Un urlo lacerò il velo della notte, propagandosi tra i corridoi avvolti nella penombra del maniero.
Narcissa sobbalzò, sedendosi di scatto sul letto e sospirando sommessamente.
Per l'ennesima notte, Draco era in preda ad incubi terrificanti e lei non avrebbe potuto far nulla per aiutarlo. Fece per alzarsi, avvolgendo il proprio esile corpo in una lussuosa vestaglia da camera.
La mano del marito la fermò bruscamente. "No" disse con voce ferma, che non ammetteva replica. "Lucius... ti prego... fammi solo andare a vedere come sta.." singhiozzò la donna rabbrividendo.
Gli occhi di Lucius, sebbene incastonati sopra un volto di pietra, scintillarono per un attimo, addolcendosi. "No, mia cara. Sai meglio di me quanto Draco detesti farsi vedere in quello stato. Prova a dormire: presto andrà meglio. Per tutti" Lucius, dopo aver pronunciato quelle parole, si girò dall'altra parte come a voler troncare la conversazione.
Anche Narcissa si rannicchiò sotto le lenzuola, ascoltando il respiro rilassato dell'uomo accanto a lei. Avrebbe tanto voluto credere a Lucius: era solo una crisi momentanea, Draco sarebbe tornato quello di prima e tutto si sarebbe risolto senza lasciare alcuno strascico dietro di sè. Il suo cuore di madre, però, le suggeriva che Draco non sarebbe mai riuscito a superare quella situazione da solo.
Per questo, prendendo il coraggio a due mani, fece una proposta a suo marito. Il quale, straordinariamente, sembrò essere d'accordo con lei. Forse le condizioni di loro figlio erano davvero più gravi del previsto.
Quella mattina, l'atmosfera in casa Malfoy era particolarmente tesa. Narcissa beveva a labbra strette una tazza di tè, occhieggiando nervosamente verso Lucius, il quale fingeva di essere assorto nella lettura della Gazzetta del Profeta.
Draco, invece, sembrava essere perfettamente a suo agio. Seduto mollemente sulla sedia, sbocconcellava un biscotto, guardando fisso davanti a sè. Sua madre decise di rompere quel glaciale silenzio. Non aveva senso girare ancora intorno al problema. Doveva essere risolto e basta. Suo figlio avrebbe potuto strepitare, piangere, indignarsi, scandalizzarsi ma niente l'avrebbe fatta desistere.
"Draco" lo chiamò sorridendogli. "Sì, Madre" rispose automaticamente lui, rivolgendole uno sguardo interrogativo. "Penso che sia arrivato il momento di parlare del tuo piccolo ... disturbo notturno"
Il diciottenne si irrigidì immediatamente, mentre una sgradevole sensazione di calore incominciava a pizzicargli le guance, solitamente esangui.
"Non so proprio a che cosa tu ti riferisca" Narcissa ignorò quest'ultima esternazione "Io e tuo padre pensiamo che dovresti farti aiutare da un ... Guaritore" ... "Esperto in Disturbi Mentali, ovviamente" Aggiunse quest'ultima informazione tutta d'un fiato, mentre sul volto di Draco si dipingeva un espressione di indignazione totale. Lui, un Malfoy, da uno ... strizzacervelli? Sarebbero dovuti passare sul suo cadavere. "Non c'è n'è bisogno, madre. Io sto benissimo" disse in tono rassicurante, ostentando la solita espressione altera.
Madre e figlio sobbalzarono entrambi quando Lucius, perdendo le staffe, sbattè violentemente il pugno sul tavolo. Sebbene avesse, con quel gesto, rovesciato il contenuto di una caraffa sulla candida tovaglia, nessuno degli elfi domestici ebbe il coraggio di farsi avanti per pulire. "Questa è una bugia!" Narcissa lo richiamò, intimandogli silenziosamente di smetterla. Ma lui parve di non averla neppure sentita. La rabbia gli sfigurava i lineamenti, rendendolo estremamente inquietante. Si avvicinò al volto del figlio, prendendolo tra le mani. "Guardami!" sibilò. Draco non potè far altro che scontrare i suoi occhi con quelli del padre. Ciò che vi vide riflesso dentro lo destabilizzò: paura, rabbia, delusione ma anche ... affetto? Forse perfino un briciolo di preoccupazione?
"Questi non sono solo semplici incubi e credo che tu lo sappia meglio di me" esordì Lucius "Qualcosa dentro la tua testa si sta ribellando, facendoti soffrire terribilmente. Devi distruggerlo, prima che questo distrugga te"
Draco si morsicò nervosamente il labbro, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Si sentiva così stupido, così infantile, così ... debole. Quanti avevano combattuto durante la guerra? Quanti avevano visto morire i propri cari ed erano rimasti feriti, nel corpo e nell'animo? Centinaia, forse migliaia di persone. E allora perchè proprio lui, fra tanti, non era ancora stato in grado di superare quel trauma? Gli incubi erano incominciati circa sei mesi dopo la morte di Voldemort, proprio nel momento in cui il Mondo Magico si risvegliava dal torpore depresso in cui era sprofondato. Finalmente, ci si rendeva conto di ciò che era accaduto: Harry Potter aveva sconfitto l'Oscuro Signore. La Seconda Guerra era finalmente conclusa. I superstiti avevano ripreso faticosamente la propria esistenza dal punto in cui gli eventi l'avevano improvvisamente interrotta cercando, giorno dopo giorno, di elaborare un lutto che non sarebbe mai scemato del tutto. Ma lui non ne era stato in grado, dilaniato da sensi di colpa che nessuno avrebbe mai potuto comprendere. Men che meno uno stupido strizzacervelli. Non aveva bisogno di nessuno, lui. Era perfettamente in grado di gestire la situazione... d'altronde si trattava solo di un paio di incubi, niente che non fosse in grado di lenire con l'aiuto del Distillato della Pace ... Certo, in quel periodo ne aveva consumato un bel pò, senza grandi risultati ... Ma insomma, in ogni caso non era così malandato. Non al punto di visitare un medico per i pazzi, comunque.
"Non sono pazzo" disse Draco con un filo di voce. "Nessuno ha detto questo Draco, nessuno ..." sussurrò la madre, prendendogli una mano.
"Per questo, non ho ancora intenzione di vedere questo ... Guaritore" calcando sulla parola Guaritore come se fosse un insulto.
"E' la mia ultima parola" E con una espressione imperturbabile si districò dalla stretta della madre e si alzò, lasciando la stanza in modo plateale.
Una settimana dopo, un decisamente infelice e torvo Draco Malfoy si trovava nella sala d'aspetto del medico.
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IN TREATMENT
Fanfiction"Draco" lo chiamò sorridendogli. "Sì, Madre" rispose automaticamente lui, rivolgendole uno sguardo interrogativo. "Penso che sia arrivato il momento di parlare del tuo piccolo ... disturbo notturno" Il diciottenne si irrigidì immediatamente, mentre...