Capitolo 3

242 27 122
                                    

– Ehi... Pss-pss... Mi sentite?

La voce di Ed Sheeran risuona da un altoparlante fissato qualche parte al di sopra della mia testa, oltre lo scaffale della corsia dei prodotti da cucina. Me ne sto in piedi con gli occhi sbarrati, avvolto nel candore delle lampade al led, di fronte alla sfilza di moke appese: sessanta millilitri, novanta, centotrenta, centonovanta... Base rotonda, ottagonale, decagonale, manico rosso, nero o marrone... Tengo le dita strette attorno al manico del cesto in plastica della spesa e mi sembra che le braccia siano scosse da tremori, come se avessi freddo, anche se il reparto dei surgelati non è qui. Probabile che dall'esterno io abbia l'aspetto di uno che sta in botta da crack, e sarebbe una consolazione, se fosse così. Attendo che la vecchietta si sia allontanata ancora un po' verso destra, la guardo solo con la coda dell'occhio.

– Anche voi potete parlare...? Oh... Oh, rispondete porca putt-

– Gori!

Trasalisco.

Mi volto verso sinistra. Cazzo, per poco non mi prende un infarto.

C'è Saverio Della Rovere che mi scruta dall'intersezione tra due corsie. Una rapida occhiata al suo cesto e vedo insalata, asparagi e mele. Cristo... Ma chi è che si compra le mele?

– Gori, cosa fai? – Piega la testa di lato, socchiude le palpebre da dietro gli occhialetti rettangolari con la montatura argentata. – Fai... Fai amicizia con le teiere?

– Eh? No, no... Stavo... – Torno con lo sguardo allo scaffale, alla ricerca di qualcosa che mi tragga d'impaccio. – Pensavo a voce alta, non trovo... Ah, eccolo qui! – E afferro un oggetto a caso, tenuto attaccato a un pezzo di cartone da un paio di fascette. Non so nemmeno cosa sia. Lo butto sopra il resto della mia spesa.

Della Rovere si avvicina di due passi. Il suo sguardo si posa sulla mia scatola di barchette al cioccolato della Nesquik, il mio sul suo pacco di fette biscottate integrali. – Sei pronto per domani? – mi chiede.

– Perché? Che succede domani...?

– Ma come, non lo sai? Non hai ricevuto la mail dal professor De Chirico?

– N-no...?

Lui assume un'espressione neutra, che ha tutta l'aria di non essere spontanea. – Strano, – dice aggiustandosi gli occhiali sul naso. – Io ho ricevuto una mail dal suo indirizzo di posta elettronica... personale, – rimarca con lentezza. – Credevo avesse fatto lo stesso anche con gli altri studenti del nostro corso... 

– Non penso mi abbia mai spedito una mail in vita sua, – borbotto. Per un istante l'immagine di Della Rovere che scivola all'indietro e si spacca la testa contro lo spigolo di un espositore mi passa davanti agli occhi e subito svanisce.

Lui alza le spalle. – Be'... Allora ti avviso io. Domani mattina, alle undici, a Palazzo Ricci, un ricercatore dell'Università di Napoli terrà un seminario sulla diatriba tra Rothbard e Friedman. Ce l'hai presente, la diatriba. No? 

– Certo, – rispondo subito. Non ce l'ho presente.

– Intervengono anche professori di altri dipartimenti... Castriota, Parini, Mulas... De Chirico è il coordinatore. Credo sarà interessante... Anche se in realtà sarebbe obbligatorio solo per quelli della specialistica... Per noi della triennale è facoltativo. Uh... – A un tratto, alza le pupille ai condotti di areazione. – Ora che ci penso, magari è per questo che Umberto non ha ritenuto necessario avvisare anche voi...

Lo fisso con lo sguardo da pesce. – Umberto?

– Oh, cavolo... – Si batte la fronte col palmo, benché con poca convinzione. – L'ho chiamato Umberto, che stupido che sono... Intendevo il professor De Chirico. Scusa, è che ormai ci parlo così spesso che, sai...? Mi viene spontaneo chiamarlo per nome.

La mokaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora