Non ho che te

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"... sono lieto di annunciarvi il fidanzamento ufficiale tra mio figlio e la deliziosa Pansy..."

Il mondo sembrò crollare. E forse lo fece davvero. Senza fiato, Draco appoggiò il palmo sudato della mano sulla tappezzeria, come a sorreggersi. La testa gli girava, lo stomaco si era dolorosamente attorcigliato su se stesso, la nausea lo attanagliava. Come un automa privo di emozioni, stordito da quella svolta improvvisa della propria esistenza, si staccò dal muro. Fece alcuni passi indietro, prima di incominciare a correre come un pazzo.
Desiderava solo andarsene da quella combriccola di traditori, lasciare per sempre quelle stanze senza fare mai più ritorno. Non desistette neppure quando, richiamati dal rumore, i coniugi Malfoy si accorsero della sua presenza. Sgomenti e concitati pronunciarono il suo nome. 

 Draco, lo chiamò con voce spezzata e supplichevole la madre. Draco! In tono imperioso, il padre.

Non si guardò indietro. I suoi genitori non avevano più alcun diritto su di lui. Non dopo quello che gli avevano fatto. Avevano tramato alle sue spalle, senza minimamente prendersi cura dei suoi sentimenti, dei suoi sogni, delle sue speranze. Come potevano ancora sperare di avere qualcosa da spartire con lui? 

 Fu distolto da quei pensieri dolorosi quando una longilinea ed altera creatura gli si parò davanti, bloccandogli il passo. Per Draco fu un sollievo enorme scorgere Malferret ai suoi piedi: lo avrebbe portato con sé. Fu quasi commovente vedere l'animale protendersi verso di lui, in cerca di protezione ed affetto. Proprio in quel momento, il ragazzo fu raggiunto da una furiosa Pansy. Nonostante la situazione, non poté far a meno di pensare che fosse proprio carina, quella sera. Doveva essersi impegnata per apparire splendida ai suoi occhi: il suo corpo era fasciato da un elegante vestito color smeraldo ed aveva raccolto i capelli in un'acconciatura riccamente intarsiata. Sembrava più matura, più ... donna. Una perfetta futura padrona di casa. Provò pietà per lei, nello scorgere il livore sul viso delicatamente truccato. Dopotutto, stava deliberatamente distruggendo le sue ambizioni e calpestando il suo amore. Per quanto fosse un'insopportabile snob, Pansy non lo aveva mai abbandonato, neppure nei momenti più oscuri della sua giovinezza. Nel corso del Sesto Anno era stata l'unica a preoccuparsi per lui, portandogli spuntini quando saltava i pasti e coprendolo di attenzioni soffocanti. Quando la Guerra era finita, lasciando dietro di sé macerie e calcinacci, lei era stata lì. Gli aveva tenuto la mano quando, per la prima volta, si era presentato in pubblico. La sua presenza, il contatto con la pelle calda ed asciutta avevano reso gli insulti, le occhiatacce, gli sputi più accettabili. Sorprendentemente, Draco si rese conto di essere – in qualche modo – riconoscente alla Parkinson. Gli era stata devota per gran parte della propria infanzia ed adolescenza. Lo aveva aspettato, protetto, curato ... nella speranza che lui, prima o poi, si accorgesse di lei. I baci, la disastrosa prima volta dovevano aver rinfocolato e ravvivato la sua bramosia. Draco provò un'improvvisa tenerezza che – per un frammento di secondo – sotterrò l'ira palpitante. Si avvicinò a Pansy, le accarezzò una guancia. La ragazza si scostò stizzita, mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.

"Pansy, io ... " Indugiò Malfoy, per poi proseguire con un filo di voce: " Non voglio sposarti. Sarebbe una follia... La verità è che non potrei mai amarti come tu vorresti e meriteresti. Perdonami."

E sentendosi un perfetto verme ed inetto, Draco si smaterializzò. Lasciandosi alle spalle un cuore spezzato, ambizioni distrutte, sogni perduti ed insorgenti sensi di colpa.


Harry era di umore tetro. Aveva trascorso il resto del pomeriggio raggomitolato sulla poltrona, in preda ad oscuri pensieri. Hermione lo aveva chiamato, invitandolo a cena, ma lui aveva desistito. Una serata con l'allegra compagnia dei Weasley sarebbe stata troppo impegnativa; avrebbe significato rispondere a domande scomode, soffocare le lacrime che gli inumidivano gli occhi in favore di un sorriso vacuo, rimpinzarsi di leccornie nonostante la nausea. Desiderava solo la compagnia di se stesso, in quel momento. Magari avrebbe sintonizzato su un qualsiasi film di quart'ordine, il volume al massimo per evitare di ascoltare i propri singhiozzi solitari. Forse avrebbe dato un'occhiata alla Gazzetta del Profeta, che ancora giaceva intonsa sul tavolo.

Mentre soppesava quale di queste opportunità fosse più deprimente, il campanello suonò, distogliendolo dai suoi pensieri mortiferi.
Quasi si precipitò alla porta, benedicendo quell'inaspettata visita. Chiunque fosse stato il suo ospite, lo aveva appena salvato dalla propria funerea disperazione.

La scena che gli si parò davanti lo fece rimanere a bocca aperta. Che cosa ci faceva Draco Malfoy nel suo androne, in compagnia di un ... Harry strabuzzò gli occhi, per assicurarsi di aver visto bene... Furetto ?
Rimasero entrambi in silenzio, esaminandosi reciprocamente in volto. Draco sembrava sconvolto, constatò Harry. Le mani gli tremavano visibilmente sotto la veste scura stropicciata ed aveva ridotto il labbro inferiore a brandelli sanguinolenti, a forza di mordicchiarlo nervosamente.
Non ci fu bisogno di parole o spiegazioni. Gli occhi di Draco arrossati e gonfi avevano lanciato una richiesta di soccorso, prontamente accolta da Harry. Sembrava dicessero: Aiutami. non ho che te.

Lo invitò ad entrare.
"Ho dei biscotti..."  
Esordì Harry, senza una ragione apparente, in tono svagato. Draco sorrise, i denti leggermente sporchi di sangue. Alzò divertito un sopracciglio, per poi rassicurarlo. "I biscotti andranno benissimo."

Un tuono li fece sobbalzare. Stava per ricominciare a piovere. Harry rinchiuse la porta dietro di loro, lasciando il resto del mondo fuori. Sorrise soddisfatto: lì la tempesta non li avrebbe sorpresi.

Draco osservava di sottecchi Harry: il ragazzo si stava ingozzando senza ritegno di biscotti al cioccolato. "Potter, sei disgustoso" lo redarguì, ostentando una smorfia di disprezzo ed alzando fieramente il sopracciglio. Harry lo guardò confuso, le guance gonfie all'inverosimile e la bocca macchiata di cacao. Cercò di inghiottire velocemente per ribattere, ma senza successo. Un attimo dopo Malfoy era stato costretto a somministrargli due vigorose pacche sulla schiena ossuta per evitare che soffocasse. "Che razza di idiota!" esclamò veemente, cercando di nascondere la paura che lo aveva pervaso. Infastidito, per l'ennesima volta si rese conto che la sua esistenza era ormai dipendente a quella di Harry. Ancora una volta, Columbine aveva avuto ragione.

Quella donna sembrava avere tutte le risposte.

Angolo dell'autrice:   

Grazie a chi dedicherà qualche minuto alla lettura della mia storia. Vi prego, commentate!!! A presto


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