispose Kaila accanto a lei.
"Secondo voi siamo davvero gli unici sopravvissuti al mondo?" chiese Mei di rimando.
"Se fosse davvero così, dovremmo impegnarci al massimo per uccidere tutti quegli stronzi. Io voglio vedere di più di semplici distese di erba" Oliver era sempre stato fedele al suo ideale, tanto quanto era determinato nel portarlo avanti.
Nagi non sapeva cosa dire. Si trovò a pensare al giorno in cui i suoi genitori le erano stati strappati via, e avevano lasciato una bambina a combattere per la sua vita. Anche se i giganti non fossero esistiti, i suoi genitori non ci sarebbero stati lo stesso, e lei non avrebbe avuto comunque nessuno con cui condividere le gioie di quel mondo.
"Forse ora..." prese un respiro profondo per cacciare indietro un singhiozzo "dovremmo rientrare"
Quando i ragazzi si alzarono erano ormai tutti più lucidi. Erano comunque soldati, ed erano stati addestrati per non abbassare mai la guardia.
Ognuno tornò nella sua stanza con un bel ricordo nel cuore, e per quella notte, tutti furono in grado di dormire un sonno tranquillo.

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