40. Muffin ai mirtilli

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C'è qualcosa che non va.

Un pugno di farina, che doveva volare ad ottanta chilometri orari, gli si schiantò dietro la nuca con precisione millimetrica.

«Oh, santo paradiso delle drag queen!» esclamò Percy, facendo ricadere, producendo un gran fracasso, la teglia per croissant che stava lavando nel grosso lavandino industriale.

Con una mano insaponata iniziò a scrollarsi la farina di dosso, ma finì solo per appiccicarsela maggiormente alla pelle. Percepì la stessa sensazione di umidità appiccicosa di quando si faceva le maschera ai fanghi d'alga per prevenire le rughe e per evitare un giorno di assomigliare a suo padre, ovvero, ad una prugna secca lasciata al sole per quaranta giorni e quaranta notti.

«Ora sì, che sei pronto per la frittura», asserì nonna Florence alle sue spalle. Percy voltò il capo e la trovò con le mani sporche di farina, armi del delitto, poggiate contro i fianchi tondeggianti. 

«Stavolta perché mi hai schiaffeggiato con la farina?» domandò Percy a sua nonna.

Nonna Florence inarcò un sopracciglio ed incrociò le braccia ancora muscolose, per avere più di settant'anni. Un vero schiaffo contro il viso di nonna Florence avrebbe fatto girare la testa di trecentosessanta gradi a chiunque.

«Non so, dimmelo tu, Percy. Quella teglia, più che lavarla, la stai scartavetrando».

Percy sbuffò, aprì l'acqua e si sciacquò le mani, ignorando lo strato di melma che doveva essersi formato dietro la nuca.

«Ho un po' di pensieri».

Nonna Florence mugugnò qualcosa che Percy non riuscì a decifrare, poi si scrollò la farina dalle mani con due colpi secchi contro il vecchio grembiule scolorito ed indicò a Percy con il capo le sedie addossate in un angolo, vicino alla finestra, accanto al piccolo tavolino che giornalmente usavano per pranzare in pasticceria.

Percy seguì sua nonna come una pecorella smarrita seguiva un Border Collie.

«Esponimi questi pensieri», disse la nonna di Percy.

Percy emise un sospiro prolungato ed inarcò le spalle verso l'interno. Non provava quella brutta sensazione di oppressione mista a malessere da parecchio tempo. Solitamente, si sentiva oppresso e di malumore per colpa dei McCallister, ma quel giorno la sua famiglia paterna non centrava nulla.

Zio Tristan sbucò dalla porta che conduceva al negozio, osservò sua madre e suo nipote seduti a tavolino ed inclinò il capo. «C'è una riunione di famiglia di cui non ero a conoscenza?»

Percy non rispose, continuando a sospirare come una donna aristocratica del settecento afflitta dal dolore.

«Nostro nipote ha dei pensieri», rispose Florence.

«Pensieri riguardo cosa o chi?» chiese Tristan.

«Il mio sesto senso da anziana mi dice che c'entra il dottore».

«Il mio sesto senso da cinquantenne, invece, mi sta facendo capire che non sono molto sicuro di voler partecipare a questa riunione di famiglia. Credo che andrò a pulire la vetrina delle paste per la colazione», replicò Tristan, per poi sparire come da sua abitudine; ma Percy era certo che suo zio con un orecchio avrebbe ascoltato la conversazione che a breve avrebbe avuto con sua nonna per poi ricomparire dal nulla e dare una delle sue rispose coincise ed enigmatiche allo stesso tempo su cui Percy avrebbe rimuginato per l'anno e mezzo seguente.

Nonna Florence diede un paio di pacche contro il ginocchio di Percy, impolverandogli la stoffa del pantalone di farina. «Cosa ti passa per la testa, Percy? Mi tocca davvero minacciare quel dottore con il matterello? Pensavo che almeno lui si sarebbe risparmiato questa mia tortura. Sai, non ho più l'età per rincorrere i giovanotti».

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