Capitolo 11

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Un forte bagliore di luce mi acceca gli occhi. Ma che caz... Sbatto le palpebre lentamente, cercando di abituarmi a quella tanta luminosità. Cerco di muovere il mio corpo intorpidito in quello che sembra un letto o forse un divano... Sono così confusa, tutto quello che mi ricordo, è di essere andata alla festa di Sam. Finalmente il fastidio agli occhi diminuisce, permettendomi di vedere, anche se in modo molto sfocato. Con estrema fatica m'isso sulle braccia, per cercare di mettermi seduta. Brutta mossa. Appena alzo la testa, un capogiro mi fa cadere in dietro, sprofondando nuovamente sul cuscino. Sento la testa scoppiare, come se con un trapano cercassero di scavare, formando un tunnel che va da entrambe le parti. Stringo i capelli tra le mani. Li tiro con forza, sperando che in qualche modo quel dolore possa sovrastare la terribile emicrania. Che stupida. Porto le ginocchia al petto, disperata, non sapendo cosa fare per mettere fine a tutto quel dolore.

< Aaaa > Un piccolo urlo esce dalla mia bocca, sono disperata. Sono una vera fan dell'alcol, ma è proprio in questi momenti che ricordo il motivo per cui Ian cerca di vietarmi il più possibile questi liquidi spappola fegato. Il mio corpo risente molto del dopo sbornia, tanto che molte volte è capitato di esserne torturata anche per diversi giorni. Provo ad alzarmi nuovamente, questa volta con un po' più di facilità, anche se ugualmente con grande sforzo. Trascino i polpacci giù dal letto, poggiando i piedi a terra. Rabbrividisco per quell'incontro, il pavimento appare ghiacciato a contatto con il mio corpo in fiamme. Con uno scatto tolgo le coperte da dosso, diventate ormai troppo ingombranti. Fa caldo... molto caldo. Poggio i gomiti sulle ginocchia e con le mani mi stropiccio gli occhi, sperando che ciò aiuti a farmi recuperare un po' di vista, il che aiuta; ma giusto un po'. La testa comincia a martellare con più forza, sbuffo, incapace di sapere cosa fare per si che tutto questo dolore possa finire. Ho l'istinto perverso di sbattere ripetutamente la testa contro il muro, di certo riuscirebbe a distrarmi da queste ripetute e fastidiose pungolate. Il mio sguardo vaga confuso per la stanza. È la mia camera. Come ci sono finita qui? Mi gratto la testa con la mano sinistra, cercando di ricordare gli eventi di ieri sera, ma l'emicrania me lo impedisce. Dopo tre minuti di tentativi, riesco finalmente a reggermi con le gambe, ma ancora non in modo del tutto stabile. Cerco di dirigermi verso il bagno, reggendomi lungo la parete, per evitare di cadere a terra. Apro il rubinetto, l'acqua è gelata, metto le mani sotto il forte getto, facendo si che degli schizzi raggiungano lo specchio dinanzi a me. Mi sciacquo la faccia, con la speranza di riuscire a svegliarmi e di dare un po' di sollievo ai miei occhi stanchi. Mi osservo allo specchio, il mio viso, tempestato di mille goccioline ha un aspetto orribile. I miei occhi sono rossi e gonfi, come se non avessi chiuso occhio per giorni, il trucco è colato su tutto il viso, righe di mascara ricoprono gli zigomi, per poi curvare e salire verso la fronte. Anche i dorsi delle mani sono sporchi di trucco. Prendo lo struccante dal cassetto in alto a sinistra, stando molto attenta a non sbattere nel richiuderlo, per evitare che i chiodi nella mia testa scendano ancora più in profondità. Comincio a pulirmi da tutto quello sporco, sfregando con insistenza, quasi come se volessi pulirmi letteralmente da tutto. Esco dal bagno, ora riesco a reggermi anche senza l'aiuto del muro. Tocco nuovamente il mio viso, cercando nel cassetto dei