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Nagi fece passare alcuni minuti sperando che Levi si svegliasse.
Si sentiva confusa ma allo stesso tempo si sentiva bene. Sapeva quanto quel gioco fosse diventato pericoloso, ma sentiva una forte attrazione verso di lui e ogni volta i suoi occhi la spingevano ad azzardare le cose.
Dopo anni poi aveva anche avuto il suo primo rapporto consensuale. Era stato strano sentire le carezze sul viso e baci caldi.
Stringeva fra le dita i suoi capelli morbidi ma sentiva anche di doversi alzare.
Il viso non le bruciava più, ma si sentiva ferita nell'orgoglio. Improvvisamente si rese conto di aver avuto un rapporto con la persona che qualche ora prima le aveva mollato uno schiaffo.
Pensò alla sua rabbia ceca e al suo sguardo perso mentre torturava Gunther. Rabbrividì e sentì l'urgenza di doversi alzare.
Cercò di sfilarsi da sotto di lui, il suo corpo era diventato pesante e le faceva mancare l'aria.
Dopo aver sfilato le gambe cercò di spostare il suo busto, ma non appena ci provò le mani di lui la presero per la vita e le accarezzarono il ventre.
Le scariche che il suo tocco le provocavano partirono come scintille.
"Pensavo ti fossi addormentato" disse lei in un soffio "dovremmo alzarci, non possiamo stare così"
Il ragazzo aveva ancora il volto sepolto sull'incavo del suo collo e da lì parlò.
"Mi hai svegliato tu" ma non smise ne di accarezzarla e ne accennava ad alzarsi.
"Levi ti prego.."
Lui si alzò di scatto. Sembrava che sentire il suo nome lo infastidisse.
Puntò il suo sguardo intenso nei suoi occhi prima di alzarsi dal letto.
La lasciò lì distesa mentre lui si rivestiva e si puliva. Passò della carta anche a lei per farla pulire, dopodiché si rivestì anche lei.
"Parlerai con Erwin?" le chiese lei prima di uscire dalla sua stanza.
Il ragazzo annuì senza nemmeno voltarsi.
Nagi non riusciva a comprendere quel gelo che si era creato, ma pensò che forse era il suo modo di elaborare la cosa. Probabilmente si era pentito, e avrebbe dovuto farlo anche lei. Ma allora perché non ci riusciva?
Si chiuse la porta alle spalle e prese un grande respiro.
Si sentiva persa. Non aveva idea di dove andare e di cosa fare.
Gunther era già sotto custodia, così le piaceva pensare, e la missione che Erwin le aveva affidato era appena terminata. Avrebbe dovuto riferirgli tutto ma pensò che non fosse giusto che lo facesse lei.
Aveva bisogno del conforto di Herb, così vagò per tutto il quartier generale in cerca del ragazzo.
Alla fine si arrese e decise che lo avrebbe incontrato a mensa.
Mentre passava accanto alle stalle, Nagi pensò che avrebbe tanto voluto essere altrove.
"Tanaka?" si sentì chiamare da dentro le stalle. Una recluta uscì fuori con della paglia fra i capelli e un'espressione stremata.
Guardò la ragazza con aria interrogativa e si avvicinò a lei.
"Mi hanno detto che di solito è lei a montare lo stallone nero" disse la recluta.
Nagi annuì diffidente.
"La prego se ne occupi lei" quasi piagnucolò la ragazza.
Rimase sorpresa da quella richiesta tanto disperata e le spuntò un sorriso nel sentire il suo cavallo protestare da dentro il suo box.
"Vai pure" disse lei divertita.
Entrò nella stalla e trovò il suo stallone in condizioni pessime. Sembrava che nessuno fosse stato in grado di spazzolarlo per molto tempo quindi entrò e si mise al lavoro.
Lo sentiva fremere sotto le sue carezze e in un secondo le passò per la mente l'idea di portarlo a fare un giro.
Così passò l'intera mattinata in groppa al suo cavallo, liberando i pensieri al vento e facendoli portare via dalla corrente.
Quando si presentò a mensa si sentiva libera e svuotata, ma la sensazione durò poco quando incrociò lo sguardo serio di Levi al suo tavolo.
La ragazza però guardò altrove, cercando invece gli occhi sempre limpidi del suo vecchio amico.
Herb era al tavolo da solo e stava mangiando il suo pranzo.
"Dove sono gli altri?" chiese lei mentre si sedeva accanto a lui.
Vide i suoi occhi riprendere vita e un grande sorriso si dipinse sul suo volto.
"Stanno lavorando. Shadis li voleva per insegnare alle reclute le tecniche di combattimento" disse, e poi aggiunse "come stai?"
"Non potrebbe andare meglio" finse lei, che d'altronde aveva solo bisogno di distrarsi un po' da tutti i casini in cui si era messa.
"Non riesco a capire come mai non ci siano più spedizioni" commentò ad un tratto Herb, grattandosi il mento là dove una leggera spolverata di barba gli stava crescendo.
"Non lo so, ma sono felice che per ora stiamo tutti bene" si limitò a dire lei, e mentre finiva la sua frase vide Erwin entrare nella mensa.
Seguì con lo sguardo la sua traiettoria e si accorse che stava puntando verso Levi.
Vederli assieme le procurava una strana fitta allo stomaco, quasi temendo che i due potessero parlare di lei. Ma le informazioni che doveva dargli Levi sapeva bene non riguardavano lei.
"Ti piace proprio eh?" disse Herb rifilandole una gomitata sul braccio, che fortunatamente era quello che non le faceva male.
"Ma che dici" riportò lo sguardo su di lui e si impose di restare ferma lì.
"Ti vedo diversa" disse Herb, con espressione quasi seria.
"Vorrei tanto poterti raccontare" ammise lei in un soffio, e il ragazzo capì subito che qualcosa non andava. Le prese una mano e la strinse nella sua. Era umida.
"Andrà tutto bene Nagi. Tu sei forte, se ti hanno scelto vuol dire che sei davvero in gamba. E io so già quanto questo sia vero" Herb le rivolse un sorriso rassicurante e lei sentì il bisogno di un abbraccio. Si chiese cosa avrebbe pensato Levi se lei lo avesse fatto. Ma si trattenne e strinse più forte la sua mano.
"Probabilmente tra poco mi chiameranno" osservò lei mentre i due comandanti lasciavano la stanza in silenzio.
"Sei davvero finita fra due fuochi allora" disse lui in tono mesto. Nagi sapeva che la cosa lo feriva, ma apprezzava il fatto che continuava a starle comunque accanto, comportandosi da buon amico.
"Forse si" ammise, lasciando a lui l'interpretazione della risposta.
"Se vuoi parlarne.."
"Mi metterei nei guai"
"È qualcosa di brutto?" chiese lui in apprensione.
"No" sospirò lei "ma forse sarei dovuta stare più attenta"
Lui sorrise e poi ridacchiò "Ti metti sempre nei guai"
Le strappò un sorriso sincero.
Passò il resto del pranzo con lui, attendendo paziente che qualcuno la andasse a chiamare. Ma non arrivò nessuno.
Nagi si chiese se forse non si era data troppa importanza. Ma d'altronde era stato Erwin a investirla di quel compito, quindi avrebbe dovuto almeno avvertirla in caso di novità.
"Ora è meglio che vada" disse Herb ad un certo punto "Shadis vuole che anche io partecipi alle dimostrazioni"
"Buona fortuna" rise lei dandogli una pacca sulla spalla. I due si congedarono e lei corse subito verso gli alloggi di Erwin.
Mentre se ne stava in piedi davanti alla sua porta cercando di percepire qualche parola, sentiva lo stomaco contorcersi.
Si decise finalmente a bussare e la voce profonda di Erwin le disse di entrare.
"Stavo giusto chiedendo a Levi di mandarti a chiamare" disse Erwin quando la vide entrare.
Il ragazzo teneva lo sguardo basso e cercava di non incrociare la direzione dei suoi occhi.
"Ci sono per caso novità?" Nagi cercò di mantenersi sul vago, non sapendo quanto poteva sbilanciarsi, ma fu il comandante stesso a delucidarla.
"Sciogli pure le formalità, Levi mi ha avvertito della situazione"
La ragazza si morse le labbra, agitata e senza parole.
"L'incontro con il corpo di Gendarmeria è stato spostato a domani" disse Erwin, e Nagi sentì il cuore sprofondare.
"Gunther era colui che si doveva occupare della loro accoglienza, ma non possiamo presentarlo in quelle condizioni" spiegò il capitano Levi.
"Mi presenterò io stesso" aggiunse quindi Erwin, completando il quadro.
"Ma Comandante.."
"Ho modo di credere che la loro non sia più una visita per approvvigionarci. Devo essere presente" l'uomo aveva i capelli in perfetto ordine, che si abbinavano ai suoi occhi severi.
"A maggior ragione non possiamo rischiare così" protestò lei. Doveva esserci un altro modo, ma la soluzione le sfuggiva. Si sentiva come un topo in trappola che si dimenava all'interno della sua prigione.
"Dovremmo avvertire Hanji" aggiunse poi.
"Me ne occuperò personalmente" disse Erwin con tono serio "ho intenzione di nominarla come nuovo comandante supremo dell'armata ricognitiva"
Entrambi i ragazzi sbarrarono gli occhi. Anche Levi aveva sussultato alla notizia, e non appena riprese lucidità battè un pugno sulla scrivania di Erwin.
"Non se ne parla"
Il ragazzo sapeva cosa questo avrebbe comportato, e non riusciva ad accettarlo. Era stato lui a tirarlo fuori dalla città sotterranea, seppur a fatica, ma da quel giorno aveva consacrato la sua vita per i suoi ideali.
"Vado io al posto tuo" aggiunse deciso.
Nagi non riusciva ad afferrare il punto del loro discorso e si sentì tagliata fuori, ma allo stesso tempo non voleva dare l'impressione di non averci capito nulla. Anche se effettivamente così era.
"Se prenderanno me ma già allora non sarò più il comandante allora potrete guadagnare tempo. Potranno torturami quanto vogliono ma da me non otterranno mai qualsiasi cosa cercano. Vi darò la possibilità di prendere tempo e voi la sfrutterete, Levi" aveva parlato in tono duro, quasi come un padre che cerca di impartire una difficile lezione di vita al giovane figlio inesperto.
A Nagi non ci volle molto a quel punto per capire cosa quelle sue parole significassero.
"Ma come fa a sapere che la arresteranno.." chiese in un soffio, sconvolta.
A Erwin si illuminarono gli occhi e sembravano ardere di orgoglio. Nagi riusciva a leggere nel suo viso l'ombra di un'altra scommessa.
Levi era rimasto in silenzio, e stava processando tutte le informazioni che il comandante aveva dato loro.
Poteva percepire la sua frustrazione e la sua rabbia crescere, nonostante il suo viso fosse rimasto impassibile. Nagi si scoprì capace di leggere il suo volto e la cosa la stupì.
Ma qualcosa nelle sue iridi cambiò repentinamente, e allora capì che aveva già digerito la dura lezione.
"Allora non c'è tempo da perdere" disse lui.
"Ma.." Nagi tentò di protestare ma lui la incenerì con lo sguardo. La ragazza serrò immediatamente le labbra come se l'avesse colpita in pieno viso.
"Ti avevo giurato che avrei seguito i tuoi folli ideali, e non sono mai stato nessuno per poterti convincere a tornare sui tuoi passi. Se questa è la tua ultima scommessa, la asseconderò anche questa volta"
Nagi non riusciva ad accettare la cosa però, e dovette raccogliere tutto il coraggio che aveva per pronunciare le sue parole: "Noi la tireremo fuori da lì"
Erwin sembrò ridere alle sue parole, dal modo in cui la guardò, ma la ragazza era davvero determinata.
"Non si abbandonano i compagni" nel dirlo cercò lo sguardo di Levi che ancora la evitava.
"Per ora questo è quanto" sospirò alla fine Erwin.
Era rimasto in piedi per tutto il tempo, davanti alle ampie vetrate. Gli spessi tendaggi erano stati spostati di lato e lasciavano entrare i raggi pigri del sole pomeridiano.
Si voltò a guardare di fuori. Da lì poteva vedere le reclute che svolgevano il loro duro addestramento e quasi il viso gli si addolcì.
Levi aveva già lasciato la stanza, ma Nagi sentiva le gambe pesanti che la tenevano incollata lì.
"Prenditi cura di loro" disse Erwin voltandosi improvvisamente verso di lei.
Sembrava preoccupato.
"Non si fida di noi, comandante?"
Un sorriso amaro attraversò il suo volto stanco.
"Forse è arrivata l'ora di ritirarsi"
Nagi non riusciva a concepire che l'uomo che fino a quel momento li aveva spronati e incitati ora fosse stanco.
"L'armata ha bisogno di lei. Nessun comandante riuscirà mai più a.."
"Far morire tanti giovani per un suo capriccio?" la interruppe lui "Volevo sapere la verità, la desidero e la bramo così tanto. Ma ha davvero importanza? È davvero giusto far morire queste persone?"
Nagi era incredula e avrebbe voluto urlare e battere i pugni sul suo petto. Voleva che tornasse in sé.
Poi però capì.
"Tu hai paura di morire.."
Lui si voltò, toccato nell'orgoglio.
Nagi sentì la rabbia montarle dentro.
"Come puoi essere così egoista!? Dopo tutti i progressi fatti e i soldati perduti, ti vuoi ritirare così? Tutti qui hanno paura di morire, ma se il loro capitano getta la spugna così, che senso ha continuare a combattere?"
Senza nemmeno accorgersene il suo tono era stato un crescendo fino a quando non si era ritrovata con l'uomo a pochi passi da lei.
Aveva gli occhi calmi nonostante la situazione, nonostante la tempesta che gli agitava il petto.
Sentiva il suo respiro caldo sul volto e dovette mordersi il labbro per rimanere composta.
"Sapevo che saresti stata un buon soldato"
"Offra il suo cuore come noi abbiamo fatto fino ad ora. Non la deluderemo, comandante"
Un sorriso tenero spuntò sul suo volto e Nagi non potè fare a meno di pensare che avrebbe voluto baciarlo un'ultima volta.
Si alzò sulle punte per poter pareggiare la sua altezza e poi poggiò delicatamente le labbra sulle sue. Fu un bacio veloce, quasi rubato, ma fu un bacio.
Nagi in realtà temeva davvero che non lo avrebbe più rivisto, e non aveva idea di cosa il corpo di Gendarmeria fosse capace. Aveva paura.
Quando tornò a guardare nei suoi occhi vide il suo riflesso e immediatamente sentì di aver nuovamente sbagliato. Non era giusto quello che aveva fatto, e come sempre con lui si era fatta trasportare da incomprensibili emozioni.
"Sono sicuro che ci riuscirete" disse a bassa voce, mentre lei si voltava.
Ma una volta uscita dalla porta vide una figura bassa che percorreva ad ampie falcate il corridoio.
Nagi ebbe un tuffo al cuore e capì immediatamente che si trattava di Levi.
Aveva un nodo in gola che le impediva di respirare e subito cercò di corrergli appresso, ma quando svoltò l'angolo, il ragazzo era sparito.
Nagi si morse il labbro finché non sentì il sapore metallico del sangue invaderle i sensi e questo la riportò alla realtà.
Forse si era solo sbagliata e i sensi di colpa le avevano giocato un brutto scherzo.
Uscì sconfitta dall'edificio e tornò nella sua camera.
Una volta dentro si lasciò scivolare addosso alla porta e qualche scheggia le finì sotto la pelle delle spalle.
Si prese la testa fra le mani e strinse i capelli fra le dita. La cosa però le procurò una fitta lancinante al gomito sinistro.
L'indomani sarebbe iniziata quella terribile guerra e Nagi potè solo immaginare quanto sarebbe durata.
La sera a mensa il comandante Erwin tenne un discorso, dove investiva Hanji della responsabilità di governare l'armata. Un grande brusio attraversò la sala e tutti era attoniti dalla notizia.
Ma Erwin quella sera parlò chiaro, e tutti gli uomini vennero aggiornati sulla situazione.
Sarebbe stata guerra, e stavolta tutti dovevano partecipare.
Nagi sentiva il cuore pesante e mentre Erwin parlava stringeva la mano a Nifa.
Le due cercarono di farsi forza, come d'altronde tutti nella sala.
La ragazza cercò con lo sguardo i suoi ex compagni, e vide le loro espressioni cupe e preoccupate. Poi lo spostò su Levi, che come al solito aveva lo sguardo serio e composto.
Nemmeno una volta posò lo sguardo su di lei, che invece sperava che le sue supposizioni fossero false.
Una volta usciti da lì la ragazza incrociò i suoi amici.
"Nagi!" Mei le corse incontro assieme a Keila.
"Ma davvero lo arresteranno?" chiese Oliver preoccupato.
"Che bastardi" sputò Herb.
"Ora più che mai l'armata ha bisogno di rimanere unita" disse solo Nagi.
Dalle porte della mensa vide uscire la squadra di Levi, con lui che li guidava. Petra, la ragazza con i capelli corti, lo affiancava.
Nagi sentì lo stomaco contorcersi e quando le passò accanto, giurò di aver visto la ragazza sorridere soddisfatta.
Si rese conto di avere il volto sconvolto.
"Oh mio dio!" urlò Mei, con il suo tono da gossip.
"Mei" la rimproverò Herb, il quale si avvicinò a Nagi e le mise una mano sulla spalla.
"Credo di aver combinato un guaio" disse lei in un soffio mentre lo guardava entrare nel suo edificio seguito da Petra.
I suoi amici intesero la situazione e si accostarono a lei.
"Come diavolo hai fatto Nagi" disse con tono agitato Mei, incredula nel comprendere quanto stava accadendo.
"Io.. non lo so.." ammise sconfitta.
Avrebbe voluto corrergli dietro, ma forse lui non era davvero interessato a lei. Forse quando aveva cercato di fermarla prima di consumare con lei la sua passione, avrebbe dovuto dargli retta. Forse lo aveva fatto perché non era interessato a lei, ma vedendo la sua insistenza aveva ceduto. In fondo perché no?
"Forse dovresti parlarci" azzardò Keila.
"Non è facile parlare con lui" ormai i due erano spariti dentro l'edificio, e Nagi fu pervasa dall'agitazione.
"Oddio ma come hai fatto" ripetè nuovamente incredula Mei.
"Forse è meglio che tu vada a riposare" suggerì Oliver ad un certo punto "domani avrai un bel da fare"
La ragazza annuì sconsolata e salutò i suoi amici.
Si sentiva sollevata per aver detto loro la verità.
Tornò quindi di nuovo nella sua stanza, con il braccio che piano piano iniziava a farle sempre più male.
Si stese sul fianco destro cercando di tenere in una posizione comoda il braccio sinistro. Dovette usare il suo cuscino per tenerlo alto e darsi così un po' di sollievo.
Quella notte dormì poco, e stavolta i suoi incubi furono più aggressivi.
Non aveva idea di cosa la aspettasse il giorno dopo, e quasi quasi avrebbe preferito uscire di nuovo in ricognizione. Stare chiusa all'interno delle mura per così tanto tempo iniziava a darle un senso di claustrofobia pressante.
In più la situazione con Levi l'aveva davvero confusa e ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che aveva consumato il suo prima rapporto serio con lui. Mentre scivolava nel sonno sorrise nel pensare ai suoi baci goffi e inesperti, e per un attimo si sentì sollevata.
Levi invece quella notte non chiuse occhio, tormentato dalla paura di rimanere solo. Non voleva che Erwin si sacrificasse, e, fosse stato per lui, avrebbero anche potuto chiudere l'armata se il sogno del suo comandante era quello. Ma non avrebbe accettato la sua dipartita, e le mille variabili del caso lo stavano tormentando ormai da ore.
Allo stesso tempo però, non riusciva a non provare un senso di odio e disgusto verso di lui, e soprattutto verso Nagi. Anni di istinti repressi, tanto da riuscire a controllarli nel giro di poco tempo, proprio a causa sua. Ed era stata sempre lei a riaccendere in lui la passione. Vederla baciare Erwin gli aveva provocato una tale rabbia che quella sera sulle pietre della sua camera era rimasto del sangue.
Aveva provato ad avvicinarsi a Petra, sapendo ormai l'interesse che la ragazza provava nei suoi confronti, ma la cosa gli apparve comunque meschina.
Più il giorno prendeva il posto delle tenebre, più la sua rabbia montava. Quella sera non si era nemmeno avvicinato al letto, sorprendendosi nell'immaginare lei che lo aspettava, nuda e assonnata.
Sapeva che quelle sue incaute azioni lo avrebbero trascinato di nuovo in un periodo buio, ma quando i raggi del sole iniziarono a scaldargli il viso, tornò lucido e attento.
La guerra stava iniziando.

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