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"Mi hanno detto che sono fortunata ad essere viva"
Fu la prima cosa che gli disse. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto dirgli. Dai suoi occhi vedeva benissimo il senso di colpa che lo bloccava, e questo la rendeva leggermente nervosa.
Sentiva dolori ovunque e non riusciva a muovere una gamba, che probabilmente era rotta.
Se ne stava sdraiata sul letto, con il viso rivolto verso di lui, che nel frattempo si era seduto accanto a lei.
"Il gigante ti ha.."
"Lo so, Hanji me l'ha detto" tagliò lei "Mi ha anche detto cosa gli hai fatto dopo"
Osservò la sua reazione, che fu esattamente ciò che lei si aspettava. I suoi occhi saettarono verso la porta, nella direzione opposta ai suoi.
"Grazie"
Non voleva che pensasse di aver sbagliato, era quello che il rigore militare imponeva e quello che avrebbe dovuto fare da buon soldato. E lo aveva fatto.
Levi parve sorpreso del gesto, ma nonostante tutto non poteva non continuare a sentire quell'angoscia che, era sicuro, lo avrebbe fatto impazzire prima o poi.
"Nagi io non posso proteggerti" disse dopo attimi di riflessione. Sembrava aver superato il nodo in gola, ma il silenzio che era calato subito dopo fu talmente denso che gravava su di lui come un macigno.
"Nessuno ti ha mai chiesto di farlo" rispose lei calma, ma mentre pronunciava quelle parole sentiva il cuore battere all'impazzata. Sapeva già dove sarebbe andato a finire quel discorso, e non era esattamente la prima cosa che desiderava dopo essersi svegliata.
"Dopo essere caduta non ricordo nulla, e anche ciò che è successo appare abbastanza confuso" cercò di cambiare discorso in qualche modo, ma la sua espressione diventava sempre più cupa, così cercò di dire qualcos'altro, ma lui la interruppe subito.
"Questa cosa deve finire qui"
Nagi serrò le labbra, fitte fortissime alla testa le colmarono gli occhi di lacrime.
"Quello che voglio da te non è protezione" rispose con la voce a pezzi "Non ti ho mai chiesto di proteggermi e non lo farò mai. Se ora sono in queste condizioni è solo colpa mia" i frammenti della sua voce rotta andavano a conficcarsi nel suo petto. Per qualche motivo lui sentiva di doverlo fare lo stesso, e non poteva sopportare di sentirsi inutile e impotente. Non voleva vederla soffrire, eppure ogni volta che si affezionava a qualcuno questo puntualmente finiva in pericolo, e poi moriva. Non voleva vederla morire, sentiva di essere troppo coinvolto per reggere la sua scomparsa.
Aveva paura, si considerava debole, e non voleva sopportare un peso così grande come quello di vedere l'ennesima persona che amava sparire.
"Nagi io.." avrebbe voluto dirlo, dire quale era davvero il suo problema, dire cosa sentiva per cercare conforto tra le sue braccia. Ma non lo fece, e dalle sue labbra uscirono delle parole ben peggiori, mentre con lo sguardo fissava il vuoto dietro di lei, incapace di sostenere le sue lacrime.
"Io non ti amo, non potrò mai farlo" mentre le pronunciava si assumeva la piena responsabilità di quello che sarebbe accaduto dopo, ma forse non era consapevole appieno.
Nagi per un attimo dimenticò tutti i dolori lancinanti, gli acciacchi, il viso in fiamme, e pianse. Le lacrime scorrevano sul suo viso, silenziose e letali mentre il cuore le esplodeva di dolore nel petto.
Aveva sperato tanto di poter far funzionare la cosa, ma ovviamente non aveva messo in conto i suoi veri sentimenti. Forse aveva di nuovo frainteso tutto. D'altronde uno come lui come poteva interessarsi a lei?
Piano piano in lei si apriva un vuoto così grande, così spaventoso, che man mano inghiottiva tutte le sue emozioni. Sentiva solo le lacrime calde solcare il suo viso martoriato. Poi più nulla.
Lui era immobile e impassibile, spento, all'angolo del letto. Sentì il peso del suo corpo sollevarsi e udì i suoi passi lenti solcare la porta.
Lei non poteva raggiungerlo, ma per la prima volta sentiva di non volerlo nemmeno fare. Più i minuti passavano più i dolori tornavano a farsi forti, e alla fine fu costretta ad urlare per richiamare l'attenzione di qualcuno. Sentiva la schiena a pezzi a causa della posizione statica in cui era costretta, e non potendo muovere il collo più di tanto non riusciva a vedere cosa ci fosse nella stanza.
Poteva vedere solo un triste soffitto di mattoni e lo stipite della porta.
"Nagi!" era Herb. Sentiva i suoi passi pesanti che si affrettavano lungo quello che immaginò essere un corridoio.
"Herb.." piagnucolò lei "Fa male" disse, forse più per il suo povero cuore appena spezzato che per le fratture.
"Lo so bimba.." non l'aveva mai chiamata così, e la cosa le provocò una strana sensazione, che però ignorò mentre lui le portava alle labbra un liquido scuro. Era caldo e confortevole mentre lo sentiva scendere verso lo stomaco. Cercava di aiutarla sollevandole leggermente la testa per agevolarle il movimento, ma questo le provocava non pochi fastidi.
"Portami via ti prego" lo supplicò tornando ad appoggiare la testa sul cuscino.
"Ci sono io con te, staremo insieme ora" i suoi grandi occhi limpidi la guardavano a pochi centimetri dal suo volto e poteva sentire il suo respiro caldo.
Una leggera spruzzata di barba si adagiava sui suoi lineamenti duri donandogli un'aria affascinante.
"Temevo non ti saresti più svegliata" le sussurrò sulle labbra.
Nagi era confusa, lo vedeva sempre più vicino, ma allo stesso tempo sentiva di non volersi oppore a quel contatto. Era stordita e forse non capiva bene cosa stava facendo.
Herb poggiò delicatamente le labbra sulle sue, poteva sentire il suo calore scaldarle il viso e la sensazione le provocò piacere. Era un bacio diverso da quello che si aspettava. Le sue labbra erano morbide e carnose a differenza di quelle di Levi.
"Herb.." sussurrò una volta che lui si fu staccato "Perché..?"
"Mi prenderò cura io di te, dovessi morire nel farlo. Ti prego promettimi che non lo cercherai più"
Nagi sapeva bene a chi si stava riferendo, e come un flash lontano, la colpì il ricordo degli occhi di lui, che da quanto ne aveva memoria, erano sempre stati innamorati dei suoi.
Non ebbe però il tempo di dire nulla, anche se di cose da dire non ce n'erano molte, poiché una fitta alla testa la costrinse a chiudere forte gli occhi e a gridare di dolore.
Da quel momento ogni ricordo fu confuso, ricordava solo volti sporadici, voci confuse e figure che le passavano accanto. Era come essere in uno stato di dormi veglia perenne dal quale non riusciva a svegliarsi. Principalmente accanto a lei ci furono Herb e i suoi amici, ma vide anche, e di questo non era davvero sicura, Keiji e gli altri.
Riconobbe anche la voce di Hanji, e le parve che stesse parlando con qualcuno, ma non riusciva a ricordare di chi fosse la voce del suo interlocutore.
Passarono altri quattro giorni prima che lei si svegliasse davvero, e una settimana e mezza prima che lei potesse camminare di nuovo senza troppa fatica.
Durante la sua malattia, al nuovo accampamento erano arrivati gli uomini della Gendarmeria, con Kenny a capo. Levi stesso era riuscito a cacciarli via, liquidando ogni accusa infamante.
Nagi ci impiegò del tempo per riprendersi, ogni muscolo che muoveva le provocava fitte dolorose che la costringevano a letto. La frattura sul braccio si era aggravata a causa del precedente incidente che aveva reso il braccio più debole, ma piano piano stava guarendo. Da qualche giorno poi aveva anche ripreso ad allenarsi, chiedendo al suo vecchio allenatore Shadis qualche consiglio. L'uomo l'aveva squadrata da capo a piedi, con la sua aria severa e poi aveva scosso il capo.
"Sei troppo debole ancora" aveva sentenziato, ma la ragazza era stanca di continuare a ricevere no, per cui insistette fino a quando l'addestratore non le diede qualche dritta.
Si teneva quindi impegnata con la corsa, mattina e pomeriggio, mangiando assieme ai suoi vecchi compagni, e a volte anche con quelli attuali.
Tutti sembravano in apprensione per lei, Nifa era anche passata a trovarla qualche volta, assieme a Keiji. Forse fu quello che la sorprese di più. L'uomo l'aveva presa davvero in simpatia e qualche volta le portava in camera dolci o carne rubati dalle cucine. Nessuno avrebbe osato dirgli di no del resto, alto com'era a volte incuteva timore anche a lei.
Herb invece le gironzolava sempre attorno, in costante apprensione, scoraggiandola negli esercizi per evitare che lei continuasse in modo tale da riposarsi.
Chi non si fece vedere invece fu Levi, né lei lo cercò d'altronde, ma il motivo per cui spingeva il suo corpo così al limite piuttosto di starsene in camera a marcire era proprio lui.
A volte lo vedeva mentre la sbirciava da lontano, ma quando se ne accorgeva, distoglieva lo sguardo e se ne tornava sui suoi passi.
A volte anche lui si allenava nel bosco, più che altro udiva i suoni dei suoi calci contro alberi o qualsiasi cosa potesse aiutarlo a sentirsi meglio e più forte.
Nagi confidava che prima o poi Hanji avrebbe radunato i capitani, e a quel punto lui sarebbe stato costretto a guardarla.
Eppure allo stesso tempo non voleva vederlo. Era arrabbiata con lui, non capiva il suo comportamento e di conseguenza non lo accettava. Quei momenti di rara intimità che si erano riservati solo un mese prima sembravano lontani anni luce, e a volte le capitava di pensarci con nostalgia. Più che altro sentiva un vuoto allo stomaco che piano piano scendeva verso il basso ventre.
Immaginarlo su di lei le faceva ancora venire la pelle d'oca, e per quanto odiasse ammetterlo le mancava.
Herb aveva provato in mille modi a ritagliare un momento per loro due soli, ma Nagi non glie lo aveva mai permesso. Dormivano nella stessa camera, che aveva scoperto in seguito Levi avrebbe dovuto alloggiare lì, e faceva in modo di arrivare stanca alla sera per crollare sul letto e non dargli modo di provarci.
Si sentiva dispiaciuta in realtà per questo, ma davvero non poteva consumare con lui quel tipo di rapporto. Si sarebbe sentita sporca, anche se nei confronti di chi ancora non le era chiaro. A Levi di certo non sarebbe interessato, ma per qualche motivo sentiva di non doverlo fare.
Durante i pasti non lo vedeva mai, e Nagi pensava che nemmeno quel giorno avrebbe fatto eccezione. Era a tavola con i suoi compagni quando lui entrò nella sala.
Nifa vedendolo le tirò una gomitata tra le costole togliendole il respiro. Qualcuna si era crinata, e a volte sentiva ancora dolore.
"Scusa" farfugliò lei mentre Nagi si voltava.
La porta d'ingresso era stretta, come l'accesso ad una normale casa, solo che non avendo spazio i soldati avevano ritirato tutti i tavoli possibili e avevano adibito quel piano come mensa. Erano stati buttati giù muri di pietra, quelli non essenziali, per poter ricavare uno spazio maggiore. Ora la sala appariva molto spaziosa, ma il numero di persone all'interno era comunque molto limitato.
Il pavimento erano dei semplici mattoni, incastonati nel terreno sottostante, ma qualcuno si era già staccato procurando delle buche su cui era molto facile inciampare. Moblit ad esempio era uno di quelli che puntualmente, distratto dalla vista di Hanji, finiva per capitolare a terra.
"Nifa piantala" le disse Isla con tono minaccioso e sguardo cupo. Con lei Nagi ancora non riusciva ad avere un buon rapporto, soprattutto dopo l'incidente. La donna la guardava sempre più di rado e le rivolgeva la parola solo per cose importanti.
Hanji era accanto a Nagi, e ancora non aveva detto una parola da quando Nifa le aveva fatto notare Levi.
L'uomo era passato accanto a loro, sguardo fisso e andatura regolare. Nagi si morse un labbro quando se ne fu andato, maledicendosi per aver solo sperato che potesse voltarsi.
Poi la vide.
Petra fu subito dietro di lui, e al contrario suo, lei guardava Nagi con insistenza, come se in qualche modo avesse trionfato lei.
La ragazza mandò giù l'ultimo boccone e poi abbassò lo sguardo.
"Ehy ragazzina" Keiji, con il suo vocione roco, richiamò la sua attenzione "Smettila di disperarti"
"Ma per favore..." protestò lei accennando un sorriso.
"È fatto così, non puoi cercare di capirlo" replicò l'uomo buttando giù del vino.
"In realtà è stato fin troppo chiaro" disse debolmente lei, che ormai aveva perso del tutto l'appetito o la voglia di discutere.
"Nagi.." fu Hanji a parlare, sorprendendola. In quel momento si accorse che non aveva ancora detto nulla.
"Continuare a pensarci non ti farà bene, sei in gamba, ma forse troppo per lui" teneva lo sguardo basso come se ciò che stava dicendo ferisse anche lei.
"È carino da parte vostra continuare a tirarmi su di morale, ma dal momento in cui nemmeno io so quale sia il problema vorrei evitare di parlarne" sbottò alla fine lei, che si alzò di scatto rovesciando la sedia e attirando su di lei l'attenzione.
Era stanca e ferita, sentiva il petto dilaniato dal dolore mentre attraversava la sala con le lacrime agli occhi. Petra la seguiva con gli occhi, con un sorriso accennato, mentre lui continuava ad ignorarla.
Una volta fuori Nagi corse alle stalle per prendere il suo cavallo e uscire.
Ma non fece in tempo.
Fu Herb a correrle dietro.
"Nagi aspetta!"
"Che c'è sto uscendo" disse lei strofinando via le lacrime con il lembo della sua canottiera.
"Non puoi risolvere sempre tutto uscendo a cavallo" fece lui appoggiandosi ad un albero lì vicino mentre il suo stallone protestava nel box.
Nagi finse di ignorarlo mentre continuava a preparare la sella per il cavallo. Dentro il box c'era un forte odore di escrementi e fieno, il tutto dava un odore pungente che Nagi riconosceva quasi come fosse l'odore di casa sua. Adorava andare a cavallo e si, se avesse potuto rispondere a Herb avrebbe addirittura urlato che poteva risolvere qualsiasi cosa in quel modo.
Ma la realtà è che non avrebbe risolto proprio nulla invece, e tutto al suo ritorno sarebbe rimasto com'era. Se non altro però la aiutava a schiarire le idee e a tornare serena.
Herb le afferrò il braccio mentre stringeva le cinghie della sella e le fece mollare la presa, facendola voltare verso di lui.
"Mi fai male smettila" disse scrollandosi via la mano di lui.
"Si può sapere perché mi eviti?" il ragazzo la guardava dall'alto con lo sguardo severo di chi è ferito ma non vuole ammetterlo.
In effetti Nagi lo stava evitando, proprio perché non voleva che lui azzardasse troppo le cose. Ricordava ancora il bacio che le aveva lasciato e il nomignolo con il quale l'aveva chiamata prima di svenire di nuovo.
Non sapeva cosa prova nei suoi confronti, e affrontare anche lui l'avrebbe di sicuro fatta stare male di nuovo.
"Herb io ti voglio bene, sono grata per tutto quello che fai per me, ma posso badare anche da sola a me stessa"
Il ragazzo rimase in silenzio e i suoi occhi verdi divennero cupi e seri.
"Nagi.. io ti a.."
"Non dirlo Herb, ti prego" fece lei mentre il cuore le batteva forte e le lacrime le riempivano gli occhi. Lo sapeva, sapeva già tutto quello che stava per dirle, ma lei non ricordava nemmeno un momento in cui aveva pensato che la loro amicizia potesse diventare qualcosa di più. Era davvero felice di averlo accanto e rovinare tutto in quel modo le sembrava troppo cattivo da fare a loro stessi.
Herb era ferito, anche lui piangeva. Così alto e muscoloso e eppure così fragile, a Nagi fece davvero tenerezza.
"È per lui vero?" chiese sconsolato "Cos'ha lui più di me? Dopo che ti sei svegliata è venuto a chiamarmi per far si che mi prendessi cura io di te. Io. Non lui. Io Nagi! Ti sono stato accanto in ogni momento da quando sono tornato, mentre lui se ne stava a spasso a fare chissà cosa" gridava, la voce a pezzi. Nagi singhiozzava mentre il suo tono di voce si alzava, sentendo come una bolla crescere dentro di lei per poi esplodere violentemente con un pianto liberatorio.
Non aveva idea che fosse rimasto accanto a lei anche mentre dormiva, e soprattutto che Levi non lo aveva fatto per nulla.
Nagi si avvicinò al ragazzo e lo strinse forte, più forte che poteva mentre lui si accasciava per poter raggiungere la sua altezza. Teneva il suo viso fra le mani, la testa poggiata sulla sua fronte mentre le lacrime gli inzuppavano il viso.
Doveva essere una scena abbastanza pietosa vista da lontano, nessuno osò avvicinarsi o fare altro.
La ragazza sentiva dolore al petto e alle costole ogni volta che un singhiozzo le scuoteva la cassa toracica, eppure non si curò di quel dolore, poiché nel petto ne aveva uno ancora peggiore.
Aveva il cuore a pezzi e non aveva idea di come rimetterlo assieme.
"Io non ce la faccio a vederti morire dietro di lui, non posso pensare che le prime labbra che hai baciato sono le sue. Io voglio stare con te Nagi, voglio renderti felice perché so che lui non ne è capace, ma io posso.."
Nagi aveva calmato il suo pianto mentre lui parlava, e ora gli accarezzava i capelli morbidi mentre lui le stringeva i fianchi con le braccia possenti.
"Herb.. Potrei anche darti una possibilità.. ma sai anche tu che non potrebbe funzionare" aveva il naso attappato a causa del pianto e non riusciva a respirare bene.
Il ragazzo sollevò la sua testa che era seppellita nel suo grembo e poi la guardò dritta negli occhi.
"Solo se tu non vuoi" disse solo questo, e improvvisamente Nagi si tuffò sulle sue labbra.
Saranno stati i suoi grandi occhi verdi che scintillavano come un prato pieno di rugiada, che la guardavano carichi di amore e desiderio, o forse era solo Levi, che da qualche minuto si era fermato a guardare la scena da lontano per cercare di capire cosa stesse succedendo.
Non aveva idea di come avrebbe spiegato poi la cosa a Herb, così facendo gli aveva solo confermato che avrebbero potuto provarci.
Le sue labbra erano morbide e bagnate di lacrime, dando loro un sapore salato, e più i secondi passavano più si facevano voraci. Le sue mani che fino a quel momento l'avevano solo stretta disperatamente, ora la accarezzavano, passando sui fianchi morbidi e sulla schiena dritta.
Mentre Nagi si concentrava su quella sensazione, aprì gli occhi andando a cercare il punto in cui Levi si era fermato. Al suo posto il vuoto. Come quello che mano a mano si andava creando dentro di lei mentre Herb si alzava e se la portava più vicina.
Le sensazioni che stava provando in quel momento le sembravano estranee. Herb la toccava con esperienza, come se sapesse il suo corpo a memoria, come se quello che stava facendo fosse la cosa più naturale del mondo. Mentre tornava li con la mente, un'ultima lacrima le solcò il viso.
Stava vivendo come se fosse fuori dal suo corpo. Vedeva quei due corpi avvinghiati che si cercavano disperarti mentre attorno a loro la giornata scorreva placida. Si vide mentre Herb la spingeva in un box vuoto e serrava la porta, l'oscurità li avvolse ma Nagi sapeva che lui stava slacciando i suoi pantaloni. Tornò in sé solo quando con la sua intimità premeva contro la sua, chiedendo quasi il permesso per entrare.
Da lì visse ogni secondo come il più intenso, in una crescente tensione che portò Herb a raggiungere il piacere in pochi minuti.
Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarla e accarezzarla, rassicurandola ad ogni spinta. Ma l'unico motivo per il quale era andata avanti nella cosa, era che da quando le tenebre erano calate su di loro lei non aveva fatto altro che immaginare Levi.
Ma le sensazioni che lui le avrebbe regalato non erano le stesse che Herb le aveva appena dato.
Piano piano il mostro che aveva in petto si era calmato, promettendole però di tornare, annidato nel suo cervello a ricordarle costantemente che Levi, ora, avrebbe davvero avuto un motivo per non volerla più vedere.
Herb era silenzioso, il respiro corto mentre apriva la porta e la aspettava sullo stipite. La luce feriva i loro occhi, ma cercarono di apparire il più disinvolti possibile.
Lo guardò negli occhi per la prima volta da quando si erano chiusi lì e lo vide sereno.
Aveva un leggero sorriso stampato sulle labbra ma non parlava.
Nagi non aveva idea di cosa provare, alla fine non le era neanche dispiaciuto quel momento, ma allo stesso tempo sentiva che la cosa era tremendamente sbagliata, e soprattutto lei non aveva fatto in tempo a soddisfare la sua di voglia.
"Vado a fare un giro a cavallo" disse lei alla fine mentre lo raggiungeva alla luce del sole.
Sentiva i raggi accarezzarle la pelle nuda delle braccia e solleticarle il viso.
Herb si abbassò alla sua altezza e le stampò un bacio in fronte, mugugnò qualcosa e poi se ne andò.
Nagi trovava estremamente strano il suo comportamento, e mentre usciva a cavallo per schiarire le idee, decise che avrebbe potuto dare ad Herb una possibilità. Levi era davvero incapace di darle ciò che lei voleva, e mentre spingeva al limite il suo cavallo, si rassegnava all'idea che quell'uomo sarebbe stato il suo più grande amore, ma anche il suo grande rimpianto, mettendo in questo modo un macigno sul cuore, che non fu mai in grado di battere per Herb, come aveva fatto per Levi.

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