Tu sei... Harry Harry Potter

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Il nuovo venuto si guardò intorno, sfregando nervosamente le mani sudate sui jeans sdruciti. Lì, in quello studio medico, non era per niente a suo agio. Eppure, sentiva che quelle sedute gli sarebbero state utili.
Finalmente, posò i luminosi occhi verdi sulla Guaritrice, che gli sorrise. Ricambiò incerto, ma il risultato fu una smorfia.

"Lei... signora Willowitch... capisce perfettamente la delicatezza della situazione. Una fuga di notizie su questa situazione e sono, beh, rovinato" La guardò di sottecchi, quasi timoroso di aver ferito i sentimenti della donna. "Non che penso che ci sia qualcosa di cui vergognarsi ... insomma ... però meglio non rischiare... ehm, neppure la mia ragazza sa che sono venuto qui, da lei"

"Stai tranquillo... non ti dispiace se ti do del tu vero...? Sei così giovane... " Il ragazzo annuì in segno di assenso e la Willowitch proseguì "Non devi aver alcun dubbio sulla mia riservatezza. E' una condicio sine qua non della mia professione. Niente di niente di ciò che verrà detto durante le nostre sedute verrà divulgato. Neanche se ci fosse di mezzo la sicurezza internazione, capisci?
Gli fece un sorriso, a cui il giovane rispose - evidentemente più rilassato.
Columbine alzò un sopracciglio: "In ogni caso, se lo desideri, sono pronta a compilare e firmare una dichiarazione di Riservatezza, una sorta di garanzia. Qualsiasi cosa, pur di farti sentire maggiormente a tuo agio, mio caro"

"Ehm, no grazie. Mi fido di lei abbastanza da credere che non venderà storie sulla mia mente disturbata a Rita Skeeter... "

"Oh, su questo puoi stare tranquillo. Io e Rita ci detestiamo cordialmente dai tempi della scuola. E' più interessata a pubblicare settimanalmente commenti al vetriolo sulla mia nuova acconciatura o sul paio di scarpe che indosso" Columbine alzò gli occhi al cielo, prima di ridacchiare complice con il giovane di fronte a lui. Ora, perlomeno, aveva rilassato i muscoli del viso e della schiena.
"Sai come funziona questo tipo di terapia?"

"Oh, sì, immagino di sì. La mia migliore amica, cioè colei che ha insistito tanto affinchè venissi qui, si è molto documentata al riguardo durante l'estate e... mi ha spiegato più o meno tutto ciò che è necessario sapere"

"Bene, quindi ti è chiara anche la questione del Pensatoio?"
Il ragazzo si strinse nelle spalle, prima di sussurrare fissando lo strumento che si ergeva a metà strada fra di loro: "Ho una certa dimestichezza con questi oggetti, purtroppo ... "
Columbine pensò che sarebbe stato interessante sapere come e quando ne avesse fatto uso, ma decise che per quella volta avrebbe dovuto soffocare la sua curiosità.
"E dimmi... perchè la tua amica ha pensato che io ti potessi essere d'aiuto?"

"Prima di tutto, si è assicurata che lei fosse effettivamente la guaritrice più in voga del momento. Quindi, ha letto tutte le sue ricerche ed interviste, per provare a capire che tipo di persona fosse... " L'espressione sul viso del ragazzo era esilarante: raccontava quegli eventi con semplicità ed un briciolo di imbarazzo."...Le assicuro che è una persona normale. E' solo molto, molto precisa. Ed estremamente intelligente..." provò a scusare timidamente il comportamento dell'amica, per paura che potesse interpretarlo in modo sbagliato.
Columbine gli fece un cenno indulgente, invitandolo a continuare. Sapeva perfettamente chi fosse la ragazza a cui stava facendo riferimento. Una certaHermione Granger l'aveva bersagliata di lettere e gufi durante il periodo estivo, praticamente implorandola di accettare il caso del suo migliore amico.
"Insomma. Pensa che io abbia bisogno di aiuto perchè ... oddio, mi sembra una cosa così stupida da dire... " Si nascose il viso paonazzo tra le mani. Da dietro le dita, sussurrò "Non so più chi sono"

"In che senso?"

"Sono sempre stato riconosciuto come il Il Bambino Sopravvissuto, il Prescelto, l'unica speranza per il Mondo Magico di salvezza. Dopo la morte di Voldemort(Columbine rimase colpito dalla grande naturalezza con cui il ragazzo pronunciava il nome della sua nemesi), sono stato esaltato come eroe. Ma ora... chi sono? Sì, sono il migliore amico di Hermione e Ron, il fidanzato di Ginny, un futuro auror... ma oltre a questo? Dottoressa, è come se ... avvertissi un vuoto. Sento che la mia vita, per la prima volta, è priva di scopo e questo mi spaventa terribilmente. Ho sempre avuto un obiettivo da portare a termine, un'avventura da affrontare, un nemico da sconfiggere. Ed adesso, mi sento inutile"

"Sei Harry Potter. Potrebbe sembrare una banalità, ma se ci pensi non lo è affatto. Parti da questo. Ti chiami Harry Potter, sei un ragazzo di 18 anni che si trova catapultato nel mondo degli adulti ed incomincia a chiedersi - ragionevolmente- chi vuole diventare. Questo accade a tutti. Il problema è il nostro Harry ha vissuto esperienze che la stragrande maggioranza dei suoi coetanei non vivrà mai neppure in cento vite. Inoltre, incomincia a sentirsi stretto nel ruolo di Eroe, amico, fidanzato.
Vorrebbe evadere da questa quotidianità che già lo soffoca, per provare ancora quella scintilla di adrenalina che ha guidato la tua vita negli ultimi anni.
Io credo che questa angoscia, Harry, sia dettata dal fatto che non permetti al tuo vero "io" di emergere. Sei troppo legato al tuo passato, ancora influenzato da ciò che tutti pensano e potrebbero pensare di te.
Hai avuto tutta questa responsabilità addosso, negli ultimi sette anni. Finalmente, puoi scrollartela di dosso, anche con una certa soddisfazione. Ma ormai era parte integrante di te, il ruolo di Salvatore della Patria, esattamente come quella cicatrice che porti sulla fronte"

Harry la stava guardando con la bocca leggermente aperta, completamente affascinato dalla sua parlantina. Columbine si congratulò con se stessa, per essere riuscita ancora una volta a colpire nel segno. Il ragazzo le pendeva, letteralmente, dalle sue labbra.

"Lei, signora Willowitch, ha capito perfettamente il problema. Non ero mai stato in grado di esprimerlo, prima di oggi. Insomma, non in modo così chiaro e conciso, comunque. Grazie"
La Willowitch fece un gesto della mano, come a voler allontanare da sè tutti quei complimenti.

"Prego" rispose in modo asciutto. "Ma... mi sfugge ancora un particolare. Che tipo di disturbi ti provoca questa "crisi di identità"? Incubi... allucinazioni... vertigini... ansia...?"

"Hmm.. direi... una sorta di depressione. Sono sempre stanco, svogliato... mi sento... come se non potessi mai più essere felice!"

"Addirittura? E' una sensazione come quella che si potrebbe provare di fronte ai Dissenatori?"
Columbine vide Harry rabbrividere: il timore di quegli esseri era ancora in agguato.

"Precisamente. Solo che, in questo caso, le tavolette di cioccolato non fanno effetto" disse, aggrottando la fronte, in una sorta di disappunto infantile.

"Ok. Penso di poterti aiutare... a ritrovare te stesso"
Harry le sorrise radioso, come se il suo futuro dipendesse esclusivamente dal suo operato.
Dal canto suo, Columbine non pensava che si sarebbe trattato di un caso troppo complesso. A dispetto di quanto si sarebbe potuto pensare, Harry non aveva riportato traumi invalidanti, in grado di compromettere qualitativamente la sua esistenza.
Aveva conosciuto il dolore, la morte, la perdita e l'assenza prima ancora di essere in grado di parlare e durante tutti gli anni della sua infanzia. Tutti, nel mondo magico, conoscevano il suo passato: le biografie sul Bambino Sopravvissuto si sprecavano. Paradossalmente, sembravano tutti conoscere Harry.Tutti, tranne il ragazzo che le stava di fronte.

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