14. Il mio +1

1.1K 87 58
                                    

«Percival, se non sono io a chiamarti, non sentirei mai la voce di mio figlio», disse Megan McCallister, utilizzando quel suo irritante tono di voce fintamente nasale.

«Soffiati il naso, mamma», rispose Percy, tentando di calmare il suo nervosismo, osservando la graziosa faccia confusa di Akihiro.

«Non ho il raffreddore», replicò Megan, infastidita. Sua madre era sempre infastidita quando dialogava con il suo meraviglioso figlio mal riuscito.

«Allora non capisco perché continui a parlare con quel tono di voce nasale. Hai fatto il botox anche al naso?»

Sua madre emise un sospiro, Percy abbozzò un sogghigno anche se non poteva vederlo. «Quando imparerai ad essere un ragazzo serio, Percival?»

Le labbra di Percy si ridussero immediatamente in una linea sottile e tesa. Sua madre e suo padre gli ripetevano quella domanda da tanti di quegli anni che Percy non si ricordava più quando avevano iniziato.

Forse, quando durante la classe di teatro in quarta elementare aveva chiesto alla maestra se poteva essere lui ad interpretare Crudelia Demon e non quell'odiosa di Kelly Brighton.

Oppure, quando, a diciassette anni, l'allenatore di nuoto lo aveva sorpreso con una mano nel costume di Jonah Peterson negli spogliatoi della piscina.

Però, a prescindere da ciò che riteneva la sua famiglia piena di finti aristocratici, Percy era un ragazzo serio. Era un ragazzo a cui piaceva scherzare, sdrammatizzare e fare tutte quelle cose assolutamente innocue, ma che i McCallister non avevano mai approvato perché non rientravano nel mondo della medicina o nel mondo accademico in generale. Insomma, erano a prescindere tutte cose poco serie.

Eppure, un giorno, non troppo lontano, Percy avrebbe fatto scoppiare il botox di sua madre facendogli vedere le foto che i medici che lei tanto stimava ed elogiava si scattavano insieme alle Drag Queen del Pepper Club. C'era anche Percy tra quelle Drag Queen nei panni di Gigi Vuitton, ovviamente.

«Madre, a cosa devo questa telefonata? Se non sbaglio, ti ricordi di sentire la voce di tuo figlio solo quando c'è qualche evento a cui devo presenziare giusto per far credere agli ospiti che siamo una fantastica famiglia unita. Una famiglia che sostiene le mie scelte di vita», precisò Percy, sarcastico.

Sua madre emise il secondo sospiro. Ah, a Megan piaceva molto sospirare con fare melodrammatico quando dialogava con il suo terzo figlio. Forse, quello era l'unico tratto che avevano in comune lui e Megan McCallister: la teatralità.

«Tua sorella Lilian è tornata dal suo viaggio di lavoro a New York quindi ho pensato di organizzare un brunch per domenica insieme alla famiglia ed ad alcuni amici. Sei pregato di presenziare, Percival».

Percy inclinò il capo verso destra, appoggiandosi con il mento sopra la mano, Akihiro non aveva mai allontanato il suo sguardo attento da lui e quella cosa gli stava piacendo fin troppo.

Quella sera gli avrebbe infilato la lingua in bocca, così aveva deciso.

«Zia Prudence verrà?»

«Prudence ha detto di avere un impegno improrogabile».

Zia Prudence non aveva alcun impegno improrogabile, aveva solo le palle piene come Percy di essere bullizzata dalla sua stessa famiglia.

«E sentiamo un po', mamma, immagino che Richard verrà con Karol, come è giusto che sia, mentre Lilian... Lilian è ancora fidanzata con quel povero martire di Robert?»

Il terzo sospiro uscì dalle labbra a salsicciotto di sua madre. «No, si sono lasciati da un po' perché Robert non comprendeva la necessità di tua sorella di migliorarsi sempre di più professionalmente. Ora si sta frequentando con un avvocato penalista di nome Gary Lambert».

Il Mal Riuscito Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora