L'ombra di Pharazon

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Non appena il giovane capitano dei Númenóreani Neri si fu allontanato dalla sala, così si rivolse Tar-Palantir a Erfëa: "Dure come adamante sono state le tue parole; tuttavia non saprei dire quanto veritiere. I miei sensi si indeboliscono ogni giorno di più e dell'antico potere è rimasto ben poco".

"Mio signore – gli rispose Erfëa – sono fermamente convinto di quanto ho affermato, e sarei pronto a pronunciare ancora tali parole, se necessario. Troppo a lungo Pharazôn ho tenuto a freno la sua ira, troppo a lungo ha atteso la sua vendetta. Egli è potente ora, proprietario di numerosi cantieri navali e di armerie. Ha molti alleati nelle nostre fortezze della Terra di Mezzo, specialmente nel Sud-Est del continente. Umbar è ormai caduta sotto il suo controllo e così pure altre città della costa. Non solo Númenóreani lo seguono, ma anche mercenari senza scrupolo e altri esseri malvagi. Devi considerare attentamente la mia preghiera, signore di Elenna. Entrambi vogliamo preservare il bene di Númenor e conosciamo quale debba essere la strada da percorrere". Tar-Palantir lo ascoltò con attenzione, infine sospirò: "Quanti anni sono trascorsi da quando le ultime vele giunsero alle nostre spiagge da Eressëa, onya? Invano ho atteso, durante tutto questo tempo, un segno dei Signori dell'Occidente. Eppure, mentre la tenebra comincia a infilarsi persino nel mio cuore morente, mi chiedo se la mia attesa debba ormai concludersi qui. Non ho la forza di attendere quel giorno, giovane Dúnadan. Non più".

Triste, Erfëa si congedò dal sovrano, ché la sua vista e il suo udito avevano osservato e ascoltato pensieri tali da rendere il suo animo stanco e depresso.

Rapidi, trascorsero i giorni di Lairë, mentre Ulmo riposava sotto le calme acque dell'oceano; e ancor più fulminei, ecco che nubi gravide di sventura si abbatterono su Númenor. Ombre si aggiravano, silenti eppure mortali: parola mai esse adoperavano, che altrove risiedeva la loro voce, ma osservavano, afferravano e istigavano, invisibili agli occhi dei mortali, eccetto quelli che si piegavano al volere che le comandava.

Molto crebbe in numero e potenza il partito dei Númenóreani Neri ed ecco essi ebbero un nuovo signore a guidarli. Lungo tempo egli aveva trascorso in esilio, lontano da Elenna, dimorando negli aridi deserti del Khand e del Variag; figlio e nipote di re, aveva raggiunto un potere quale mai nessun mortale era stato in grado di apprendere. Er-Mûrazôr veniva chiamato, Il Principe Nero; mai rivelò quale fosse la sua vera ascendenza, ché ben pochi tra i mortali erano in grado di sopportarne anche solo la vicinanza. In seguito, tuttavia, si apprese che egli era il Signore dei Nazgûl, inviato da Sauron di Mordor, per seminare discordia tra i Númenóreani, e sebbene egli celasse la sua vera natura sotto spoglie mortali, pure il suo mortale potere ebbe modo di manifestarsi in innumerevoli occasioni, durante la sua permanenza a Númenor; presto entrò in contatto con Pharazôn e lo trovò utile per i suoi malvagi scopi. Naturalmente, ben poche di queste notizie giunsero a Tar-Palantir, ché egli prestava ascolto solo ad antiche vicende accadute in tempi remoti; sovente si recava alla grande torre che dava sulla baia di Elenna, scrutando l'oceano in cerca delle vele provenienti da Tol Eressëa, senza fortuna.

Infine, non potendo ritardare oltre, Tar-Palantir si decise a convocare il Consiglio dello Scettro e il Senato per valutare attentamente la situazione che si era venuta a costituire.

In quei giorni crebbe il timore per una nuova guerra civile, ché i Númenóreani Neri avevano accresciuto di molto la loro influenza, destando preoccupazione tra i Dúnedain; non appena fu deciso che il Consiglio dello Scettro e il Senato si sarebbero dovuti tenere a Yavannië, a metà del mese, entrambe le parti compresero l'importanza che le decisioni prese in quella assemblea avrebbero comportato.

Il Ciclo del MarinaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora