13. Sushi vegano

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Quando Akihiro si sedette sul sedile del guidatore della sua auto aveva il cuore che gli batteva talmente forte nella cassa toracica da assordarlo. Respirò profondamente, annusando, senza riuscire ad evitarlo, il dolce profumo del suo passeggero.

Io non sono portato per gli appuntamenti. Farò un disastro, lo so. O dirò qualcosa che lo offenderà perché quando sono nervoso divento un bastardo. Discuteremo come al compleanno di Richard, dannazione.

Si fece un immaginario segno della croce, anche se non era cattolico, e mise in moto.

Mentre si immetteva in strada, lanciò una fugace occhiata a Percival. Aveva le mani bloccate tra le cosce e fremeva sul posto, agitandosi sul sedile, lanciando occhiate verso lo stereo dell'auto. Non riusciva ad analizzare quelle occhiate con precisione perché aveva indossato un paio di vistosi occhiali rossi di Versace; era pieno giugno e, nonostante fossero quasi le sette e mezzo di sera, la luna non aveva ancora preso il posto del sole nel cielo.

«Tutto okay?» gli domandò, riportando gli occhi sulla strada.

«Mmmh, sto tentando di tenere a bada le mie mani perché hanno troppa voglia di toccare quello stereo, che sembra proprio essere la fine del mondo», rispose.

Quella semplice frase giunse come una promessa erotica alle orecchie di Akihiro, che strinse con forza le mani attorno al volante per calmare i bollenti spiriti.

Inarcò un sopracciglio. «Guarda che puoi accenderlo. Mi piace la mia auto, ma non sono nemmeno uno di quei fissati che non la fanno toccare a nessuno».

Percival emise un urletto squillante e, nel giro di due secondi, aveva già acceso lo stereo, borbottando: «Fantastico. Meraviglioso. La mia Opel scassata se lo sognerebbe». 

Poi buttò fuori un altro verso di gioia, facendo venire quasi un infarto ad Akihiro ed esclamò: «Spice Girls!»

Il volume della musica divenne assordante, soprattutto per il chirurgo che era abituato ad ascoltare, quando viaggiava in auto, solo podcast su temi di attualità ad un livello di volume sostenuto; Percival iniziò a ballare sul posto, gesticolando con le braccia, rischiando pericolosamente di colpire Akihiro sul mento, e cantando:

«Yo, I'll tell you what I want, what I really, really want.
So tell me what you want, what you really, really want.
I'll tell you what I want, what I really, really want.
So tell me what you want, what you really, really want.
I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha)...
I wanna really, really, really wanna zigazig ah...»

Per più di tre minuti di canzone, Percival non fece altro che cantare Wannabe insieme alle Spice Girls. Per il chirurgo fu difficile mantenersi concentrato sulla strada perché l'essere umano canterino che aveva seduto accanto era una grandissima fonte di distrazione.

Quando finì la canzone erano quasi giunti a destinazione ed Akihiro si arrestò davanti ad un semaforo. Gli venne in mente la prima volta che aveva visto Percival ballare nella sua Opel sgangherata; sorrise spontaneamente, pensando a come gli eventi fossero cambiati da quel giorno.

«Ah, è stato soddisfacente. Adoro questa canzone», affermò Percival, abbassando il volume della radio. Si girò verso Akihiro e gli occhiali gli scivolarono sul ponte del naso perché sgranò gli occhi. Si portò entrambe le mani al centro del petto. «Hai un sorriso da infarto fulminante», continuò a parlare, atteggiandosi con quei suoi modi eccessivamente teatrali.

Akihiro roteò gli occhi poi li riportò sulla strada, il semaforo era diventato verde. Non si era nemmeno accorto del sorriso spontaneo che gli era nato sulle labbra, ma con Percival vicino era difficile trattenersi. Sorridere con lui era fin troppo facile.

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