«Te lo giuro, Akihiro, se proverai ad uscirtene con la frase "non è come sembra", assolderò mia nonna e Jeremy per venire a torturarti», fu la seconda minaccia di Percy. La prima era stata quella di ardere tutto e tutti con un lanciafiamme.
Akihiro non sapeva di chi o cosa avere più timore: se del lanciafiamme, di nonna Florence e il suo matterello o se di Jeremy e del suo sguardo da serial killer sotto copertura.
Si andò a sedere accanto a Percy; si sentiva stanco, distrutto sia psicologicamente che mentalmente. Era anche fin troppo cosciente di aver sbagliato a sparire per tutte quelle ore, ma c'erano delle spiegazioni che avrebbe dato subito al suo ragazzo.
Certo, si riteneva sufficientemente intelligente per essere consapevole che delle semplici spiegazioni non erano sufficienti per sistemare ogni cosa andata storta quel giorno, ma potevano essere un inizio.
Akihiro odiava far soffrire o arrabbiare Percy. Sapeva anche che quella del suo ragazzo, in quel momento, era solo un'armatura che aveva indossato non appena Emile gli aveva aperto la porta e che gli stava trattenendo il pianto.
Il chirurgo aveva imparato a conoscere molto bene Percy e sapeva che il suo ragazzo iniziava con un arrabbiatura e terminava con un bel pianto.
Ma lui odiava sapere che era la causa della sua arrabbiatura e che sarebbe stata la causa di un suo ipotetico pianto.
«Ti ho scritto quel messaggio, dove annullavo la nostra pausa pranzo insieme, poco prima di entrare in sala operatoria. Mi è arrivata una chiamata d'urgenza dal pronto soccorso; un ragazzino di otto anni era arrivato con una ferita da affettatrice alla mano destra. Si era ferito mentre provava ad imitare il padre che possiede una macelleria. L'ho tenuto sotto i ferri per tre ore per cercare di non fargli perdere l'utilizzo della mano, quando sono uscito dalla sala operatoria, Percy, non mi ricordavo nemmeno come mi chiamavo perché un punto debole che ho nel mio lavoro è proprio quando mi tocca operare i bambini», raccontò. Si fermò per prendere una lunga boccata d'aria.
Percy continuava a rimare in silenzio.
Akihiro si accorse solo in quel momento dell'assenza di trucco, della canotta celeste troppo larga e dei jeans impolverati di farina che indossava. Doveva aver staccato da poco dalla pasticceria, non aveva nemmeno idea di che ore fossero.
In qualsiasi situazione, però, Percy per Akihiro era sempre bellissimo.
Si passò una mano tra i capelli. «Lui è Emile, il mio ex ragazzo di quando ho vissuto a Parigi. Ci siamo rivisti oggi, dopo anni. È un infermiere e mi ha accompagnato a casa perché ero stravolto, Percy; Silas non poteva accompagnarmi e lui si è offerto perché non ero in grado di guidare. Però, se prenderai il telefono, potrai vedere che ti ho scritto un messaggio che credo tu non abbia letto. Ti avevo chiesto se più tardi sarei potuto venire a casa tua per spiegarti tutto. Lo so, ho sbagliato a scomparire, ma alcune volte anche io non riesco a gestire le emozioni e... commetto errori».
Percy non rispose, rimase con le labbra strette e gli occhi leggermente lucidi. Prese il telefono e lesse velocemente il messaggio che Akihiro gli aveva inviato.
«Io so che tu adesso starai pensando che sono venuto in America dalla Francia per riprendermi Akihiro», parlò Emile, improvvisamente.
Percy girò di scatto la testa verso il ragazzo francese, ma continuò a rimare zitto. Si limitava ad osservarlo attentamente.
Emile e Percy erano diversi su molti aspetti. Percy era eccentrico mentre Emile indossava semplici abiti basic e portava i capelli del suo biondo naturate; Percy era chiacchierone, quando non cadeva in lunghe e preoccupanti pause silenziose, mentre il suo ex parlava il giusto, era moderato.
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Il Mal Riuscito
ChickLitMotivi principali per il quale sono il figlio Mal Riusciuto: sono l'ultimo, non sono per niente etero e odio la Medicina. Al quarto posto c'è il mio lavoro, che spiegherò in seguito, e al quinto è che ho deciso di diventare vegano. Odiare la Medic...