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Erwin quel giorno era teso. Nagi poteva vederlo dal suo viso.
Non sapevano quando la carrozza sarebbe arrivata, ne sapevano se dentro c'erano uomini armati o meno.
Ai soldati dell'armata era stato ordinato di continuare a svolgere i propri compiti, ma di tenersi vigili e pronti nel caso le cose fossero peggiorate.
Sui volti di tutti poteva leggere una paura diversa. Se se ne fosse presentata l'occasione, avrebbero dovuto uccidere un essere umano.
Anche la ragazza era tesa, e continuava a torturarsi le mani per scaricare la tensione.
Aveva sempre ucciso giganti, e la prospettiva di fare del male a delle persone la terrorizzava.
Guardò Hanji accanto a lei, aveva dipinto in volto lo sconforto e la paura. Sembrava stesse per vomitare.
Di sicuro doveva sentirsi investita di una grande responsabilità, che veniva peggiorata dalla consapevolezza di perdere un suo grande amico.
Le due squadre, la quarta e quella delle operazioni speciali, erano riunite nell'ufficio di Erwin.
Era una stanza semplice, che ospitava un lungo tavolo dove i membri sedevano mesti.
"Dovremmo rimettere in sesto Gunther" stava osservando Keiji in quel momento.
"Forse ha ragione" disse Hanji "ci chiederanno sicuramente di lui, e se dovessimo dire loro che si trova in cella la pena di Erwin si aggraverebbe di più"
"Ormai è troppo tardi" disse l'uomo, impassibile.
Nagi vide Levi abbassare di poco il capo. Era pentito di ciò che aveva fatto, e comprendeva di aver praticamente firmato la condanna a morte dell'uomo che lo aveva aiutato a rialzarsi tante di quelle volte che ormai aveva perso il conto. E lui lo aveva ripagato così.
Ancora una volta Nagi si stupì di come il suo volto impassibile le avesse suggerito le sue vere emozioni.
"Parlerà comunque" disse Levi con tono sconfitto.
"E se lo dichiarassimo come disperso durante un'operazione di ricognizione?" suggerì Petra, seduta accanto a Levi.
"Non terrebbe. Saranno già stati informati dello stop" disse Moblit, che invece sedeva accanto al suo capitano, sembrava molto più sereno da quando la cosa era stata divulgata. Aveva ripreso ad accudire Hanji con lo sguardo, fissandola a volte con tenerezza. Nagi capì che si sentiva in colpa. Nascondere una cosa così importante al suo caposquadra, anche se per il suo bene lo aveva logorato dentro.
Hanji però sapeva quanto sarebbe stata effimera una relazione, e quanto la vita degli uomini poteva essere spezzata nel giro di un attimo. E sarebbe stata solo sofferenza. Ognuno cercava a modo suo di proteggersi, perché quel mondo picchiava duro, e quando calava la sua sentenza, non c'era nulla che l'umanità potesse fare.
"Sono stato informato da alcuni uomini nel distretto di Karanes che ha inviato delle lettere al distretto di Stohess. Da lì sarà sicuramente passato al comando centrale del corpo di Gendarmeria" aggiunse Moblit.
"Che bastardo" commentò Abel di rimando.
"Forse potremmo fare un ultimo tentativo con Gunther" suggerì Nagi. In fin dei conti ormai il danno era stato fatto, per cui tanto valeva spremere da lui tutte le informazioni possibili.
"Piuttosto dovremmo pensare a come far uscire Erwin al più presto, anche se immagino rimarrano molto delusi dal fatto che non sia più lui il comandante" disse Hanji in tono mesto.
"Ma questo loro non lo sapranno prima di avermi portato via" Erwin sedeva dritto e composto e dava l'impressione di non poter essere scalfito da nulla.
Ma Nagi ricordava i suoi occhi il giorno prima, e sapeva che dentro aveva una tempesta di emozioni.
Tutti l'avevano, ma nessuno la dava a vedere.
"Ma ogni cosa a tempo debito. Non sappiamo come si evolverà la situazione, e come prima cosa forse dovremmo capire quanto il corpo di Gendarmeria sa" aggiunse il comandante, poi rivolse lo sguardo a Levi, anche lui composto e austero "Nagi ha ragione, voglio che estraiate da quell'uomo quanto più possibile"
La ragazza perse un battito nel constatare che avrebbe dovuto seguire di nuovo il capitano in quel luogo così angusto. In più non voleva più vederlo comportarsi in quel modo così glaciale e spietato. Rabbrividì, ma sapeva di non poter protestare. Ognuno doveva svolgere il suo compito.
I due si alzarono in sincronia, e Nagi osservò il viso di Petra prima di uscire. Era infastidita. Si chiese se Levi avesse davvero passato la notte con lei, e la cosa le provocò una fitta allo stomaco.
Comunque seguì Levi fino alle celle sotterranee, ma lui rimaneva sempre un passo davanti a lei e non le rivolgeva la parola.
Nagi era mortificata, e non riusciva a trovare una scusante che potesse giustificarla. Non una parola lasciò le sue labbra, e quando sembrava sul punto di parlare, le frasi le morivano fra le labbra, annientate dal coraggio che la abbandonava ad ogni respiro.
Mentre scendevano le anguste scale quindi, si rassegnò.
Quel luogo le metteva i brividi. L'odore di liquami e sangue era ancora più forte, e Nagi per un attimo temette di trovare Gunther privo di vita.
Ma una volta raggiunta la seconda cella lo trovarono disteso sulla brandina che si stringeva le mani doloranti.
"Svegliati bastardo" disse il capitano battendo con un bastone sulle sbarre di ferro.
Ma Gunther era già sveglio, e forse non si era mai addormentato, ma questo Levi lo sapeva bene.
"Prendi gli attrezzi, novellina" disse lui mentre faceva scattare il lucchetto e apriva la cella.
"Levi.." Nagi era spaventata, e nonostante avesse suggerito lei di farlo, non avrebbe voluto partecipare.
Prima di aprire la cella il ragazzo si voltò di scatto e con tono gelido e sguardo assassino la ammutolì "Sono un tuo superiore. Rivolgiti a me come si deve"
Alla ragazza si riempirono gli occhi di lacrime quasi involontariamente. Si diede della stupida per aver pensato di poter risolvere in qualche modo le cose. Lui si stava solo difendendo da lei e dell'ennesima delusione.
Si sentiva in colpa per averle fatto del male da bambina, e da un lato tendeva a giustificare quello che lei aveva fatto come una sorta di punizione verso di lui. Ma odiava quel suo lato e la cosa lo faceva infuriare ancora di più.
Entrò nella cella e tirò su di peso quello che era il suo vecchio compagno, e lo strattonò fino a quando non si sedette sulla scomoda sedia dove avrebbe potuto legarlo.
Mentre lui armeggiava con le cinghie e la corda, Nagi tirò su una pesante cassetta di legno. Le cerniere erano arrugginite come la maggior parte degli oggetti al suo interno.
Mentre usciva dalla penombra della stanzina, sentì il primo colpo in pieno viso.
Si morse forte l'interno delle labbra fino a sentire dolore, poi entrò.
"Quanto sanno i capi del corpo di Gendarmeria" stava dicendo Levi.
Gunther aveva il viso gonfio e un occhio nero. Del sangue gli colava dal naso e gli scendeva fra le labbra.
Rantolava e tossiva.
Nagi distolse lo sguardo da lui, che non voleva proprio parlare.
Levi estrasse dalla cassetta che gli aveva portato delle pinze arrugginite.
"Hai ancora nove unghie, stronzo, e io invece ho un sacco di tempo" posizionò la pinza sull'unghia dell'indice di Gunther e poi la strappò via con forza.
Il sangue fiottava dalla ferita aperta andando a macchiare la camicia candida del capitano. Le urla furono strazianti e fecero al soldato un brutto effetto.
Nagi si tappò le orecchie con forza mentre lasciava andare le lacrime.
L'uomo intanto stava procedendo a staccare anche l'altra unghia.
"Basta!" urlò lei, già pronta a sentire la sua mano che le stampava sul viso un altro schiaffo. Ma questo non arrivò.
"Maledizione basta!" protestò ancora, poi si rivolse a Gunther "Parla cazzo! Tanto morirai lo stesso, cerca almeno di avere un po' di compassione per te stesso. Cosa pensi che il corpo di Gendarmeria ti ha mandato qui per poi ricoprirti di ori e gloria una volta tornato? Sei solo una pedina per loro, e con noi nemmeno tu gli servirai più dopo che avranno raggiunto il loro scopo"
Il traditore non rispose, e Nagi poteva vedere l'impazienza crescere dentro Levi, che già stava armeggiando con altri attrezzi, scegliendo la prossima tortura.
"Trovate un modo per salvare Erwin" disse solamente.
"Perché vogliono chiudere l'armata Ricognitiva" insistette il ragazzo. Stavolta in mano aveva delle pinze più lunghe e lei immaginava già cosa sarebbe andato ad estrarre.
"Capitano.. L'armata si sta avvicinando troppo alla verità" disse il suo ex compagno, spiazzando i due ragazzi.
La verità.
Quindi c'era davvero una verità dietro i giganti.
"Parla!" tuonò Levi.
Nagi era ancora sconvolta. Dunque la storia che le avevano sempre insegnato non sarebbe mai stata la verità? E cosa poteva esserci dietro quelle crudeli creature?
Dubbi e paure iniziarono a vorticare nella sua testa, sempre più veloci, tanto da provocarle un senso di vertigine. Si sentiva agitata, voleva sapere cosa il re stava nascondendo loro, e non solo all'armata, ma a tutto il popolo.
"L'ha detto la ragazzina. Io non sono che una semplice pedina"
Gli occhi di Levi si infiammarono di pura rabbia. Sputò a terra e rispose con tono gelido e spietato.
"Allora muori"
Nagi non aveva idea di cosa il ragazzo avrebbe davvero fatto, perché venne placcato da Hanji, comparsa in quel momento con il compito di chiamarli.
"Adesso basta Levi" stava dicendo la donna, e poi rivolgendosi alla ragazza le chiese se stava bene.
"Non so cosa sia passato per la testa di Erwin, mandando lui" stava brontolando mentre atterrava il ragazzo.
Ovviamente la cosa durò poco, il capitano afferrò Hanji per la gamba e poi con un'agile mossa si tirò su, facendola cadere.
"Me lo sono meritato" mugolò la donna mentre si tirava in piedi e si sfregava il punto in cui aveva battuto a terra.
Nagi osservava la situazione come se fosse lontana mille miglia: si sentiva un'estranea.
Incrociò lo sguardo vuoto di Levi e non trovò nessun calore. La ragazza aveva la vaga idea che quello fosse servito per farli parlare, forse Erwin aveva intuito che qualcosa tra i due non andava. Ma tutto quello che aveva ottenuto era stato un pugno di mosche.
Levi la odiava ancora di più.
"La carrozza è stata avvistata. Lui ormai non ci serve più: se ne occuperanno Moblit e Keiji" Hanji si diresse risoluta verso l'uscita, ma prima di tornare di sopra lasciò un'occhiata a Nagi.
Si stava assicurando stesse bene.
La seguì a ruota, iniziando a sentire un senso di soffocamento. L'aria malsana le stava annebbiando la vista, e proprio non riusciva ad abituarcisi.
Mentre riemergevano e uscivano dall'edificio Nagi riempì i polmoni con quanta più aria possibile, finché non li sentì bruciare.
Questo le fece recuperare lucidità e tornò a concentrarsi sulla situazione, mentre piano piano in lei si andava formando in testa un nuovo desiderio. Voleva uccidere tutti i giganti e riuscire a vedere cosa c'era davvero oltre quelle mura.
Osservò la carrozza del corpo di Gendarmeria entrare nel quartier generale, scortata da uomini armati a cavallo. Avevano delle pistole, una per fianco, al posto delle lame. Ma anche loro avevano il movimento per la manovra tridimensionale. La cosa la mise fortemente a disagio. La ragazza aveva appreso durante le lezioni che il corpo di Gendarmeria aveva il permesso di utilizzare il dispositivo per la manovra tridimensionale solo in casi particolari e soprattutto autorizzati.
Dalla carrozza uscì un uomo alto, capelli neri e occhi sottili, seguito da un altro individuo. Aveva una bombetta nera decorata con una fascia bianca e un lungo cappotto nero che quasi toccava terra.
Accanto a lei sentì Levi sussultare e lo vide stringere i pugni, ma non comprese la sua reazione.
Gli uomini a cavallo smontarono e si accodarono alla strana coppia.
Erwin venne avanti, e dietro di lui c'erano Levi, Hanji e Nagi, la quale si sentiva fuori luogo.
"Nile" il, ormai non più, comandante sembrava conoscere l'uomo.
"Mi rincresce, Erwin" aveva lo sguardo basso e mortificato, mentre l'uomo accanto aveva gli occhi furbi e in loro sembrava scintillare una vena di follia.
Nagi non potè fare a meno di associarla a quella negli occhi di Levi mentre torturava il suo ex compagno.
"Stai solo facendo il tuo lavoro" si limitò a dire Erwin.
Nile dunque venne avanti e prese un grande sospiro, poi alzò gli occhi andando a sostenere lo sguardo di Erwin.
"Devo chiederti di seguirci, Erwin Smith"
L'uomo non si finse nemmeno sorpreso, si voltò semplicemente a guardare i suoi compagni con aria determinata. Sembrava stesse cercando di infondere loro coraggio, ma Nagi sapeva che era lui quello che stava cercando rassicurazioni.
Hanji gli sorrise debolmente.
"Sei cresciuto, nanerottolo" ridacchiò con voce roca l'uomo alto accanto a Nile.
"Fottiti, bastardo" sputò sprezzante Levi.
La ragazza ancora una volta non riusciva ad afferrare nulla della situazione, ma d'improvviso trovò una certa somiglianza fra i due.
Scosse la testa allontanando il pensiero di una possibile parentela, poi fece un passo accanto ad Hanji.
I tre stavano osservando in silenzio Erwin che veniva fatto salire all'interno della carrozza e piano piano una piccola folla si stava radunando attorno a loro.
Il piccolo corteo però non sembrava voler andare via ancora, e Nagi iniziò a temere che facessero altre domande, o che chiedessero di Gunther.
Ma ormai loro non avevano più bisogno di lui.
Tra la folla infatti si stava aprendo un piccolo varco, e tra loro emersero Keiji e Abel che spalleggiavano Gunther.
L'uomo con il lungo cappotto scoppiò in una fragorosa risata e la ragazza non capì il motivo finché non si accorse della loro presenza.
Come immaginava, l'uomo non sarebbe più servito a nulla dopo che aveva dato loro le informazioni necessarie.
"Piantala, Kenny" lo zittì Nile.
"Quella è opera tua eh, Levi?" l'uomo non accennava a concludere la sua rumorosa risata e lo sguardo di Levi era sempre più glaciale. Sembrava si stesse distaccando, come se la sua mente fosse volata lontano, per non vivere quel momento.
Hanji gli si affiancò e gli poggiò una mano sulla spalla.
"Lascialo stare" gli sussurrò.
"Mi dispiace apprendere ciò. Dovremmo portare via anche lui. Non mi aspettavo nulla di diverso da te, Erwin" aggiunse Nile con tono mesto. Sembrava quasi fosse obbligato nel fare ciò. Ma andava fatto. Ognuno doveva adempiere al suo compito. Il suo era quello di portare via Erwin e chiudere l'armata. Ma Nagi non lo avrebbe permesso. Non sarebbe tornata a vivere allo sbando.
"È tutto?" chiese Hanji mantenendo il contatto con Levi.
"Ritorneremo" Kenny si era fatto di nuovo serio, e quello che stava dando loro appariva quasi come un avvertimento.
"Tornerò Levi! Ti riserverò un posto nella mia squadra!" e mentre diceva così, l’uomo scomparve all'interno della carrozza.
"Ma che problemi ha.." sussurrò Nagi, non volendo però farlo uscire dalle labbra. Ma ormai era troppo tardi.
Ne Hanji ne Levi risposero, ma rimasero fermi a guardare la carrozza, che come era arrivata, spariva nuovamente tra le soglie del bosco poco fuori il quartier generale, appesantita però da uno degli uomini con un potere persuasivo tale che l'armata avesse mai conosciuto.
Nagi avevo lo stomaco in subbuglio, e il petto dilaniato da emozioni contrastanti. Di nuovo tornò a sentirsi bambina, dopo che i suoi genitori le erano stati portati via. Sentiva lo stesso vuoto che le aveva lasciato il viso di suo padre inerme e privo di vita. La bimba pensava stesse dormendo, ma in lei sapeva che quella era solo una bella bugia, e che il suo papà non l'avrebbe più stretta fra le braccia dopo una lunga giornata di lavoro.
Erwin aveva rappresentato per lei la sicurezza che da tempo aveva perso, e le aveva dato un motivo per continuare a lottare. Ora capiva perché fosse tanto sbagliato stare con lui, e si rese conto che quello che desiderava era solo che qualcuno, per una misera volta, la stringesse e le dicesse che tutto sarebbe andato bene.
Ma Nagi, ora, sapeva che non sarebbe più andato bene nulla, e con Levi tanto arrabbiato con lei, non aveva nemmeno idea di cosa avrebbe dovuto fare.
Ma tu sei un soldato, e in quanto tale devi solo fare quello che ti viene detto.
Il pensiero le attraversò la mente fulmineo, ma si adagiò lì, e la accompagnò per il resto di quella giornata.

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