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Al primo canto degli uccellini, Nagi aprì gli occhi.
Le ci volle qualche minuto per prendere coscienza di dove fosse e cosa stesse succedendo.
Per prima cosa si accorse di non essere nel suo letto, poi dei muscoli doloranti, per aver dormito su quella scomoda e dura pietra. E infine si accorse di non avere freddo. Sopra di lei era stato posato un mantello dell'armata ricognitiva che l'aveva protetta dal freddo della notte.
I raggi del sole, che sorgeva alla sua destra, piano piano iniziarono a scaldare l'aria, e nel giro di mezz'ora, quella grande palla infuocata stava salendo alta nel cielo.
Si mise a sedere, con i muscoli sempre più doloranti. Accanto a lei non c'era nessuno.
Per un attimo pensò che il mantello fosse di Herb, che l'aveva vista lì e l'aveva coperta. Ma lui teneva troppo a lei, e sicuramente l'avrebbe presa in braccio e portata al caldo nel letto. No. Non era stato Herb. Nagi non voleva credere che quel mantello appartenesse a Levi. Ma d'altronde aveva un forte profumo di sapone, e solo lui teneva così tanto all'ordine e alla pulizia. Non sapeva come interpretare il gesto, e soprattutto non sapeva come riconsegnare ciò che non era suo, senza suscitare scandali o inutili gossip.
Ad ogni modo si alzò e scese da lì prima che i soldati iniziassero a circolare, in più quella mattina sarebbero dovuti partire presto.
Scese di corsa all'interno della torre i ripidi scalini in pietra e si diresse verso le stalle.
Nagi vi trovò già i membri della squadra speciale che stavano sistemando i loro dispositivi. Nagi corse a prendere il suo nella sala dove facevano rifornimento. In fondo, attaccate alla parete, c'erano grosse bombole in metallo che contenevano il gas.
Nagi allacciò il suo dispositivo e poi tornò fuori.
Entrò nella stalla e si diresse al box del suo cavallo. Lui era lì che la aspettava impaziente. Lisciò il suo manto nero e gli rivolse un sorriso, poi lo condusse fuori, dove gli altri la stavano aspettando. Quando uscì una ragazza della squadra Levi la scrutava da capo a piedi. Aveva i capelli molto corti e avevano un colorito rossastro, quasi quanto quello che stava assumendo la sua faccia.
Il capitano aveva già montato il suo cavallo e li spronava a muoversi. Nagi si rese conto in quel momento che stava indossando un pezzo della sua divisa, in quanto lui stava indossando solo la giacca.
"Muoviti, novellina" gli urlò lui mentre si issava sul dorso del suo stallone. Lo spronò a muoversi e sentiva la sua impazienza, frenata dai talloni di lei puntati nei fianchi e dalle briglie tirate.
"Non entreremo nel distretto, basterà raggiungere il punto di guardia e salire con i dispositivi per i cavalli" spiegò il capitano.
La squadra annuì, non c'era nessuna formazione da tenere mentre cavalcavano all'interno delle mura, soprattutto se la spedizione non riguardava l'uccisione dei giganti.
Il gruppo partì, e finalmente il suo cavallo potè sprigionare tutta la sua energia. Davanti a loro si apriva una lunga distesa di pianura con l'erba soffice che si preparava al caldo estivo. Poi c'era il Wall Maria che si ergeva imponente all'orizzonte, tagliando il cielo.
Quello era il loro obiettivo, e per raggiungerlo impiegarono poco più di un un'ora.
Nagi era impaziente di sapere se quanto aveva supposto era giusto o meno.
Il gruppo smontò e si avvicinò ad una piattaforma che fungeva da ascensore. Serviva per trasportare i cavalli da un lato all'altro delle mura quando non si voleva raggiungere il distretto.
Nagi per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare al nome di quella ragazza, che sicuramente aveva sentito nominare da Keila.
Petra. Si. Assieme al nome però le erano tornate in mente anche le parole della sua amica. Si diceva che Petra avesse una cotta per Levi, e che forse tra i due c'era qualcosa.
Nagi si sentì subito stringere lo stomaco ma cercò di non dare a vedere il suo disagio mentre saliva assieme agli altri sulla piattaforma che piano piano iniziava a salire.
Il sole non era ancora emerso da dietro la muraglia, quindi forse erano ancora in tempo per vedere i giganti muoversi. Ammesso che lo avrebbero fatto.
Una volta in cima la vista era mozzafiato. Nagi era stata raramente lassù. Il sole era ancora basso, ma illuminava quel paesaggio incontaminato e sconfinato. Peccato che le uniche cose visibili fossero solo terra e erba, qualche albero qua e là e nulla di più. Possibile che il mondo fosse composto solo da quello?
