Una ferita all'altezza del cuore

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"Partiamo da un ricordo a tua scelta, Draco"
"Uno... qualsiasi?" domandò il ragazzo
Columbine assentì con il capo, mentre un gesto invitante della mano gli facevo segno di proseguire.

La scelta avvenne quasi di sè. Estrasse con una certa urgenza il ricordo dalla sua mente, ma poi si bloccò di fronte al pensatoio. Stupidamente, si trovò a riflettere sugli strani simboli e rune incise su di esso, chiedendosi pigramente che cosa volessero comunicare. Accarezzò pensosamente l'oggetto, tastandone la consistenza dura e gelida: era effettivamente affascinante quello strumento. Poi ritornò in sè, rendendosi conto dell'enormità del gesto che stava per compiere: era in procinto di rivivere il momento che aveva irrimediabilmente cambiato la sua esistenza. Sarebbe stato straziante ed umiliante, ma coraggiosamente decise di potercela fare. Versò la sostanza argentata che fino a quel momento aveva tenuto sospesa sulla punta della bacchetta, chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro si immerse nella voragine che si era appena creata.

Vedere la miniatura di se stesso fu allo stesso tempo malinconico e buffo. Avvertiva il respiro della Guaritrice dietro di sè, ma non si voltò.
La versione undicenne di Draco Malfoy era appollaiata elegantemente su uno sgabello di Madama McClan; indossava una tunica nera intorno alla quale si stava affaccendando una sarta con metro e spilli. Draco ricordava il suo stato d'animo in quel momento: con suo grande disappunto, i suoi genitori lo avevano lasciato lì da solo per occuparsi di altre faccende. L'irritazione lo inondava ad intervalli, facendogli contrarre impercettibilmente la mascella. Sperava almeno che, una volta terminata quella tortura (le braccia gli si erano indolenzite a furia di stare nella stessa posizione), suo padre gli avrebbe concesso un regalo per farsi perdonare. Una scopa da corsa sarebbe stata l'ideale.
L'arrivo di qualcuno lo distolse da quei pensieri capricciosi, attirando la sua attenzione. E fu così che il celeberrimo Harry Potter fece ingresso nella sua vita.
La titolare del negozio lo invitò a salire sulla sedia accanto alla sua, così ebbe la possibilità di osservarlo. Era un ragazzino smilzo e malvestito; i capelli scompigliati gli ricadevano disordinatamente sulla fronte ed i vivaci occhi verdi erano coperti dalle lenti di un paio di occhiali piuttosto malridotti.
Non sembrava essere una persona particolarmente interessante: eppure Draco ne fu immediatamente affascinato. Il suo coetaneo sembrava stupefatto e meravigliato, continuava a guardarsi intorno con espressione trasognata e fare nervoso, come se fosse di fronte a qualcosa di completamente nuovo per lui. Ma era assurdo, si disse Draco: chi non era mai stato a Diagon Alley prima di allora? Decise di rivolgergli la parola, con il suo solito fare strascicato, cercando di ostentare la sua solita indifferenza e soffocando l'inspiegabile senso di tensione che avvertiva alla bocca dello stomaco.

La scena cambiò improvvisamente: al posto del negozio di sartoria, Draco e Columbine si ritrovarono sull'Espresso di Hogwarts. Draco guardò di sottecchi la guaritrice, chiedendosi che conclusioni potesse aver tratto da quel breve episodio. In realtà, la Willowitch sembrava essere deliziata di ritrovarsi sul treno, dopo tutto quel tempo. Incrociando il suo sguardo, gli fece incoraggiante l'occhiolino.
Il viaggio si era fatto particolarmente interessante nel momento stesso in cui aveva messo piedi sull'Espresso. Si vociferava che in qualche scompartimento fosse seduto il grande Harry Potter, il bambino sopravvissuto, l'unico ad essere sfuggito alla maledizione senza perdono ... Dravo voleva assolutamente conoscerlo, diventare suo amico. Lucius sarebbe stato immensamente fiero di suo figlio se fosse diventato intimo di una delle massime celebrità del mondo magico. Alcuni nostalgici sostenitori di Voldemort ritenevano che Harry potesse essere un oscuro e potente mago, dotato di poteri talmente straordinari da essere stato in grado -ancora in fasce- di sconfiggere il più temibile essere della Terra.
Accompagnato dai suoi immancabili ed inutili scagnozzi, Draco fece un giro di perlustrazione dei corridoi, fremente di aspettativa. Spalancando la porta dello scompartimento, per poco non si strozzò dalla sorpresa: il ragazzo che aveva incontrato a Diagon Alley, con il quale aveva chiacchierato, era ... Harry Potter? E quello di fianco a lui, con quegli orribili capelli rossi doveva essere uno dei Weasley. Rivoltante. Forse il povero Potter non aveva ben compreso chi fosse il suo compagno di viaggio ... aveva bisogno di aiuto.

Draco chiuse gli occhi, quasi tremando. Non voleva vedere. Sperò con tutto il cuore che non accadesse ciò che invece sapeva sarebbe successo di lì a poco. Mentalmente, pregò se stesso di non compiere quello stupido ed umiliante gesto. Ma poi, com'era prevedibile, vide la sua versione undicenne allungare la mano verso Potter, offrendogli la propria amicizia e la propria ... lealtà. Ma Potter aveva calpestato il suo ego senza ritegno, rifiutando di stipulare quel patto, così vantaggioso per entrambi. Lo aveva preferito a ... Ronald Weasley. Per la prima volta, il viziatissimo ed osannato discendente di una delle Casate più nobili del Mondo Magico era stato volutamente ignorato. Disprezzato.
Ovviamente, all'epoca il ragazzino aveva incassato il colpo con grande stile, mentre dentro di sè avvertiva infrangersi il suo orgoglio. Harry gli aveva inferto una ferita che non era mai guarita del tutto: era stata malamente ricucita, ma talvolta sgorgava ancora sangue da essa. Draco non l'avrebbe mai confessato neppure a se stesso, ma il taglio si trovava proprio all'altezza del cuore.

"Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate...? In questo posso aiutarti io"
Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo non la prese.
"Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate,grazie" gli rispose gelido.
Draco Malfoy non arrossì, anzi le guance pallide gli si tinsero di un vago colorito roseo.
(Harry Potter e la Pietra Filosofale, J.K. Rowling)

Quello scambio di parole, le voci infantili di Draco ed Harry, incominciarono a rimbombare, mentre le immagini si facevano sempre più distanti e confuse e tutto sembrava turbinare intorno a loro.
Un istante dopo, Draco e la guaritrice vennero scagliati bruscamente fuori dal Pensatoio.

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