37. Sano come un pesce

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Akihiro, come mai gli era successo prima di quel momento, era ridotto ad un fascio di nervi febbricitanti. Sentiva la pelle del collo e delle guance bollente, aveva il petto ansante, i capezzoli inturgiditi e il sesso in procinto di scoppiargli.

Una serie di brividi gli fecero sussultare le spalle e la colpa non era dell'arietta fresca che faceva svolazzare le tende della sua camera da letto. No, era lo sguardo lussurioso di Percy a fargli ricoprire la pelle di brividi e a restringergli i testicoli.

Akihiro emise un gemito vergognoso quando Percy gli posò due baci languidi nell'interno coscia. «Percy... Datti una mossa», asserì il chirurgo, muovendo una mano, pronta a circondarsi il sesso per avere un minimo di sollievo, ma Percy fu lesto nel scacciargliela prima che riuscisse a toccarsi.

«Ah-Ah, no, no, caro dottorino. Questo è tutto mio», lo rimbeccò Percy, sexy e scherzoso.

Quando Akihiro avvertì la pallina del piercing sulla lingua di Percy proprio sopra i testicoli e che mano a mano iniziava a scendere con lentezza inesorabile sul perineo, mandò a farsi benedire tutta la sua compostezza, la sua educazione e i suoi modi di fare da regale, come spesso gli aveva detto Silas, ed urlò: "porca puttana, quel piercing!", inarcando la schiena sul letto.

Sentì il sogghignò di Percy, la testa infilata letteralmente tra le sue gambe, poi Akihiro mugugnò parole sconnesse in giapponese quando le labbra del suo ragazzo si posarono proprio lì, proprio in quel punto intimo e sensibile che mai nessuno prima di Percy aveva avuto l'ardire di baciargli e leccargli.

Ma Percy lo fece, eccome se lo fece, con quella meravigliosa lingua dotata di piercing, che gli ridusse il cervello e i muscoli in un'unica massa gelatinosa.

«Watashi wa shinu», brontolò, afferrando saldamente i morbidi capelli rosa e biondi del ragazzo.

Percy mugugnò il suo apprezzamento, dopo avergli lasciato un ultimo bacio tra le natiche, si spostò sui testicoli e sulla punta del sesso rossastro del chirurgo, che succhiò per qualche attimo.

«Qualsiasi cosa tu abbia detto, Aki, è stata sexy. Mi hai quasi fatto venire. Ho scoperto di avere un feticcio per tutto ciò che è asiatico», brontolò Percy, leccandogli nuovamente l'umidità sulla punta del sesso e l'ombelico, mugugnando il suo apprezzamento e strusciando la punta del naso sullo stomaco di Akihiro. «Hai un odore così buono, non saprei nemmeno definirlo», sospirò. «E il sapore... Santo Apollo mio. Sto seriamente diventando dipendente da tutto questo».

Non dirlo a me.

Akihiro, che era quasi giunto al limite, lo afferrò saldamente per la nuca e gli inclinò il capo verso le labbra. «Ho detto che sto per morire, Percy», ringhiò, poi lo baciò, stordendolo, stordendosi. Percy aveva gli occhi languidi, grandi e privi di trucco. Akihiro gli morse una spalla, poi baciò anche quel punto di pelle sensibile. «Se non ti muovi, finirai per farmi secco».

Sul viso perfetto di Percy si allargò uno di quei sorrisi che, Akihiro ne era certo, dovevano far parte del repertorio di un porno attore.

«Preferisco farmi te che farti secco, Aki».

Akihiro gemette quando Percy gli afferrò l'erezione, gli strofinò la punta con il pollice e spinse il suo sesso eretto tra le natiche umide e sensibili del chirurgo. Si strusciarono per un po', Percy fece scontrare le loro erezioni, si leccò una mano e li masturbò, portando più di una volta Akihiro ad un passo dall'orgasmo.

«Dottorino...?»

«Gesù, Percy, ti devo fare un disegnino con i pastelli colorati?» si lagnò Akihiro, e nememno quello era da lui.

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