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Il paesaggio fuori dalle mura non era tanto diverso. Gli alberi erano gli stessi che circondavano casa sua, e la fauna anche. Ma la tensione dei soldati era tangibile e questo bastava per rendere quel luogo poco sicuro. Il comandante era stato esplicito sull'esito della missione, loro sarebbero stati i primi a tentare il folle piano di Erwin. Se tutto fosse andato per il meglio, sarebbero tornati a casa molto presto.
Forse stavolta non sarai costretta a vedere i tuoi compagni morire.
Le piaceva pensare che la missione sarebbe andata per il verso giusto, ma stavolta erano loro a dover cercare un gigante, senza aspettare che fosse lui ad arrivare.
Il comandante aveva specificato anche che bastava un gigante di piccola taglia, e per quello avrebbero usato un razzo segnaletico rosso. Il verde serviva per evitare gli altri.
Guardò alla sua destra, e come da formazione, Herb la fiancheggiava a qualche metro. Loro erano nella linea di testa, quindi quelli più vicini al comandante.
Continuarono ad avanzare, il vento le sferzava il viso e le faceva pizzicare gli occhi. Qualche granello di terra finí per accecarla e per qualche secondo la sua vista fu annebbiata. Capitava spesso che la polvere le finisse negli occhi, ma Nagi odiava la sensazione. Era come essere cechi in un luogo sconosciuto.
Se li sfregò velocemente con le mani ruvide e rovinate dal freddo, poi subito dopo, uno sparo attirò la sua attenzione da destra. Non c'erano tanti altri soldati dopo di lei e Herb, e appena vide del fumo rosso salire verso il cielo il suo cuore cadde in un tonfo, andando ad adagiarsi sul fondo del suo stomaco. Quando iniziò ad intravedere la creatura, una scarica di adrenalina le pervase il corpo, e un calore si irradiò lungo le sue braccia, che d'istinto portò alle lame attaccate allo strumento per la manovra tridimensionale. Ne agganciò due, una per mano, e poi prese la pistola con il segnalatore verde. Si trovavano troppo lontani dal bosco, e in quella radura agganciare il dispositivo sarebbe stato inutile. Piano piano la formazione iniziò a virare verso una piccola foresta, dove il gigante ovviamente li seguì.
Nagi era tesa, Herb le lanciava occhiate per assicurarsi che fosse pronta ad intervenire mentre lui faceva da esca.
Il suo stallone correva come mai lo aveva visto fare, sentiva il rimbombo dei suoi passi fin dentro le ossa. Di fronte a lei non si apriva altro che una pianura sterminata, che si perdeva nel cielo azzurro di una giornata d'autunno. Alcune nuvole avevano iniziato ad addensarsi nella direzione da cui erano venuti, e forse di lì a qualche ora un temporale li avrebbe raggiunti. Ovviamente il loro addestramento prevedeva anche quello, ma era comunque seccante avere addosso i vestiti madidi, e le gocce che le perforavano il viso mentre cavalcava.
Ad un tratto vide un soldato avvicinarsi, la coda stretta che ondeggiava al vento. Keila si affiancò dalla retroguardia.
"Per ora tutto tranquillo" urlò lei per farsi udire.
"Tra tre minuti dovremmo essere nella foresta, fa avvicinare la retroguardia ma di loro di tenere gli occhi vigili e di sorvegliare i soldati con il carro" Nagi ragionava razionalmente, in quei momenti era fondamentale rimanere lucidi e preparati ad ogni evenienza.
Keila si allontanò con il suo cavallo e la ragazza buttò di nuovo uno sguardo al gigante che li inseguiva.
Herb aveva lo sguardo terrorizzato. Erano quelli i momenti in cui riusciva a leggere il suo volto come un libro aperto. Ora aveva paura, come ne aveva avuta in tante altre occasioni. Ma erano ancora lì. Potevano farcela.
La foresta era sempre più vicina, e appena Nagi considerò la distanza adeguata, lanciò il filo del suo dispositivo per la manovra tridimenzionale. Il suo stallone cambiò subito direzione e fuggì verso la radura, mentre lei spiccava il volo, pronta all'impatto contro il tronco.
La emozionava sempre stare sospesa in aria, sorretta solo dal rampino del filo.
Prese un grande respiro. Il gigante si stava avvicinando. Herb si preparava a saltare.
Nagi puntò il gigante e si lanciò nel momento esatto in cui le passava sotto. Stavolta il suo obiettivo non era la nuca, ma le gambe. Doveva atterrarlo. Sguainò le lame e in perfetta sincronia affettò il polpaccio del gigante come fosse burro. Quelli che avevano affilato quelle lame avevano fatto un ottimo lavoro.
Il sangue le schizzò addosso, mentre del fumo iniziava a uscire dalle ferite. Il processo di rigenerazione era già iniziato.
La ragazza era fredda, volteggiava in aria e sincronizzava i movimenti per poter tagliare la carne. Il gigante non era che poco più di tre metri, dunque riusciva a muoversi con abbastanza facilità su di esso.
Puntò il rampino sulla sua nuca e una volta lì, dopo aver cambiato le lame mentre atterrava, con due tagli netti gli staccò le braccia all'altezza delle spalle.
Un forte vapore iniziò a uscire dalle ferite aperte e per poco non perse l'eqilibrio. Il gigante aveva già spalancato la bocca con la speranza che lei ci cadesse dentro, ma Herb la afferrò al volo prima che il gigante le precipitasse addosso.
In pochi attimi tutti i suoi compagni erano attorno a loro, e si davano da fare per immobilizzarlo e buttarlo sul carro.
Herb la teneva ancora stretta. Poteva sentire il suo cuore accelerato e il respiro affannoso. Nagi era così vicina da sentire il suo odore, sudore misto a quel sapone terribile che avevano dato loro per lavarsi.
"Herb puoi lasciarmi ora"
Il suo sguardo sembrava quasi assente, e la ragazza non sapeva come fare per farlo tornare lucido. Sentiva la sua stretta sempre più forte e per un attimo pensò che le arebbe lasciato il segno.
"Scendete e dateci una mano" urlò il capitano Miller.
Tutti si movevano frenetici, come formiche che si affrettavano a mettere via le provviste prima dell'inverno.
Herb sembrò tornare lucido e le lanciò uno sguardo di scusa mentre lei calava dal ramo su cui erano aggrappati.
Osservò il gigante mentre veniva issato sul carro. Aveva la testa molto grande per il resto del corpo, ma per qualche strano motivo riusciva comunque a tenersi in equilibrio.
Nagi infilò due dita in bocca a mo di cerchio e fece un fischio per richiamare il suo cavallo. Nel giro di un minuto sbucò dagli alberi e si fermò accanto a lei.
"Nagi, spara il razzo giallo, la missione finisce qui"
In pochi minuti i suoi compagni erano ripartiti, e ora il carro nona aveva più una poszione finale, ma era stato posizionao nel mezzo, e attorno a lui c'erano i soldati migliori che lo seguivano come scorte. Nagi era tra loro.
Era soddisfatta del suo lavoro, ma dentro ancora non riusciva a credere che la missione fosse andata davvero per il verso giusto. Fino a quando non vide il Wall Maria, il suo cuore non si dava pace.
Questa volta Erwin l'avrebbe notata.
Mentre rientravano all'interno delle mura, non poteva far altro che sentirsi piena di gioia per la riuscita della missione. Tra i volti che li aspettavano c'erano sguardi increduli, ma la maggior parte erano gioiosi. Il capitano Miller stava sfoggiando il suo sorriso migliore, e tutti i cari dei soldati piangevano di felicità mentre scorgevano tutti i loro visi.
Nagi non potè fare a meno di sentirsi amareggiata però. Avrebbe voluto vedere sua madre quel giorno, e vedere il suo sguardo orgoglioso.
Guarda mamma, ho preso un gigante.
Sentiva in gola un magone che si andava formando, mentre gli occhi presero a pizzicarle, mentre cercava di combattere contro l'istinto di scoppiare in un pianto liberatorio. Il suo sorriso però rimaneva impassibile, e i festeggiamenti attorno a lei la confortavano un minimo.
L'armata passò in mezzo a quelle case a schiera con il carro chiuso per evitare di suscitare panico tra la folla.
Piano piano poi uscirono dalla città, e la dodicesima armata andò a riscattare la gloria all'interno del loro quartier generale.
Una volta arrivati all'interno delle mura del castello gli scudieri ritirarono i cavalli e il capitano si precipitò a chiamare Erwin Smith e Hanji Zoe. Era risaputo che la donna aveva quasi una specie di ossessione per i giganti, e catturarne uno la mandò in visibilio. Le sue urla deliziate risuonarono per tutta la struttura e subito si precipitò ad abbracciare Nagi.
Il caposquadra della quarta divisione la strinse così forte da non farla quasi respirare. I suoi capelli le solleticavano il naso e il contatto così stretto la lasciò interdetta.
"Hanji piantala"
Erwin Smith in persona si era presentato davanti a lei per congratularsi.
"Quattrocchi ora sarai contenta" una voce penetrante proveniva dalle loro spalle. Le ciocche dei capelli cadevano sui suoi occhi intensi e sulle tempie rasate.
Si avvicinò al gigante e lo scrutò bene, ma la ragazza non sapeva dire cosa stesse pensando.
"Nagi Tanaka signore" si presentò a Erwin, che d'altronde non avrebbe mai potuto indovinare il suo nome.
"Il tuo lavoro è stato prezioso, Tanaka. Parlerò con il tuo comandante nei prossimi giorni"
Nagi sapeva cosa voleva dire e non poteva far altro che sentirsi contenta.
Sentì qualcuno arrivare dietro di lei e riconobbe i passi del comandante Miller e di Herb.
Il ragazzo le poggiò una mano sulla spalla e sorrise.
Ormai stava già facendo buio, le giornate erano ancora molto corte. Il cielo era denso di nubi e lampi squarciavano il cielo in lontananza.
Sulla piazza sterrata dove si era fermato il carro, piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere, formando tanti piccoli puntini. Quasi come le stelle del cielo.
Accanto a loro c'era un edificio che molto probabilmente era il quartier generale della squadra operazioni speciali, in quanto Nagi notò alcuni membri indaffarati nel mettere al riparo il gigante per evitare che potesse scappare.
Non era un edificio molto grande, piccoli mattoni erano perfettamente impilati e a volte sembravano creare dei disegni. Dalle porte rimaste aperte la ragazza notò che l'ambiente dentro sembrava accogliente, e sicuramente era molto più pulito di tutti gli altri edifici. Si diceva che il capitano Levi fosse fissato con la pulizia, ma nessuno ne conosceva il motivo, ne tanto meno aveva certezza dell'informazione.
Una pozzanghera si stava piano piano creando accanto al gruppo mentre uomini si davano da fare per posizionare il gigante. Erwin stava dando direttive al capitano Miller probabilmente su un suo possibile trasferimento. Herb aveva la faccia mesta. Non era affatto contento della cosa, e il capo non sembrava prendere in considerazione di spostare anche lui.
Nagi osservò il suo riflesso sull'acqua. Aveva del sangue che le incrostava il viso e gli abiti. La giacca di pelle marrone e i pantaloni bianchi avevano macchie che Nagi non avrebbe saputo levare. Si chiese per quale motivo dovessero utilizzare vestiti di quel colore se poi il risultato era quello ad ogni missione.
Ad ogni modo, mentre ascoltava sprazzi di conversazione, sentiva come se qualcuno la stesse osservando. Rimase vigile, e senza farsi notare si guardò attorno. Il gigante aveva gli occhi spalancati mentre soldati gli fissavano chiodi nella pelle e nelle ossa e lo circondavano di corde per tenerlo fermo. Ma non sembrava avere intenzione di muoversi. C'era del lieve fumo che usciva dai suoi arti mozzati, flebile come quello di una candela che si sta spegnendo. Gli stavano piano piano ricrescendo.
Il gigante aveva gli occhi puntati su di lei, spalancati in modo quasi innaturale. Erano di un verde intenso e la fissavano così insistentemente da farla sentire in soggezione. Un brivido le percorse la schiena quando chiuse le fauci con uno schiocco. Da quel momento smise di guardarla, ma l'inquietudine che aveva provato se la portò dietro per tutta la giornata.
"Nagi vorrei che uscissi in ricognizione con la quarta divisione" Erwin si stava rivolgendo a lei.
Puntò i suoi occhi azzurri nei suoi, poi portò il pugno destro all'altezza del cuore.
"Sarei onorata, comandante"
"Bene. Fatti scortare nella sala riunioni più tardi, vorrei farti conoscere i tuoi nuovi compagni"
Nagi era elettrizzata all'idea. Finalmente qualcosa sarebbe cambiato, finalmente avevano riconosciuto il suo lavoro e il suo impegno.
Quando rimase sola con Herb, il ragazzo non diceva una parola.
Nagi però non riusciva a smettere di sorridere, sentiva come una bolla dentro il petto che le si gonfiava e cresceva sempre di più. Mai aveva provato una gioia così grande.
Ma prima o poi quella bolla sarebbe scoppiata, e fu proprio Herb a farla esplodere.
"Nagi io non voglio che tu vada"
La ragazza sentì quella piccola gioia svanire. Herb le era sempre stato vicino per ogni cosa, si erano sempre sostenuti a vicenda.
"Herb.." si sentiva delusa.
"Pensa agli altri... Kaila non ce la farà mai senza di te. E Mei? Lei è ancora nell'infermeria con la gamba rotta e non sappiamo se potrà combattere di nuovo.. tu sei la nostra forza.." il ragazzo non aveva il coraggio di confessare quello che provava sul serio. Lui aveva paura. Teneva a Nagi e non voleva le succedesse qualcosa. Spostarla in una squadra così alta di grado avrebbe anche significato un aumento del rischio. Herb era innamorato di lei. Dal primo momento. E non sopportava l'idea che si allontanasse da lui, e tanto meno voleva che corresse rischi inutili con la quarta squadra.
"Herb perché non puoi essere felice per me..?" Nagi non capiva, o forse non voleva capire. Lei desiderava solo poter raggiungere una posizione di successo e ottenere dei risultati concreti, ma non era sicura che lui avrebbe capito.
Non aveva paura di morire, d'altronde nulla la teneva legata a quel posto, ma finché poteva dare tutta sé stessa, allora si sarebbe impegnata.
"Tu non capisci vero?" la sua voce era sconfitta. Era sul punto di confessare, ma si sentì estremamente egoista. Per lei voleva il meglio ma non voleva nemmeno che finisse stritolata tra la morsa letale di un gigante, per poi marcire nelle sue interiora.
"Non posso rifiutare un ordine del comandante, Herb. Ma non voglio nemmeno perderti. Ti prego.. cerca di essere felice per me.."
Un tuono squarciò il cielo e un lampo cadde non molto lontano dalla base, ma nessuno dei due accennò a muoversi. Erano fradici da capo a piedi. Il sangue dai suoi vestiti stava sbiadendo e scendeva sul terriccio in rivoli che si andavano a mescolare alle pozzanghere.
"Cerca di non dimenticarti di noi quando sarai con i tuoi nuovi compagni"
"Non posso farlo Herb, siamo cresciuti insieme"
I due si scambiarono uno sguardo colmo di ricordi, ma nessuno mosse un passo verso l'altro.
"Bene. Allora stasera dovremmo festeggiare la tua promozione" il volto del ragazzo sembrò tornare allegro. Sfoggiò un ampio sorriso e con il pollice indicò gli alloggi dei soldati. Quando erano solo delle reclute avevano organizzato una specie di festa tra loro, per celebrare la loro entrata nella dodicesima squadra. I capi li avevano scoperti qualche ora dopo a causa del troppo baccano, ma avevano chiuso un occhio.
In cuor suo sapeva che quella sarebbe stata più una festa d'addio, e tutte le risate avrebbero avuto un sapore amaro. Era consapevole di non essere abbastanza forte da poter stare in una delle squadre più alte, e forse la sua prima missione con loro, sarebbe stata anche l'ultima. Ma allo stesso tempo ce l' avrebbe messa tutta per provarci.
"Non mancherò"
Dopo di che si incamminarono verso gli alloggi. Entrambi con il cuore pesante. Aveva un incontro importante e doveva essere pronta. Avrebbe dimostrato di essere all'altezza della quarta squadra.

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