Il sordo dolore dell'addio

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Draco sbatté le palpebre più volte, ritornando finalmente in sé. Doveva essere stato lì a fissare la porta per chissà quanto tempo, inebetito dal sordo dolore dell'addio, la bocca leggermente schiusa come se lo avessero colto in uno stato di stupore e inconsapevolezza.

Era riuscito a stancare Harry, persino lui. L'unica persona al mondo ad averlo compreso, accettato e persino perdonato, per tutti gli sbagli che aveva commesso in passato. E che cos'aveva fatto per sdebitarsi? Lo aveva sfiancato per mesi, aggrappandosi a lui come ad una boa di salvataggio in un mare in tempesta, incapace di guardare oltre al suo tormento. Lo aveva deriso quando aveva provato a scuoterlo, ad incitarlo e ad uscire da quel mortifero guscio in cui si era rannicchiato, a ritornare ad esistere. Aveva rifiutato istericamente ogni tentativo di riavvicinamento fisico, e - così facendo - l'intimità che avevano faticosamente ricostruito nei mesi era andata a puttane per colpa dei suoi patetici capricci.

Harry non si era dato per vinto di fronte a quella indolenza dietro la quale Draco si era nascosto per non affrontare la realtà dei loro sentimenti. Aveva lottato perché il loro amore si potesse compiere, ma era stato l'unico. Draco era rimasto distante, rinchiuso in una torre troppo alta, che lui non era riuscito a raggiungere.

Ed ora era finita.

Tale consapevolezza incominciò a scorrere nelle vene di Draco: bruciava come il fuoco. Harry lo aveva messo di fronte ad un ultimatum, un ricatto bello e buono: ma lui già sapeva che non sarebbe servito a nulla. Non avrebbe mai chiesto scusa a Potter per il suo comportamento, mai. Perché scusarsi di ciò che si è e per come si affronta il mondo?

Harry si era buttato inconsciamente nella loro relazione, lo aveva subissato di affetto, troppo innamorato per ragionare, finalmente felice di averlo tra le proprie braccia. Per lui, l'omosessualità non era un problema. Considerava il loro rapporto normale, quando di ordinario non aveva proprio niente. Al di là dei loro trascorsi e del tremendo passato che condividevano, gli era difficile – se non impossibile – accettare e comprendere l'amore ed il desiderio che nutriva nei confronti di una persona del suo medesimo sesso.

Oh, se solo Potter avesse capito quanto lo desiderava. Era una vera e propria tortura stargli accanto, in quegli infiniti pomeriggi trascorsi nell'appartamento. Fino a quando si era trattato soltanto di labbra sfiorate e lingue in subbuglio, Draco aveva accettato. Poi, però, le inesperte e fameliche pomiciate erano diventate inadeguate e l'esigenza di andare oltre era diventata evidente ad entrambi. Il sesso sarebbe stato un punto di non ritorno, per questo Draco non aveva alcuna intenzione di avventurarcisi. Avrebbe significato una totale ed estrema fusione con l'altro, unione per la quale non era né sarebbe mai stato davvero pronto. Nel momento in cui Harry aveva provato a fare un passo avanti, titubante e maldestro, si era aperta una voragine nel precario equilibrio che avevano trovato. Quell'incidente aveva portato al loro allontanamento. Una separazione con cui Draco incominciava a fare i conti.

Che cosa avrebbe fatto? Senza Potter, niente avrebbe avuto senso. Con lui, però, il tormento lo avrebbe infestato per sempre. Malfoy era di fronte ad un bivio: un sentiero portava verso la Felicità, l'altro verso la Famiglia. Non avrebbe potuto avere entrambi, questo era certo. Doveva fare una scelta tra coloro che lo avevano messo al mondo e colui che gliene aveva fatto scoprire la bellezza.

La speranza, un tenue lumicino in quel mare di oscurità e rimorso che era l'anima di Draco, bussò. Il ragazzo inarcò le labbra in un sorriso: non era solo in quella scelta. C'era una persona che avrebbe potuto aiutarlo a prendere una decisione. Perché non ci aveva pensato prima? In fretta e furia raccattò un paio di indumenti, si assicurò che il furetto fosse chiuso nel suo trasportino e poi, senza guardarsi indietro, si smaterializzò. Lasciò lì gran parte delle sue cose, come se fosse sicuro di ritornare da un momento all'altro.

Non sarebbe successo.

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Il palazzo signorile in cui Columbine Willowitch riceveva i suoi pazienti era insolitamente trascurato. L'intonaco incominciava a staccarsi rovinosamente in più punti e l'edera aveva attecchito, andando a coprire parzialmente persino le finestre del piano superiore. Era evidente che nessuno vivesse lì da molto tempo, ormai. Draco fece circospetto il giro della casa un paio di volte, alla ricerca di qualcosa (un bigliettino appeso alla porta, un messaggio, una lettera) che giustificasse quell'assenza inaspettata.

Lui e Columbine non si erano sentiti per molto tempo, certo, e lei aveva tutto il diritto di rifarsi una nuova vita altrove. Forse si era trasferita all'estero, forse aveva trovato un nuovo amore, forse... eppure, Draco non poteva fare a meno di sentirsi tradito. Si fidava della guaritrice e, soprattutto, aveva un terribile bisogno di lei. Soltanto la donna sarebbe stata in grado di capire la natura delle emozioni che lo angosciavano.

Si sedette sui gradini della veranda, mentre la frenesia dell'illusione lasciava il posto all'amarezza della delusione. Era svuotato, disilluso, annichilito ed era convinto che nessuna emozione avrebbe mai più fatto visita al suo cuore ammaccato.

Lo avevano abbandonato tutti. 


Angolo dell'autrice:

Ve lo avevo promesso. <3  Non vedo l'ora di leggere i vostri pensieri, un abbraccio. 

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