ricordi, gli eventi di quella sera. Un paio flashback mi si presentano davanti gli occhi. Mi ricordo di aver salutato Sam e di aver perso lui e Josh tra la folla. Poi ho passato la sera bevendo da sola, no, non è vero, ero con Louis. O mio dio... spalanco gli occhi nel ricordare di come ballavamo insieme, il modo in cui mi toccava, il modo in cui baciavo ogni parte di lui. Stringo tra i denti il mio labbro superiore, imbarazzata da questi ricordi, quella non ero io... non posso essere io. Mi dirigo nuovamente verso il letto, girandomi poi verso l'orologio, sono le 11:00, il mio turno inizia alle 16:00. Sbuffo, oggi non mi va proprio di recarmi a lavoro, ma suppongo di essere obbligata. Vado verso il piccolo mucchio di panni formatosi sulla scrivania e pesco una maglietta larga a maniche corte. La infilo, lasciando così le mie gambe, nude, rabbrividire nell'essere sfiorate dall'aria gelida della mattina. Avvisto il vestito dell'altra sera ordinatamente appeso su una stampella, agganciata sul manico d'accaglio dell'armadio. Qualcuno me l'avrà sfilato, lasciandomi solo in intimo. Strabuzzo gli occhi appena mi rendo conto dei miei pensieri, spero sia stato mio fratello. Cerco di coprire le mie guance arrossate con i palmi delle mani, cosa alquanto inutile visto la grandezza di quest'ultime. Che imbarazzo, pensa se fosse stato qualcun altro. Avvertendo un lievissimo miglioramento dell'emicrania, cerco nuovamente di ricordare, ripercorrendo pian piano i passi percorsi durante la festa di ieri sera. L'ultima cosa che mi ricordo è Niall che tempestivamente cerca di intromettersi tra me e Lou. E poi? Mi gratto la testa, confusa da tutto ciò. Aspetta da quand'è che chiamo Louis così? Deglutisco rumorosamente, la gola mi brucia un po'. Il mio sguardo vaga su tutta la stanza, semi buia. Mi domando se Ian è ancora in casa, forse lui potrà riempire alcune delle mie lagune. Non appena scendo giù nel salotto, sono investita da una luce accecante, chiudo gli occhi d'istinto, cercando di coprirmi con il braccio, per impedire che quella tanta luminosità possa oltrepassare le mie palpebre. Troppo tardi, serro la mascella quando sento gli occhi infiammarsi. Mi stropiccio gli occhi, cercando di abituare la mia vista a tutta quell'intensità improvvisa. Noto con impazienza la mia vista migliorare molto lentamente e con gli occhi semi chiusi, cerco di dirigermi verso la cucina. Le serrande sono quasi del tutto abbassate, segno che Ian è fuori. Oggi non deve lavorare, forse è uscito con qualche amico o sta ancora a letto, quel dormiglione... apro il frigo nella speranza di mettere qualcosa sotto i denti, pessima idea. Tutti gli odori sono amplificati, arriccio il naso per l'intenso fastidio che mi provoca tutta quella roba. Ora che ci penso ho anche lo stomaco chiuso, quindi è inutile sforzarmi di mangiare qualcosa che mi nausea terribilmente, cioè tutto. Vado al bagno che dà sul salotto per aprire l'armadietto dei medicinali e prendere un'aspirina. Dopo averla messa nell'acqua, mi stendo sul divano di finta pelle, chiudendo gli occhi, per poi aprirne uno, per fissare il bicchiere che tengo saldamente per il bordo, proprio sopra la mia testa. Osservo il medicinale dissolversi nell'acqua, per poi trasformarsi in milioni di bollicine che fanno a gara per arrivare prime in superficie. Chiudo entrambe le palpebre e mi concentro nel sentire quel leggero frizzo dell'acqua. Avvicino il bicchiere alle mie labbra e bevo quel liquido quasi dolciastro per poi aspettare che almeno un po' di quel dolore al cervello mi passi.

Give me a reason...to hate youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora