Capitolo 1

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Era una fredda mattina di metà settembre e la ragazza si trovava, come al solito, nascosta tra i cespugli in attesa di una potenziale preda. Poco distante da lei scorreva un fiume piuttosto impetuoso e questo giocava a suo favore perché sapeva che quei mostri non avrebbero potuto attraversarlo senza affogare (affogati al cioccolato...cit.*). Inoltre il forte rumore dell'acqua impediva loro di sentirla.
Il terreno su cui si trovava sembrava un'ampia isola, con l'unica differenza che non era circondata dal mare ma si trovava a pochi metri dalla cima di una montagna. Quel luogo era il suo rifugio da anni ormai, ma non sapeva per quanto ancora sarebbe stata al sicuro lì. Alcuni zombie, infatti, avevano già provato ad attraversare le acque, anche se poi erano stati trascinati via dalla corrente. La ragazza sapeva che in fondo al dirupo che si trovava a destra dell'edificio in cui viveva (o sinistra, a seconda della direzione in cui si guardava), c'era un altro fiume altrettanto impetuoso e pericoloso ma, a differenza di quello che stava osservando, era meno profondo e più a valle vi erano dei massi che sporgevano e permettevano di attraversarlo senza troppi problemi, almeno per una persona normale, anche se poi bisognava arrampicarsi lungo uno stretto sentiero che costeggiava il dirupo. Ma quello non era l'unico modo. Più a sud, a circa tre kilometri o forse più infatti, era collegato al resto della foresta che la circondava da due ponti in cemento armato.
Un rumore improvviso la fece sobbalzare, si voltò lentamente per cercare di capire da dove venisse e fu allora che li vide. Una famiglia di cinghiali. Erano due adulti e cinque piccoli che, sicuramente, ancora prendevano il latte. Uccidere un cinghiale adulto non era di certo una passeggiata, figuriamoci due o tre! Erano animali molto aggressivi e territoriali, e se con loro c'erano dei piccoli, allora era meglio darsela a gambe levate il più in fretta possibile. E lei, prima della comparsa degli zombie, li avrebbe evitati più che volentieri. Ma ora non poteva farlo. Aveva bisogno di procacciarsi più cibo possibile in vista dell'inverno che, in quelle zone, era particolarmente rigido. Per questo usciva tutti i giorni in cerca di cibo e risorse varie.

Con molta lentezza prese arco e frecce e prese la mira. Sapeva di dover agire in fretta e silenziosamente ma, soprattutto, doveva mirare dritto al cuore, perché un cinghiale ferito era molto più pericoloso di uno in salute. Inoltre doveva fare in modo che il loro sangue finisse in acqua. Gli zombie infatti ne percepivano l'odore ed arrivavano a frotte, neanche fosse stato il periodo dei saldi da Cartier o qualche altro brand importante.
La ragazza aspettò che la piccola famigliola si avvicinasse alla riva per bere, prese un profondo respiro e scoccò la prima freccia, centrando il suo bersaglio dritto al cuore, poi fece la stessa cosa con l'altro adulto ed infine si dedicò ai piccoli. Quando tutti caddero a terra, uscì velocemente dal suo nascondiglio portandosi dietro un carretto, le cui ruote erano avvolte in dei pezzi di stoffa per attutirne il rumore. Prese il lungo coltello che teneva nella fodera attaccata alla cintura, mentre nell'altra mano teneva delle corde. Si avvicinò agli animali e dopo averli legati per le zampe posteriori, assicurò le funi a delle rocce lì vicino prima di fare sporgere le loro teste sull'acqua e tagliare loro la gola per far scorrere via il sangue, guardandosi continuamente intorno, pronta a scappare in caso qualche mostro si fosse fatto vivo, anche se ciò avrebbe significato abbandonare le sue prede. Sapeva di non avere molto tempo a disposizione, doveva infatti procurarsi anche altra legna per finire i suoi lavori di bricolage e non solo. Mentre le sue vittime riversavano il loro sangue nel fiume, tolse da sopra il carretto il pesante zaino poi cominciò a scuoiare velocemente le sue prede, dividendole a metà e cospargendole con un miscuglio di sale e spezie, prima di avvolgerle in dei panni, legarle strettamente e caricarle. Mise le interiora in dei sacchetti e dopo averli chiusi bene caricò anche quelli, se ne sarebbe volentieri sbarazzata, visto che non le piacevano, ma vicino casa sua viveva un piccolo branco di lupi, che sicuramente le avrebbero gradite, visto l'approssimarsi della brutta stagione.

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Prima dell'apocalisse la giovane non avrebbe ucciso un animale neanche dietro la promessa di un compenso di svariati miliardi o sotto minaccia, ma ora le cose erano cambiate e se voleva sopravvivere doveva giocoforza cacciare.
Aveva appena finito di caricare le sue prede sul carretto quando dei rumori provenienti dal bosco la fecero bloccare. Si guardò intorno attentamente, l'arco stretto in mano, per cercare di capire da che parte venissero esattamente, ma non riuscì a vedere nulla. Aspettò qualche minuto ma poi decise che doveva tornare subito a casa se non voleva fare brutti incontri. Si caricò il pesante zaino in spalla, prese la corda legata ad una delle estremità del carretto e si avviò verso nord, continuando a tenere i sensi in allerta per captare eventuali pericoli. Il terreno scelto dai suoi genitori per costruire era sì comodo perché per gran parte separato dal resto della montagna, ma allo stesso tempo era scomodo perché era in pendenza e se scendere verso la foresta per cacciare era facile, risalire verso il bunker con un carretto ed uno zaino pieni non era certo una passeggiata.

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