Nagi si avvicinò al bordo del Wall Maria e si sporse per vedere sotto di lei. C'erano a centinaia di giganti immobili, all'ombra che gettava la muraglia.
"Non si stanno muovendo" osservò Auruo. Era un omone alto e delle profonde rughe solcavano il suo volto, facendolo sembrare molto vecchio. Aveva il viso leggermente allungato, ma per il resto sembrava imitare il capitano. I suoi capelli erano di un biondo molto chiaro, ma ai lati erano rasati come quelli di Levi. Nagi si chiese se le rughe non se le fosse provocate da solo cercando di imitare lo sguardo duro del suo caposquadra.
"Aspettiamo fino a quando non sorgerà del tutto il sole" quello a parlare fu Erd, un ragazzo alto con i capelli di un biondo cenere raccolti in una stretta coda.
Aveva una leggera spruzzata di barba sul mento e Nagi lo trovava molto attraente.
La ragazza si sentiva fuori luogo in mezzo a loro, che ogni tanto buttavano uno sguardo al mantello che aveva addosso. Ormai doveva essere chiaro come il sole che quello non era il suo, e dei compagni così uniti di sicuro erano in grado di riconoscere il mantello del loro caposquadra.
Il gruppo attese almeno un'altra mezz'ora, tenendo ben puntato lo sguardo sui giganti.
"Hey Auruo" disse ad un tratto Petra "quel gigante ha la faccia più lunga della tua" poi scoppiò in una fragorosa risata.
L'uomo strinse i pugni e iniziò a sbraitarle contro, mentre Erd si univa alla risata.
"Piantatela"
"E dai Gunther ridi ogni tanto"
L'uomo aveva una faccia seria, sembrava paziente. Aveva i capelli castani non molto corti, tanto che era riuscito a legarli sul capo, in una specie di punta. Nagi lo trovava buffo e le spuntò un mezzo sorriso.
Sperava un giorno di poter raggiungere quella complicità con i suoi nuovi compagni.
"Ragazzi" Levi, che era rimasto impassibile come al solito, stava puntando i suoi occhi verso il basso.
Nagi seguì il suo sguardo e notò che molti giganti avevano preso a camminare. Non sembravano più interessati a scalare le mura, e dunque iniziarono a disperdersi piano piano.
Alcuni giganti erano alti circa trenta metri, mentre altri erano molto piccoli. Qualcuno era più snello, altri invece avevano una pancia bella rotonda, e Nagi rabbrividì quando si accorse che sembravano uomini in tutto e per tutto. Qualcuno aveva la testa così grande però, che in confronto il corpo sembrava troppo piccolo. Nagi si soffermò in particolare su di lui, osservando come piano piano se ne andava verso chissà dove. Non sarebbe dovuto essere in grado di camminare con quel capo così sproporzionato, eppure era lì che correva di qua e di là mentre si allontanava sempre di più.
"La tua osservazione era giusta" disse Petra, e lei percepì un tono quasi amareggiato.
"Beh almeno questo problema è stato scansato.." disse lei, ma per qualche motivo tutta quella grande quantità di giganti che li circondava le provocavano una certa angoscia.
"Da dove verranno tutti questi.." si chiese quasi in un soffio, e nessuno la udì.
"Hanji sarà contenta di aggiungere un nuovo punto al suo manuale" disse Auruo mentre poggiava le mani sui fianchi in una posa che le ricordava troppo quella di un vecchietto.
"Aspetta a cantar vittoria" Levi stava portando le mani verso le lame "ci sono dei bastardi che non si stanno muovendo ancora"
"Che siano giganti anomali?" azzardò Gunther.
"Probabile, ma non mi piacciono. Sembrano guardare verso di noi" osservò il capitano.
Nagi osservò il gigante di circa quindici metri che se ne stava con il naso all'insù a osservarli. Cercò di seguire la traiettoria dei suoi grandi occhi scuri, e sembravano puntare proprio verso Levi.
Si guardò velocemente attorno e solo un altro paio di giganti erano rimasti fermi. Il resto si erano già dispersi.
"No.. quelli stanno guardando proprio lei, signore"
Nagi ne era quasi sicura, ma non capiva il motivo per il quale solo quei tre giganti, in tutte le mura, non avevano rinunciato. Il più piccolo dei tre era alto quasi due metri, e ad un certo punto iniziò a muoversi verso quello più grande. Nagi rimase sconvolta nell'osservarlo mentre tentava di scalarlo e di avvicinarsi di più a loro.
"Ma cosa stanno facendo"
"Capitano provi a spostarsi" suggerì Nagi. Il cuore le batteva forte, e nonostante sapeva che quelle mura non potevano essere scalate da quei tre, provava comunque un terribile senso di angoscia e agitazione.
Levi fece quanto la ragazza aveva suggerito, e sembrava aver capito la sua intenzione. Si spostò di una decina di metri, mentre gli altri erano rimasti fermi a osservare.
Il gigante lasciò subito la presa cadendo con un tonfo sordo a terra; il più alto si spostò immediatamente nella direzione presa dal caposquadra.
"Che diavolo.." Erd aveva lo sguardo sconcertato, come d'altronde tutti gli altri, Nagi compresa.
I cinque si spostarono di corsa verso il capitano.
"Cosa facciamo, Levi" chiese Petra.
"Potremmo ucciderli, loro sono solo tre e noi siamo in sei" azzardò Erd.
"Ma non sembrano giganti normali" osservò Gunther con serietà.
Nagi buttò di nuovo uno sguardo sul gigante più piccolo.
"Ha gli stessi occhi" avrebbe dovuto solo pensarlo, ma essendo sovrappensiero le parole le sfuggirono dalle labbra.
"Cosa?"
"Forse mi sbaglio, o magari è solo una coincidenza ma.. quel gigante sembra avere gli stessi occhi di Sunny"
Nessuno rispose, anche perché non sapevano bene come reagire alla cosa.
"Ci sono centinaia di giganti" iniziò Petra, scettica "e in solo mezz'ora ne ho contati almeno quindici con gli occhi verdi" ogni volta che le rivolgeva la parola, il suo tono non risultava per nulla amichevole, ma Nagi non aveva tempo di notarlo.
Ripensò allo sguardo di Sunny, al verde quasi smeraldo dei suoi occhi.
"Cosa stai insinuando, novellina"
"Io non lo so.." più Nagi ci pensava più la cosa le sembrava impossibile. Non c'era alcuna possibilità che i giganti si potessero riprodurre, eppure quel piccoletto le ricordava così insistentemente Sunny.
"Sai bene che i giganti non si riproducono, nemmeno dai loro arti, per cui.."
"Non sto dicendo di avere ragione" sbottò lei, stanca dell'aria di superiorità che Petra le stava riservando.
"E quello spilungone allora chi dovrebbe essere? Il padre?" rise Auruo, seguito da Erd.
Nagi strinse i pugni per la frustrazione, ma si mostrò comunque calma.
"È un'idea tanto assurda quanto plausibile" disse ad un certo punto Levi, che fino a quel momento era rimasto a fissare i giganti che tentavano di arrampicarsi sulle ripide mura.
Petra si voltò stizzita e i due ragazzi smisero di ridere.
"Potremmo provare a farli fuori, ma ci serve un piano ben articolato. Nessuno deve perdere la vita"
"Potremmo scendere con la piattaforma e lanciarci da lì" suggerì Gunther.
"Dovremmo mantenerci alla giusta distanza però, in più non tutti potranno agire. Essendo solo tre rischieremmo di intralciarci" Levi iniziò a camminare verso la piattaforma sul lato opposto del bordo delle mura. I giganti continuarono a seguirlo, prima con lo sguardo, poi iniziarono a muoversi.
"Io, Erd e Nagi attaccheremo i giganti" la ragazza perse un battito e fece per protestare. Non aveva senso mandare lei quando c'erano Petra, Gunther e Auruo che erano molto più esperti di lei.
Si morse forte la lingua cercando di ricacciare indietro le proteste.
"Se notate qualsiasi cosa di strano, sparate un segnalatore rosso"
I tre salirono sulla piattaforma, che iniziò a scendere.
I giganti pretendevano le loro braccia verso i tre soldati, che appena furono ad un'altezza sufficiente, fecero arrestare il dispositivo.
"Io mi occupo di quello più grande, Nagi prende il piccoletto, Erd prendi l'altro" disse Levi agganciando le lame.
Nagi agganciò le sue lame e puntò il gigante con il rampino. I tre ragazzi partirono in perfetta sincronia. Il vento le sferzava il viso, ma lei restava fissa sul suo obiettivo. In pochi attimi fu addosso al gigante e con tutta la forza che aveva fece saltare a terra la sua testa.
A quel punto Nagi era scoperta, quindi si allontanò il più possibile per attaccarsi alla piattaforma e tirarsi su. Fece uscire il gas per darsi la spinta e in un attimo fu di nuovo in cima.
Erd e Levi stavano tornando dopo aver eseguito le loro uccisioni.
"Così dovremmo essere apposto" disse Levi mentre si asciugava del sangue dalla guancia.
I ragazzi che li attendevano sopra li riportarono sulle mura.
Impiegarono un'altra ora per tornare indietro, e una volta alla base, Nagi fu incaricata di andare ad informare Hanji.
La donna era in estasi.
"E ora cosa facciamo Hanji?" le chiese Nagi.
"Dovremmo catturarne altri e vedere se si verifica di nuovo lo stesso evento. Potrebbe anche essere stata una casualità.."
"Ma ora non possiamo uscire in ricognizione. Tutta quella gran quantità di giganti potrebbe essere ancora nei dintorni" Moblit era lì con lei, e l'osservazione che stava sollevando era più che giusta. Nagi non era più tanto sicura di voler uscire nell'immediato futuro.
Hanji, che era rimasta in piedi accanto al tavolo delle riunioni, prese una sedia e si accasciò lì. Il suo viso era cambiato e Nagi riusciva a leggerci una sorta di angoscia mista a rassegnazione.
"Erwin è tornato poco dopo che voi ve ne siete andati" incominciò la donna, e dal suo tono temeva che le notizie non erano affatto buone "la situazione con il corpo di Gendarmeria sta precipitando, ci hanno fatto implicitamente capire di voler chiudere il corpo di Ricerca"
Nagi aveva gli occhi sbarrati, ma allo stesso tempo non era sorpresa della cosa.
"Dobbiamo dimostrare di aver ottenuto risultati di qualche tipo, e delle semplici scartoffie non andranno bene. Servono i fatti" la voce di Hanji era rassegnata.
"Perché dovrebbero volere una cosa del genere?" chiese Nagi.
"Il motivo non è ancora chiaro. Ma non è tutto"
Nagi si chiese cosa potesse esserci peggio di quello, ma a quanto pare non aveva fatto bene i suoi calcoli.
"Erwin teme che ci siano delle spie"
Moblit era sbiancato, come d'altronde Nagi.
"E chi.."
"Non lo sa. Ma d'altra parte non è nemmeno sicuro sia così" fece una lunga pausa mentre i suoi sottoposti elaboravano la notizia "sta arrivando una brutta tempesta"
"Forse era meglio avere a che fare con i giganti" disse Nagi amareggiata.
"Per ora tutte le squadre sono in pausa, noi compresi, ma credo che dovremmo continuare e ottenere più risultati possibili. Forse in questo modo li renderemo consapevoli del fatto che questa armata serve all'umanità" la donna si era presa la testa fra le mani e Nagi osservò Moblit. Sembrava sul punto di fondarsi su di lei per consolarla, ma al posto di questo lo vide stringere i pugni talmente forte da far diminuire la circolazione.
"Forse dimostrarlo non servirà a nulla" constatò Nagi, la quale stentava a credere che bastasse così poco per convincere il corpo di Gendarmeria.
Hanji si alzò di scatto, gli occhi lucidi.
"Se l'armata Ricognitiva sparirà cosa ne sarà dell'umanità!? Cosa ne sarà della speranza delle persone, della libertà in cui tanto crediamo?" la donna le urlava contro quasi fosse colpa sua. Era frustrata, lei amava quel lavoro e credeva davvero di poter cambiare le cose un giorno. Ma evidentemente il resto dell'umanità non ci credeva, e considerava quei trecento soldati un'inutile spreco di risorse. Era come se nessuno credesse in loro. E questo feriva profondamente il suo caposquadra.
Le urla disperate della donna avevano attirato l'attenzione di Levi, che si stava dirigendo da loro dopo aver appreso la notizia da Erwin.
L'uomo irruppe nella stanza, frapponendosi tra Nagi e Hanji, ma lei provava la sua stessa emozione. Aveva paura e non voleva tornare a vagare tra quelle mura senza sapere cosa fare della sua vita. L'armata le aveva dato un motivo per poter continuare a lottare e le aveva dato speranza, cosa che ormai l'umanità sembrava aver perso.
"Hanji basta. Urlare non servirà a nulla, soprattutto contro i tuoi compagni" Levi si mise di fronte a lei e le strinse le spalle con le sue mani. Il contatto sembrò farla tornare alla realtà.
"Mi dispiace, Nagi" la donna tornò ad accasciarsi sulla sedia.
"Capisco quello che prova, comandante. Ma se c'è una cosa che ho imparato stando qui, e che Erwin stesso ci ha trasmesso, è che bisogna lottare. Se ci arrendessimo davanti a questo sarebbe come rendere vane le morti dei nostri compagni. Offriamo i nostri cuori" mentre diceva ciò portò il pugno sul petto, all'altezza del cuore.
Hanji sorrise.
"Erwin ha sempre avuto buon occhio per i soldati migliori"
Nagi rimase lusingata da quelle parole, e persino il capitano Levi sembrava concordare con Hanji, anche se il suo viso era rimasto inespressivo.
"Per ora non possiamo fare nulla. Attendiamo ordini di Erwin e quanto meno cerchiamo di capire se ci siano davvero degli infiltrati"
Hanji si rizzò in piedi e rivolse uno sguardo a Moblit, che era rimasto senza parole.
"Va bene. Parlerò anche con gli altri. Moblit, valli a chiamare" il ragazzo si mosse subito e uscì dalla stanza con ampie falcate.
"Potete andare" Levi accolse l'invito della donna e uscì dalla stanza, seguito da Nagi, che si era di nuovo resa conto di avere il suo mantello addosso.
Sperava di raggiungerlo alla fine del corridoio, dove era arrivato in poche falcate veloci, prima che qualcuno li raggiungesse e lei perdesse l'occasione.
Il tessuto caldo la avvolgeva da tutto il giorno e quel profumo ormai l'aveva inebriata. Persino durante la battaglia le dava l'illusione di essere come protetta.
Il gigante.
Nagi si osservò il mantello prima di attirare l'attenzione del comandante. Aveva delle macchie di sangue ormai rapprese. La ragazza quindi allentò immediatamente il passo e decise che sarebbe stato meglio lavarlo prima di restituirlo.
Così mentre si incamminava verso la sua stanza si ritrovò a riflettere sulla situazione.
Quelle che Hanji aveva dato loro erano delle informazioni ancora più significative rispetto a quelle che loro avevano raccolto. In quel momento la lotta contro i giganti passava in secondo piano.
Nagi iniziò a pensare in maniera quasi ossessiva a chi potesse essere l'infiltrato di cui parlava Hanji, ma non riusciva a venire a capo del problema. Nessuno aveva motivo di essere sospettato, e allo stesso tempo una parte di lei si rifiutava di accusare qualcuno dei suoi compagni.
Di sicuro però non poteva essere un soldato di basso rango, poiché di solito venivano informati solo del necessario. Era anche vero però che Nagi non sapeva che tipo di informazione la spia stava cercando. Nel caso più banale, sarebbe potuto benissimo essere un membro delle divisioni inferiori. La mente di Nagi volò subito a Herb e ai suoi compagni. No. Scosse forte la testa cercando di allontanare l'immagine. Inoltre loro si erano arruolati insieme e avevano intrapreso insieme quella strada, Nagi li conosceva benissimo e non aveva modo di pensare che fosse uno di loro.
Forse è qualcuno che si è arruolato non da molto.
Ma nel caso in cui fosse stato qualcuno di alto rango la cerchia di persone si stringeva, e andava ad includere anche lei.
Nagi entrò nella sua stanza e si sbottonò il mantello.
Prese il sacchetto nel quale era stato posto del sapone e notò con piacere essere lo stesso che davano ai membri delle divisioni più alte. Lo stesso di Levi.
Nagi si morse il labbro inferiore.
Iniziò a sfregare bene nei punti macchiati e a lavare via lo sporco, e mentre lo faceva si chiedeva se fosse stato saggio da parte di Hanji dire a lei e agli altri del sospetto che aveva Erwin. Ma d'altronde lei non aveva nemmeno specificato cosa avrebbe riferito alla sua squadra, e questo significava forse che si fidavano tanto ciecamente di lei piuttosto che dei loro compagni di una vita?
Il resto della giornata Nagi lo passò a pulire, fino all'ora di cena. Era stanca, ma allo stesso tempo voleva vedere cosa la sua caposquadra aveva riferito ai suoi compagni.
Con sorpresa constatò che non aveva parlato di infiltrati nell'armata.
Nel corso della cena, tra tutti, Moblit appariva il più silenzioso, e nemmeno sembrava mangiare molto, ma Nagi non gli prestò molta attenzione.
Quella notte ebbe un'incubo. Sognò una famiglia normale, legati da un legame così profondo da spezzare qualsiasi maledizione e qualsiasi forma. Sognò la madre, con degli occhi grandi e colmi di amore, che veniva uccisa brutalmente, e le grida di dolore dei suoi bambini, che piano piano si andavano a confondere con il canto del gallo che annunciava l'alba di un nuovo giorno.

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