A strapparmi di botto dalla fase REM è il rumore perforante dell'allarme antifurto di un'auto parcheggiata a lato di Viale Francesco Bonaini, qualche piano sotto alla finestra della mia stanza. Quando apro gli occhi, sottili fogli di luce penetrano dalle fessure delle tapparelle in alluminio e mi sbattono dritte nella sclera. Ho ancora l'emicrania. Dormire non è servito a niente. Come se non bastasse, passano almeno dieci minuti prima che qualcuno intervenga per spegnere quella stupida sirena.
Che ore sono? Ieri sera non era molto tardi quando sono rientrato in casa. Tuttavia, nel momento in cui mi sono infilato sotto le coperte, ero prosciugato, stanco e provato dal punto di vista fisico e mentale. Non so di preciso per quanto tempo la moka mi abbia tenuto sveglio a parlare in cucina. Certo è che anche dopo essermi coricato ho continuato a fissare le pareti buie e a spostarmi da un fianco all'altro con un nodo in gola. Quindi è probabile che sia un po' tardi, adesso. Tanto più che non avevo impostato alcuna sveglia.
Allungo la mano verso il comodino, alla ricerca del cellulare. Lo stacco dal caricatore e mi porto lo schermo vicino alla faccia.
Sono le nove e un quarto. Pensavo peggio.
C'è anche un messaggio da parte di Anna.
"Ehi", c'è scritto. "Scusa per ieri sera, com'è andato il resto della serata?"
Decido di alzarmi, di dare modo ai neuroni di riattivarsi prima di formulare la risposta.
Quando ciabatto in corridoio ho, per l'appunto il cellulare in mano, la schermata aperta sulla chat e i polpastrelli sollevati a mezz'aria sopra la tastiera digitale.
– Buongiorno! Dormito bene? – mi chiede la moka.
– Non proprio, – borbotto. Finisco di scrivere il messaggio: "Non hai nulla di cui scusarti, comunque è andato tutto bene". Invio e appoggio il telefono sul microonde.
Dovresti prepararti la colazione, allora. Ti sentirai meglio, dopo aver mangiato qualcosa.
– Uhm. – Mi massaggio l'attaccatura dei capelli. Cosa potrei avere ancora in casa? Latte, di sicuro. Succhi di frutta, qualche biscotto al cocco avanzato da giovedì... Forse anche un paio di brioche confezionate con ripieno di marmellata. Poi, di colpo, una strana domanda si fa strada nei miei pensieri. Non è la prima volta che mi capita di pormela, ma finora non ho mai espresso il mio dubbio a voce alta. Mi volto con lentezza verso il ripiano cottura.
– Ehm... M-moka...?
– Dimmi, Gianmarco.
– Ma se io, tipo... volessi... Ehm... Farmi il caffè?
– Oh. – Non sembra del tutto colta alla sprovvista. – Capisco l'origine della tua domanda. In effetti, è da un po' che parliamo, Gianmarco. E non ho potuto fare a meno di notare che, in tutto questo tempo, non mi hai più usata per farti il caffè.
– È-è-è che... i sembrava scortese.
– Ho avuto come la sensazione che tu sentissi inibito... All'idea. Mi sbaglio? – La sua voce ha assunto un tono carezzevole e delicato.
– Che idea?
– All'idea di toccarmi, di prendermi in mano.
Di colpo, mi sento strano.
– Le poche volte che mi hai presa per spostarmi di posto, – sussurra, – pareva quasi temessi di farmi male. Ma non c'è alcun motivo per cui dovresti sentirti così, anzi... È un peccato... che tu abbia smesso.
– È-è-è che s-se ti... Se ti devo aprire, per, per... m-metterti dentro il c-c-caffè... n-non vorrei...
– Gianmarco.
STAI LEGGENDO
La moka
Mystery / Thriller| WATTYS 2023 SHORTLIST | Come reagireste se, una mattina come tutte le altre, mentre siete in cucina a pensare a cosa prepararvi per colazione, la vostra moka cominciasse a parlare? Salve a tutti. Mi chiamo Gianmarco Gori, sono uno studente fuorise...