Capitolo 29

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Lo guardo e dico:-Dai...alla fine sono esperienze di vita:-mi guarda e dice:-Io oggi mangio da te:-lo guardo sconcertata ma lui mi riguarda scuotendo la testa:-Non me ne frega un emerito cazzo, io oggi mangio da te e non obbiettare che se voglio riesco anche a dormire da te:-

Sbuffo, mio padre si fida ciecamente di Emanuele anche perché la nostra famiglie di conoscono anche da prima della nascita mia e di Ema e della carriera di mio padre.

Ema ed io da piccoli abbiamo dormito, mangiato, fatto il bagno insieme ma non potremmo mai essere una coppia: è come il fratello che non ho mai avuto.

Al termine delle tre ore di matematica arriva il prof di educazione fisica, è simpatico e ha vent'anni infatti tutte le mie compagne di classe ne sono innamorate.

Io non me la cavo male con lo sport, tranne la corsa.

Per me fare quattro giri di campo è uguale a morire.

Ovviamente il professore ha la brillante idea di farci fare una gara di corsa...

Iniziamo a correre ma nemmeno al secondo minuto sono stanca morta e nella mia testa cerco di capire che io posso essere la figlia di un calciatore che corre per novanta minuti e passa.

Per fortuna, non so come, riesco ad arrivare a otto minuti fino a cadere per terra.

Dopo aver preso il mio otto mi butto per terra e dopo che è arrivato a limite (10 minuti) Ema viene da me aiutandomi ad alzarmi.

Emanuele a differenza mia è bravissimo nella corsa, non perciò è un aspirante calciatore a differenza mia che vorrei fare la stilista.

Dopo educazione motoria arriviamo in classe dove ci aspettano due ore di arte;

La cosa non mi dispiace alla fine amo disegnare e amo anche la storia dell'arte.

Le ore di arte tra un disegno e una chiaccherata con Ema che mi raccontava come voleva sterminare Nicolò arriva il momento più desiderato: la campanella.

Usciamo da scuola di corsa e io e Ema ci incamminiamo per casa mia.

Lo continuavo a raccomandare di non dire nulla a mio padre né di fare scenate di gelosia.

Arrivati apro la porta ed mentre Ema si sdraia comodo sul divano io inizio a cucinare della pasta per me, lui, mio padre e Nicolò.

Appena la pasta ha finito di cuocere dalla porta entrano mio padre e Barella intrapresi a ridere e a conversare;

Emanuele si alza subito e saluta mio padre:-Lautaaa!!!! Quanto tempo!:-Papá gli scombina i capelli e gli dice:-Figlio mio quanto tempo! Vieni qualche volta a trovarci! Quella specie di cosa di mia figlia lasciala stare, anzi rimani a cena!:-

Prendono a discutere e io li guardo finché il mio sguardo cade in quello di Nico che mi guardava dalla testa ai piedi, se ne va sopra finché sento:-Tea! Puoi venire un secondo?:-

Il Migliore Amico Di Mio Padre|| Nicolò Barella🖤💙 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora