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La mattina dopo per Nagi fu dura alzarsi. Si scostò le coperte da dosso e si mise seduta sul letto. Incrociò le gambe e poggiò i gomiti su di esse per prendersi il capo fra le mani, dopo che una dolorosa fitta le ricordò la sbronza di qualche ora prima.
Aveva la bocca arida e una sete bestiale. Gli occhi erano impastati e le annebbiavano la visuale. Se li sfregò con movimenti lenti cercando di non peggiorare il suo mal di testa. Aveva le braccia e le spalle ancora doloranti, e in più la febbre ora le stava infiammando il corpo. Fuori l'aria era fresca e sembrava annunciare una giornata tranquilla, ma Nagi non si sentiva in vena di scendere dal letto. Ogni movimento le procurava dolorose scariche ai muscoli, e sentiva la pelle pizzicare e bruciare al contatto con la maglia. Doveva avere la febbre davvero alta, ma aveva anche dei compiti da svolgere. Non poteva di certo assentarsi nel suo primo giorno all'interno della quarta squadra.
Si alzò a fatica e prese la divisa che il giorno prima aveva lasciato ad asciugare e poi la indossò. L'uniforme non era altro che un paio di pantaloni e una camicia bianchi, una giacca molto corta di un colore che variava tra l'ocra e il panna con dietro ricamato lo stemma dell'armata ricognitiva. Poi c'era anche una sorta di panno in cuoio che doveva passarsi attorno ai fianchi. Sembrava quasi una gonna, ma l'utilità era quella di pulire le lame e di mantenere l'affilatura per quel minimo che si poteva. Infine degli alti stivali scuri che coprivano le ginocchia.
Le cinghie però erano la parte più complicata, e Nagi ricordava di aver passato giorni interi a cercare di capire come infilarle senza intrecciare tutto. Ora le veniva abbastanza spontaneo. Quel giorno non le sarebbero di certo servite, ma c'era sempre la possibilità che si dovesse indossare il dispositivo per qualche emergenza. Le cinghie che stava meticolosamente passando sotto il piede prima di infilare lo stivale davano ai soldati la stabilità necessaria per non perdere l'equilibrio mentre si trovavano sospesi in aria tra un obiettivo e l'altro.
Raggi di sole iniziavano ad entrare nella sua camera e ad illuminare quell'isola tanto crudele.
Si presentò all'edificio della quarta squadra, e trovò Abel e Moblit disperati e rassegnati. Avevano il dispositivo per la manovra tridimensionale e guardavano con attenzione il loro caposquadra avvicinarsi pericolosamente al gigante.
"Sunny caro puoi capire quello che ti sto dicendo?" Zoe saltò con agilità addosso al gigante e si fermò accanto al suo orecchio. Forse pensava che in quel modo l'avrebbe udita meglio.
"Quali sono i tuoi punti deboli... vediamo" ora sembrava stesse parlando per se stessa, con una mano appoggiata sul munto e lo sguardo perso nel vuoto, come stesse pensando a qualcosa di davvero difficile da indovinare. E forse era così.
Nagi si avvicinò mentre Hanji scendeva, compiendo un salto di almeno un metro.
"Oh la nostra ragazza prodigio. Forza vieni, aiutaci con gli esperimenti. Dovrai segnare tutto quello che ti dico" le passò un foglio e dell'inchiostro, poi iniziò a dettarle informazioni.
Nagi faceva fatica a stare dietro alle parole della donna, che lasciavano le sue labbra con una velocità che mai aveva udito.
"I giganti non sembrano possedere un apparato riproduttivo, quindi questo lascia aperta la questione della loro moltiplicazione. Possono però rigenerarsi, dunque forse potremmo pensare che possano rinascere dagli arti caduti. Dovremmo svolgere degli esperimenti su questo" Hanji aveva lo sgardo concentrato, poi ad un certo punto si interruppe e sguainò le sue lame.
Si avvicinò a Sunny, legato stretto da corde fissate con chiodi che andavano ad affondare nella sua carne e nelle sue ossa. Il tutto era fissato a dei pali ben conficcati nel terreno.
Hanji azionò il suo dispositivo e atterrò sulla nuca del gigante, poi con una manovra simile a quella che Nagi aveva usato, tagliò via le braccia del mostro. Fumo caldo fuoriuscì immediatamente, mentre dalle fauci del gigante uscì un urlo profondo, sinistro, che sembrava provenire dal suo stomaco. I presenti rimasero immobili. Nessun gigante si era mai comportato in quel modo. Le urla rimbombarono nella testa di Nagi e scossero tutti i soldati del castello. L'eco si espanse all'infinito.
Hanji era rimasta sbalordita, e allo stesso tempo terrorizzata da quello che poteva sembrare una sorta di urlo di dolore.
"I giganti provano dolore" sussurrò lei, e Nagi si affrettò a segnare prima che ripartisse con il suo flusso di parole.
I soldati della squdra speciale e i suoi compagni avevano portato tutti le mani alle lame. Ma il gigante per il momento sembrava essere tornato calmo.
"Non muovetevi" tuonò la donna dall'alto "il gigante non deve essere ucciso, o ne risponderete direttamente al comandante Erwin" lo sguardo del capitano era duro, e rimproverava ognuno dei presenti.
"Quattrocchi che stai combinando!" il capitano Levi stava correndo verso di loro. L'aria severa e intimidatoria.
Il gigante, fino a quel momento indifferente, aveva iniziato a spostare lo sgardo in varie direzioni, persino sui suoi arti fumanti ai suoi piedi. Poi tornò a incrociare lo sguardo con Nagi. I suoi grandi occhi verdi erano puntati in quelli azzurri di lei. Sembrava stesse soffrendo. Ad un tratto le pupille sembrarono dilatarsi, e di nuovo aprì le fauci cercando di raggiungere Nagi. Hanji e gli altri si resero conto del movimento e sguainarono le lame. Il capitano Levi era già pronto ad intervenire, quando un secondo grido uscì dalla bocca del gigante. Nagi rimase immobile di fronte all'odore fetido del suo alito che la investiva, mentre continuava a sostenere il suo sguardo. Questa volta il grido non era di dolore.
Ad un tratto alcune corde iniziarono a cedere e Sunny si protese sempre di più verso di lei. Levi si era già alzato in volo, ma il gigante smise di urlare e chiuse la bocca facendo scioccare gli enormi denti.
"Fermo!"
Nagi era scossa e tremante, quel grido le era penetrato fin dentro le ossa.
"Levi manda immediatamente la tua squadra in cima alle mura" Hanji era preoccupata.
"Merda" l'uomo infilò le lame nei contenitori e richiamò la sua squadra.
"Se entro questa sera non abbiamo vostre notizie manderò una squadra a controllare"
Ma ormai i soldati erano già partiti. Una piccola folla si era radunata per vedere cosa stesse succedendo, ma Moblit stava ricacciando tutti indietro, ordinando loro di tornare alle loro mansioni.
"Stai bene novellina?" Keiji le si era avvicinato e le aveva messo una mano sulla spalla. Il tocco le fece male sulla pelle.
"Si.. sto bene. Ma cosa..?" Hanji intervenne e chiarì subito il suo dubbio.
"Sembrava un richiamo"
I soldati si stavano affrettando a legare di nuovo il gigante e a mettere sotto sorveglinza i suoi arti.
"Sembrava avercela proprio con te, ragazzina" Keiji aveva ragione, e questo fece illuminare gli occhi del caposquadra, che ricominciò con il suo fiume di parole
"Provano dolore, ma non sempre lo esprimono. Ma provano anche del rancore, Sunny sembrava voler divorare solo te" le guance di Hanji assunsero un colorito rossastro, come se una forte emozione l'avesse appena travolta "che creature meravigliose" disse con tono sognante.
"Nagi! Fatemi passare! Nagi!" era la voce di Herb. La ragazza si voltò di scatto con il cuore in gola.
"Moblit lascialo passare"
Il ragazzo si precipitò da lei, in apprensione, e le si mise di fronte posizionando le mani sulle sue spalle.
"Va tutto bene?" la scrutò attentamente cercando di cogliere nel suo viso guizzi di dolore. Si accorse che la sua pelle emanava uno strano calore e che il suo viso era arrossato.
"Nagi ma tu.." lei gli lasciò un'occhiata severa, e lui si ammutolì.
"Non posso assentarmi il primo giorno in una delle squadre più importanti dell'armata" sussurrò lei per non farsi udire da Keiji che teneva gli occhi fissi su di lei e su Herb. Ad ogni loro movimento corrispondeva un guizzo nel suo sguardo.
"Ma se continui così ti ammalerai sempre di più e non avrai altri giorni all'interno di questa squadra" Herb stringeva la presa sulle sue spalle e le dita gli andarono a provocare scosse di dolore. Fece una leggera smorfia ma non cedette. Herb sembrava rassegnato, ma non era il tipo che mollava.
"Caposquadra Zoe" richiamò la sua attenzione mentre Hanji dava direzioni su come comportarsi. Nagi notò che gli arti del gigante si erano disfatti, quindi l'opzione che il capo aveva voluto verificare si rivelò infondata.
Keiji si rizzò di scatto, e si avvicinò al ragazzo.
"Non possiamo dare informazioni ai soldati di basso rango" ringhiò dall'alto della sua statura.
Herb lo ignorò e fece la sua richiesta ad Hanji.
"Nagi non sta bene, dovrebbe prendere qualche giorno di riposo" il tono rivelava la sua sicurezza e determinazione.
"Permesso accordato, ma solo ad un giorno. Il suo aiuto è stato prezioso anche oggi. Nagi.." si rivolse a lei "appena il capitano Levi sarà di ritorno ti voglio nella sala riunioni di ieri"
"Come desidera"
"Coprite il gigante e attendete nuovi ordini, per oggi gli esperimenti sono terminati. Mandate qualcuno ad avertirmi quando Levi sarà tornato"
Hanji diede gli ultimi ordini poi si ritirò nella struttura alle loro spalle, dove c'erano gli scaffali con i documenti e le carte che contenevano le informazioni raccolte fino a quel momento.
"Vieni ti accompagno dal medico"
Nagi iniziò a percepire la stanchezza farsi sempre più insistente, e sentiva il suo corpo sempre più pesante, come se qualcosa all'altezza dello stomaco la stesse tirando verso il basso.
Si fece condurre verso i confini del castello, dove avevano posizionato una struttura medica dove far riposare i soldati feriti e malati.
Era un edificio basso e fatto di mattoni grandi, simile a tutti gli altri, ma una volta dentro si udivano solo gemiti di dolore o odori poco gradevoli.
Il dottore era un uomo alto, di circa cinquant'anni, con il viso allungato e gli occhi di un castano molto intenso.
"Ha la febbre molto alta, mi dia qualcosa per farla stare meglio la prego"
"Dovrebbe stare a riposo e fare impacchi con acqua fredda" la sua voce era ruvida e spezzata e lo faceva apparire molto stanco. Si era poi voltato ed era sparito dietro una pesante tenda bianca che separava il suo studio dalla sala delle visite dove a volte i pazienti dovevano spogliarsi.
Herb era rimasto interdetto, mentre con un braccio sosteneva la ragazza.
Quando il dottore riemerse aveva in mano un sacchetto stropicciato, che porse al giovane.
"Facci un infuso e poi falla dormire. Nel giro di poco dovrebbe stare meglio"
Herb ringraziò l'uomo che non sembrò curarsi di lui.
"Herb perchè fai tutto questo?"
I due si erano di nuovo incamminati verso gli alloggi, e Nagi una volta nel suo letto non ci mise molto ad addormentarsi.
Sul volto del ragazzo comparve un leggero sorriso. Si prese cura di lei come il dottore gli aveva ordinato. Si era procurato un recipiente e con delicatezza aveva iniziato a farle impacchi sulla fronte. Ogni tanto Nagi si lamentava e sembrava stesse avendo un brutto sogno. Herb osservava le sue labbra gonfie che ogni tanto sussurravano parole incomprensibili e più di una volta dovette fermare il suo istinto di baciarla. Sapeva che non sarebbe stato giusto, e sapeva anche che lei non ricambiava affatto i suoi sentimenti. Il ragazzo aveva paura di perderla, in ogni senso possibile, ma forse quello che lo rattristava di più era che lei morisse. In quel modo non avrebbe più potuto vederla, e per quanto saperla felice e spensierata accanto ad un altro uomo gli provocasse fitte al cuore e alla bocca dello stomaco, lasciarla per sempre lo terrorizzava.
Cambiò di nuovo la garza umida sul suo viso, che ormai era divenuta calda a causa della febbre alta. Immerse le mani nel recipiente e si accorse che anche il liquido al suo interno si era scaldato, così si affrettò a riabboccarlo.
C'era un pozzo all'incirca al centro dell'accampamento, non molto lontano dagli alloggi dei soldati. Mandò giù il secchio legato ad una corda e si assicurò che fosse pieno. Anche il pozzo era fatto di mattoni, ma l'umidità aveva fatto nascere muschio e altre muffe che emanavano un odore sgradevole.
Dopo che il secchio fu pieno lo rovesciò nel suo recipiente e poi tornò da Nagi. Quel giorno doveva essere di guardia ai cavalli per la sesta squadra che sarebbe uscita in ricognizione il giorno dopo, ma si era fatto coprire da Keila e Oliver che avrebbero fatto il turno con lui.
Quando entrò nella piccola stanza, Nagi era seduta sul letto con le gambe portate al petto.
"Ben svegliata" la salutò lui.
"Avevo molto caldo" in realtà non smetteva di fare sogni confusi e distorti. Sentiva le grida dei suoi compagni, che piano piano si andavano a unire con quelle delle ragazze che aveva incontrato nella città sotterranea, nel periodo in cui era stata costretta a prostituirsi.
Aveva rivisto anche gli occhi degli uomini che l'avevano venduta, e per un attimo alcuni abiti le sembrarono familiari, ma essendo febbriccitante non gli diede troppo peso.
"Devi continuare con gli impacchi" il ragazzo indicò con lo sguardo il recipiente che aveva fra le mani. La ragazza era così accaldata che si sfilò la maglia senza pensarci. Solo dopo si rese conto che sotto non aveva la canotta, ma solo la fascia per reggere il seno.
Herb arrossì visibilmente e voltò subito il capo, ma Nagi era così spossata che gli chiese di darle un po' di sollievo rovesciandole il secchio addosso.
"Così ti ammalerai di più, ma se vuoi posso metterti altre garze addosso. Poi ti preparo l'infuso con le erbe"
"Non dovresti fare tutto questo per me Herb. Non sei di turno oggi?" Nagi faceva difficoltà ad articolare le parole a causa della bocca impastata.
"Finchè Miller non se ne accorge ho il giorno libero" le rivolse un sorriso rassicurante e poi immerse la garza nell'acqua gelida. Il contatto lo fece rabbrividire.
"Ecco tieni, mettilo sulla fronte. Vado a recuperarne altre"
Nagi aveva la testa pesante e ogni singolo rumore le rimbombava nelle tempie facendola stare male.
Dopo che Herb ebbe lasciato la stanza si concentrò sulle voci che provenivano dal cortile. Udiva le voci delle reclute e dei soldati, ognuno impartiva ordini diversi. Si stavano preparando per una ricognizione, molto probabilmente. Sentì anche la voce dell'istruttore Keith Shadis. Nagi lo aveva incontrato diverse volte dopo che era entrata nel corpo di Ricerca, e lui sembrava non essere cambiato per nulla. Lo ricordava come un uomo molto alto, la voce forte che usava solo per rimproverare e urlare dietro alle reclute che non svolgevano il loro dovere. La cosa che ricordava meglio di tutte però erano i suoi occhi piccoli e attenti, infossati dentro delle occhiaie così pronunciate come mai ne aveva viste, contornate poi da alcune rughe.
Durante il suo periodo di addestramento Shadis l'aveva tormentata. Ogni giornata per lei terminava con delle lunghe ore di allenamento, tra corsa, flessioni e pratica nel combattimento. Però ora non poteva che ringraziarlo. Se non avesse insistito così tanto lei ora non sarebbe stata nella quarta squadra.
Udì altre voci poi, compresa quella di Hanji che ancora dettava appunti per la compilazione della relazione dell'esperimento di quella mattina.
Sorrise al pensiero di non essere lei quella a dover scrivere così velocemente.
Herb tardava a rientrare, così Nagi si alzò e si cambiò la garza da sola. Il contatto con l'acqua fresca la fece sentire meglio.
Quando il ragazzo tornò aveva tra le mani una ciotola fumante.
"Mi dispiace ma non ho trovato un bicchiere" le disse porgendole l'intruglio. Sapeva di menta e erbe aromatiche, e Nagi la bevve avidamente. Il liquido caldo le scendeva nello stomaco rilassandole i muscoli e facendola stare subito meglio.
Nagi chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Erano mesi che non passava del tempo senza fare nulla, e la cosa iniziava ad irritarla. Sentiva la schiena completamente irrigidita a causa della scomodità del letto e le spalle ancora le facevano male.
Fuori stava già facendo buio, ma Herb non voleva lasciarla sola. Così le fece compagnia anche la notte e il giorno seguente.
"Chissà se i soldati sono tornati.."
Nagi ormai si sentiva meglio e in forza, anche se il dolore alla schiena non voleva lasciarla.
"Dubito, o ti avrebbero mandato a chiamare" suggerì Herb, il quale era appena arrivato per farle visita e per portarle il pranzo.
"Sempre la solita sbobba, ma almeno ci danno ancora da mangiare. Ultimamente non sono stati così generosi per quanto riguarda l'approvvigionamento. Il villaggio qui affianco non vuole più rifornirci e il corpo di Gendarmeria manda sempre meno provviste"
"In effetti oggi mi sento molto meglio. Comunque per quanto riguarda le provviste hai ragione, ma ho motivo di credere che non siamo gli unici ad essercene accorti. C'è qualcosa che non va"
Il sesto senso di Nagi le suggeriva che l'incontro tra Levi e Hanji di quella sera non era stato una visita di piacere. Ma purtroppo le spesse porte tenevano ben sigillato all'interno tutto ciò che veniva detto.
"Girano strane voci sul corpo di Gendarmeria" aggiunse Herb con espressione mesta.
"Potrei provare a porre il problema durante la riunione"
"Lascia che siano loro a farlo. Non affrettare le cose o potrebbero fraintendere le tue intenzioni"
Nagi si portò una mano alla testa e strinse i suoi capelli fra le dita.
"So che non dovrei farne parola con te. Se Abel fosse qui mi caccerebbe seduta stante. Ma tu sei mio amico... ti terrò aggiornato, ma tu non farne parola davvero con nessuno. Neanche Keila e gli altri, oppure sarò fuori dall'esercito senza che io possa dire parola" Nagi teneva puntato il suo indice verso il ragazzo che aveva un'espressione seria.
"Non voglio metterti nei guai" si limitò a dire.
"Bene"
I due consumarono il loro pranzo in silenzio.
Nagi voleva uscire da quella stanza, e voleva essere aggiornata su cosa stava accadendo. Forse involontariamente aveva catturato un gigante anomalo e questo poteva essere sia un bene, per approfondire ancora di più la loro conoscenza sui giganti, sia un male dal momento in cui sembrava aver richiamato i suoi simili. E nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere. Ma la ragazza immaginava che i soldati non ci avrebbero messo molto a scoprirlo.

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