𝐜𝐡. 𝐝𝐨𝐝𝐢𝐜𝐢 | 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨.

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Magnus Bane, il celebre sommo stregone di Brooklyn, era stato chiamato all'istituto per analizzare il corpo del Dimenticato e per accertare che non ci fossero segni di magia al suo interno.

«Quanto ti manca?» domandò Isabelle entrando nella sala.

Magnus era impegnato ad analizzare il corpo «La pazienza è una virtù, mia cara.»

«Sbrigati, voglio mettere le mani su questa creatura.»

«Come sta Kyle?» chiese lo stregone «Speravo di avere sue notizie dopo averla quasi prosciugata.»

«È in putrefazione» affermò disgustata Izzy «Comunque Kyle sta bene, si è ripresa alla grande.»

«E con Alec, come sta andando?»

Isabelle si fermò e lo guardò confusa.

«Oh, suvvia Isabelle! Sappiamo entrambi che c'è qualcosa tra quei due, anche un cieco lo vedrebbe» fece Magnus.

«Mio fratello non è un tipo molto espansivo» sbuffò leggermente Isabelle.

«Suppongo che con l'arrivo di Clary e il ritorno di Valentine...»

«E il dover gestire l'istituto e l'invita del Clave...»

«Che altro?» chiese Magnus a se stesso «Oh, che fa da babysitter a Jace.»

«E sopportare i miei che gli cercano una moglie» concluse Isabelle lasciando sconvolto lo stregone.

«Immagino che stia solo facendo il suo dovere» disse lui serio.

«Non tutti hanno il lusso di seguire il proprio cuore» esordì Isabelle freddamente.

Dopo un po' Magnus domandò «Lei lo sa?»

«No» rispose lei «Neanche Jace lo sa.»

Entrambi rimasero in silenzio fin quando Kyle non arrivò.

«Izzy, potevi avvisarmi che il mio secondo stregone preferito era qui» affermò Kyle.

«E chi sarebbe il primo?» chiese Magnus facendo il finto offeso.

«Mio cugino» rispose «Allora, cosa fate di bello? Mi sto annoiando» domandò affiancando la Lightwood.

«Esaminiamo la nostra nuova affascinante creatura soprannaturale» le rispose.

«Ew!» esclamò Kyle disgustata dal Dimenticato.

«Dato che ti stai annoiando porteresti portare i primi risultati degli esami, fiorellino?» le chiese Magnus.

«Certo» fece la bionda prendendo in mano la cartellina e tornando al piano terra.

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Kyle lo aveva cercato per tutto l'istituto e quando giunse nella principale sala addestramento lo trovò.

Kyle poteva ammirare davanti a sé Alexander in tutta la bellezza.

Era a petto nudo e colpiva con forza il sacco da box. Kyle godeva della visuale della sua schiena muscolosa ricoperta di rune.

Era sexy.

«Kyle.»

Il Lightwood si accorse della sua presenza e fermò il sacco.

Lo sguardo di Kyle si spostò lungo il corpo di Alec e rimase senza parole.
Era perfetto.

Alec si diresse verso la panca accanto e si rivestì con la giacca che aveva poggiato sopra.

«Non c'è bisogno che ti rivesti per me» mormorò Kyle.

Alec fece finta di non sentire e si mise comunque la giacca, lasciando però la cerniera aperta.

Mordendosi il labbro inferiore Kyle fece qualche passo avanti e gli porse la cartella.

«Sono i primi risultati dell'autopsia.»

«Perché gli porti a me?» domandò «Portali al capo dell'istituto.»

«Tu sei al capo» affermò Kyle «Almeno non in via ufficiale, ma lo sarai.»

«No, ti sbagli. Non sarò mai il capo» disse ripassandole la cartellina e voltando il capo.

«Stai bene?» chiese la bionda preoccupata.

«Perché lo chiedi?»

«Beh, neanche un minuto fa stavi prendendo ripetutamente a pugni un sacco da box e quando sei tornato hai ignorato tua madre, completamente» gli rispose «E sì, l'ho visto.»

Alec la guardò, i suoi occhi passarono dalla testa ai piedi.

«Kyle è come se la mia vita fosse solo una falsa. Tutto quello che credevo non è...»

«...non è come pensavi.»

«Ho fatto di tutto! Per i miei genitori, per il Clave e ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto» si sfogò.

«Allora smettila» esclamò Kyle «Smettila di ascoltarli e inizia a vivere per te stesso.»

Poi aggiunse «Per una volta ascolta il tuo cuore, fai ciò che tu vuoi realmente fare e vedi cosa succede.»

«Stranamente sto per dirlo» Alec le si avvicinò «Hai ragione.»

«Io ho ragione in molte molte occasioni.»

Kyle gli rivolse un sorriso beffardo che fece ridere il ragazzo e poi lo fece sorridere.
Anche se piccolo quel sorriso riscaldò il cuore della bionda.

Gli porse nuovamente la cartellina e dopo che la prese si girò per andarsene.

«Kyle aspetta!»

Alec la afferrò dal braccio, facendola voltare.

«Cosa c'è, Alexander?»

«Io mi stavo chiedendo se...se ci vedi ancora come dei nemici, come qualcuno di cui non puoi fidarti.»

Inclinando la testa verso destra Kyle gli domandò il motivo di quella sua domanda e mordicchiò il labbro.

«Dimmi perché e io ti risponderò» Alec sospirò.

«Quando noi eravamo a Mystic Falls nella cella della tua scuola e ti abbiamo proposto quella specie di accordo, tu sapevi che era l'unico modo per mantenere al sicuro i tuoi amici. Sei venuta qui con la promessa di essere trattata alla pari e ci hai anche aiutato con le nostre ricerche. Non ti abbiamo promesso nulla e tu ci aiutavi e lo fai ancora.»

«Mi state promettendo la sicurezza dei miei amici» precisò la bionda.

«Ma resti qui, continui a rimanere a New York quando potresti scappare. E so che se lo facessi noi non ti potremmo trovare di nuovo. Sei furba, intelligente, stratega. Non so perché lo fai, ma...»

Negò con la testa alzando la mano verso l'alto e poi con la punta della lingua fuori tornò a fissare il verde dei suoi occhi.

«Come fai? Dove trovi la forza per non tornare da loro? Io impazzirei se Isabelle o Jace partissero con qualcuno di cui non mi fido per un periodo indeterminato.»

«È per questo? Per la forza?» domandò Kyle.

«O hai veramente un'incredibile forza d'animo oppure ha iniziato piacerti stare qui» il respiro di Alec si fece più pesante «E io preferirei che fosse la seconda.»

«Io ti rispondo entrambe.»

Per un secondo Kyle ripensò al suo passato, più precisamente quando sua madre morì e lei e sua sorella erano state rapite.
In quel momento voleva urlare, piangere, sfogarsi in qualsiasi modo, ma non poteva. Hope era svenuta accanto lei e non avrebbe permesso di avvicinarsi a nessuno. Aveva tirato dentro le lacrime e si era preoccupata solo e soltanto della sua sorellina.
A lei stessa ci avrebbe pensato dopo.

Scacciò il ricordo e impedì a se stessa di pensare ad altri momenti come quelli.
Ne aveva tanti ed equivalevano a dolore.

«Ma posso anche dire che Isabelle e Clary hanno reso la permanenza più piacevole» aggiunse poi.

«E io?» chiese con un piccolo barlume di speranza negli occhi.

«Tu hai reso il primo giorno un piccolo Inferno» affermò ridendo Kyle.

«Adesso posso farti io una domanda?» in risposta Alec annuì.

«Perché volevi che venissi con voi a New York?»

«Perché mi hai incuriosito...e affascinato.»

Kyle gli rivolse un ultimo sorriso prima di girarsi e lasciare la sala addestramento.

Chissà forse stavano facendo dei passi avanti.

LITTLE ANGEL , a. lightwood¹ | it. version Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora