Capitolo 6

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Drin Drin.

Sento la sveglia suonare, è già ora di alzarsi? Mi rigiro tra le coperte, finendo a pancia in giù. Mi stiracchio dolcemente, sentendo tutte le vertebre allungarsi. Apro gli occhi lentamente, mi tocco il viso con la mano sinistra, per cercare di capire se sto ancora sognando. Sento un rumore appena percettibile provenire dall'altra parte della casa. No, non sto sognando, sarà stato Ian. Mi giro sul fianco, prendo il cellulare e spengo la sveglia, che altrimenti sarebbe suonata di nuovo tra cinque minuti. Ho deciso di usare quella del cellulare, per evitare ulteriori ritardi a causa della mia sveglia rossa, sul comò, accanto alla lampada. Mi alzo dal letto con un po' di fatica e raggiungo il bagno. Prendo lo spazzolino viola dal bicchiere di coccio sul lavandino e dopo aver messo sulle setole il dentifricio, sempre da dentro il bicchiere, comincio a spazzolarmi i denti. Con gli occhi socchiusi mi guardo allo specchio. Il mascara è colato sulle occhiaie, enfatizzandole. Sembro un piccolo panda. Ieri mi sono dimenticata di struccarmi. Ora che ci penso non ho neanche cenato, mi sono addormentata di colpo. Arrossisco leggermente nel ricordare il motivo della mia stanchezza. Apro il rubinetto e mi sciacquo la bocca. Con un batuffolo di cotone cerco di togliere il mascara colato. Storco la bocca nel notare di non essere riuscita in pieno nel mio intento e mi sciacquo il viso. Apro il mobiletto bianco a sinistra, accanto allo specchio e prendo la crema. Ne prelevo un po' dal vasetto e la spalmo su viso e collo, picchiettando con le dita. Prendo la spazzola sul ripiano sopra il lavello e cerco di sciogliere i nodi, formatisi durante la notte. Lego i capelli ordinatamente, in una coda alta. Prendo la trousse dal mobiletto a destra e comincio a stendere il fondotinta con il pennello. Applico un po' di mascara sulle ciglia e stendo il blush sulle guance. Finito di truccarmi, ripongo tutto nel mobiletto ed esco dal bagno. Mi avvicino all'armadio per prendere i miei vestiti di lavoro e noto con sorpresa che sono già pronti, stirati e piegati sull'armadio basso dell'intimo, accanto a quello alto. Ian, sicuro è stato lui. Li prendo e mi vesto velocemente. La camicia bianca sa di lavanda, sniffo il colletto, ipnotizzata da quel buonissimo profumo. Scendo dalle scale e trovo Ian, come al solito, in cucina.

< Buon giorno! > Dico con un grande sorriso stampato in faccia. Ian si gira e mi sorride.

< Ehi... come mai di buon'umore di prima mattina? Di solito sei come un fantasma demoniaco che vaga per la casa... > Dice tra un sorso di caffè e all'altro. Lo fulmino con lo sguardo, mentre mi avvicino al lavello per prendere un bicchiere d'acqua. Sempre gentile lui. Poso il bicchiere dentro il lavandino e mi giro verso Ian, avvicinandomi al tavolo di legno. Gli prendo un biscotto dal piattino vicino la tazza, giusto per farlo incazzare. Con la mano sinistra gli sposto i capelli nel verso opposto di come li ha accuratamente pettinati.

< Ora hai rotto il cazzo! > Sbotta, alzandosi di scatto dallo sgabello. Spalanco gli occhi dalla sorpresa e per la paura di cosa mi possa fare. Non appena capisco che si sta girando verso di me, comincio a correre verso il salone per prendere la borsa.

< Fermati! > Mi urla dietro. Cazzo ho esagerato. Non faccio in tempo a mettermi entrambe le ballerine che lo sento a due passi da me; così con una sola ballerina ai piedi e l'altra in mano, esco di casa, sbattendogli la porta sul naso. Per un pelo, faccio un respiro di sollievo. Percorro tutto il vialetto cercando di non mettere il piede nudo a terra.  Quando sono abbastanza lontana da casa, mi fermo per mettermi l'altra scarpa. I passanti mi osservano, non è da tutti i giorni vedere qualcuno che corre e zoppica allo stesso tempo con una sola scarpa. Mi accorgo di essermi dimenticata il giacchetto, sbuffo, oggi le previsioni davano forti folate di vento, spero di no congelarmi. L'insegna della paninoteca mi appare davanti gli occhi e con calma la raggiungo. Apro la grande porta a vetro e il campanello segnala la mia entrata. Josh come al solito mi aspetta dietro il bancone con un sorriso smagliante. Mi avvicino a lui per salutarlo.

Give me a reason...to hate youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora