Congedatosi dal sovrano dei Noldor e da quanti erano nella sua corte, Erfëa si accinse a fare ritorno alla terra natia: erano ormai trascorsi sedici anni dalla sua dipartita e molto era cresciuta nel suo cuore la nostalgia per coloro che aveva abbandonato allorché, ancora giovinetto, si era imbarcato alla volta della Terra di Mezzo. Nel viaggio di ritorno lo seguì Arthol: grande amicizia era stata stretta fra i due principi ed essi, sovente, aprivano l'un l'altro i reconditi segreti che i loro cuori custodivano.
Al termine di una lunga traversata, il marinaio di vedetta sulla coffa annunciò essere prossime le spiagge di Rómenna, il porto orientale di Númenor. Alte grida di giubilo si levarono dall'equipaggio: lesti, i marinai si accinsero ad ammainare le vele, ché il vento era caduto ed essi avrebbero dovuto proseguire a remi, né questo parve lavoro troppo grave a chi era imbarcato; la vicinanza della propria dimora, infatti, aveva accresciuto in tutti la forza e le notti insonni parevano un ricordo del passato.
Spronata da una simile forza, la nave giunse dunque al porto di Elenna, ove fu accolta da una folle festante. Da alcuni giorni, infatti, si era sparsa la voce che avrebbero fatto ritorno alla terra natia i giovani principi. Ritto sulla fiancata della nave, Erfëa scorse Gilnar e Nimrilien attenderlo e il suo cuore fu colmo di gioia; sbarcato sul pontile, il giovane principe dell'Hyarrostar fu accolto dal suo popolo ed essi lo mirarono stupiti, ché Erfëa era divenuto invero un uomo quale pochi fra loro erano, ed alto e bello a vedersi era il suo sembiante. Parve a molti, abbigliato come era nelle vesti che gli Eldar della Terra di Mezzo gli avevano donato, che Erfëa fosse divenuto simile ai Primogeniti.
Lungo il tragitto che lo condusse a Minas Laurë, sua città natale, molte domande gli posero i suoi genitori, pregandolo di soddisfare la loro curiosità; eppure, ora che il figlio di Gilnar aveva mirato i volti cari, nel suo cuore era delusione ed essa trapelò nel suo volto. Questa non sfuggì, tuttavia, a Nimrilien ed ella così gli parlò:
"Nobile figlio, devi essere davvero molto stanco, dal momento che la tua lingua è muta e non presti attenzione alle domande che ti sono poste. Il tuo spirito è affranto ed il tuo sguardo spento".
Silente e scuro in volto, così Erfëa le rispose: "Veneranda madre, ogni tua parola corrisponde a verità; io però non intendo rivelare quale sia l'origine del mio male, per paura che il mio dolore possa sembrarmi maggiore, se fosse rivelato qui innanzi a voi".
Scuro in volto divenne allora Gilnar: egli non gli pose più alcuna domanda, né alcun suono si levò dalla sua bocca, ché oscure gli parevano le parole del figlio ed egli non ne comprendeva il significato.
Nei giorni successivi, crebbe l'inquietudine nel cuore di Erfëa ed egli prese a vagabondare da solo, sicché a molti parve che non avrebbe potuto scegliere nome migliore. Si recava sovente nei giardini di Armenelos, ove, qualunque fosse l'intento che lo conducesse in tale luogo, pure non sembrava appagato. L'umore di Erfëa mutò solo quando si sparse la voce che Numendil avrebbe invitato tutti i pari del Regno nella sua dimora: egli manifestò allora grande impazienza, sebbene nessuno riuscisse a comprenderne il motivo.
Giunse infine l'ultimo giorno di quel mese ed i principi dell'Hyarrostar si recarono ad Andúnië, ove vivevano i Signori di Númenor. Pochi saluti si levarono allorché essi varcarono la soglia del grande salone della reggia degli eredi di Silmariel, ché erano invisi ai principi della fazione dei Númenóreani Neri. Molte voci si levarono, tuttavia, allorché fecero il suo ingresso Erfëa, figlio di Gilnar ed Arthol, figlio di Nargon. Alcune dame presero a sorridere allorché costoro si inchinarono dinanzi al Signore della Dimora, ché erano belli nell'aspetto e cortesi nei modi; pure, sebbene Arthol si mostrasse disposto nei confronti di codeste fanciulle, il suo compagno mostrava minor interesse, intento com'era a discutere con Numendil di quanto aveva appreso nella Terra di Mezzo.
Nel momento in cui i festeggiamenti giunsero al culmine, Arthol, fatto cenno al suo compagno di seguirlo, così gli parlò: "Dove è dunque la fanciulla di cui mi parlasti? Mi rammarico di non vederla in tale luogo, ché ella allieterebbe il tuo cuore. Sei un giovane uomo e molte sono le dame che gradirebbero danzare con te; perché non oblii codesti tristi pensieri, che da troppo tempo dimorano nel tuo animo?"
Nulla poté rispondere Erfëa, ché in quel momento l'araldo annunciò ai presenti l'arrivo di Palantir e di sua moglie Silwen. Al loro apparire gli ospiti rivolsero loro deferenti inchini, ché egli sarebbe divenuto sovrano e, sebbene fosse del partito avverso agli Uomini del Re, pure coloro che erano suoi avversari avevano tema dalla sua lungimiranza e non osavano contrastarlo. Un'esile fanciulla, quasi occultata dall'ampia cappa bianca che ne copriva il volto, seguiva la coppia reale. Erfëa, naturalmente, come tutti gli altri principi suoi pari e i sudditi del regno, sapeva essere quella fanciulla Miriel, principessa figlia di Palantir e Silwen: non l'aveva mai vista in volto, tuttavia, poiché ella era solita trascorrere le proprie giornate in compagnia dei suoi precettori reali, lontana da occhi indiscreti.
Invano, i principi presenti in sala tentarono di scorgerne il viso, ché esso era occultato da una graziosa maschera impreziosita da perle: delusi, tornarono ai loro posti, rammaricandosi che il carattere della principessa fosse così schivo da evitare di mostrare il suo aspetto in pubblico. Con il trascorrere delle ore, tuttavia, essi parvero dimenticarsi di Miriel e concentrarono la loro attenzione sul vino e sulle altre dame presenti al banchetto. Sorse infine la Luna, eppure ancora i festeggiamenti erano lungi dal concludersi, ché Palantir si levò in piedi e colmato il suo calice di biondo nettare, così si rivolse a quanti erano con lui:
"Signori e Dame di Númenor, Padri dell'Isola e Custodi dell'Antica Tradizione, vi invito a levare in alto i vostri preziosi calici, ché questa sera accogliamo coloro che ritornano a noi dopo lunga assenza; brindiamo, dunque, ad Arthol e ad Erfëa, Cavalieri del Regno!"
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Il Ciclo del Marinaio
FanfictionQuesto ciclo di storie si ispira al mondo fantastico creato da J.R.R. Tolkien e include al suo interno una serie di racconti ambientati a Numenor e nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era. Il protagonista principale maschile è un principe numeno...