A volte è proprio ironica, la vita.
Il nome del bar in cui mi trovo è "Caffè Sant'Anna".
Santa Anna. Certo.
Ora che ci penso, è adeguato. Del resto, si tratta solo del punto di partenza. Siamo qui per questo. Da santa... a puttana.
Me ne sto in piedi di fronte al bancone con in testa un berretto di lana senza visiera. Ho ordinato un bicchier d'acqua, un macchiato e un cornetto con ripieno di marmellata alle albicocche. Macchiato, non cappuccino, perché secondo la moka non è detto che io riesca a finire una tazza intera prima che arrivi il momento di uscire in strada; cornetto, da masticare con lentezza, per giustificare il fatto di rimanere qui più a lungo del necessario. Ho già pagato. Perlomeno, il proprietario non sembra prestarmi attenzione.
L'orologio a muro segna le undici meno dieci del mattino. Tengo d'occhio entrambe le porte a vetri, affacciate sull'incrocio tra Via Giosuè Carducci e Via San Lorenzo, più o meno a trecento metri da Piazza del Cavalieri.
– È uscita di casa. Un minuto, – mi sussurra la moka dalla borsa di canapa.
Getto un'occhiata nervosa alla tazzina, butto giù l'ultimo sorsetto avanzato. Non posso risponderle a voce alta, perciò scandisco, solo nella mia mente:
"Quanto stacco le devo lasciare?"
– Aspetta dieci secondi, per sicurezza, – mi risponde.
E do le spalle ai vetri, con la scusa di dover riappoggiare la tazzina sul ripiano. Mi ficco in bocca l'ultimo rimasuglio della brioche e accartoccio il tovagliolo.
– È alle tue spalle.
Inclino piano il viso a destra. Secondo le previsioni della moka, dopo esser uscita dal portone del suo palazzo, Anna avrebbe dovuto raggiungere la fine di Via Giosuè Carducci, poi imboccare la via perpendicolare.
Eccola, infatti. Con un giacchetto corto color vinaccia e dei pantaloni aderenti in simil-jeans infilati in un paio di Doctor Martens, procede a sguardo basso sull'asfalto e s'insinua dietro alla fila dei motorini parcheggiata di fronte alla tabaccheria.
Dieci, nove, otto, sette, sei...
Allo zero, scendo lo scalino che separa l'interno del locale dal selciato del marciapiede. Sono fuori. Giusto in tempo per assicurarmi che Anna abbia tirato dritto, come da previsione.
"Quale lato?"
– Lo stesso di Anna, – risponde la moka. – È molto più sicuro. Per vederti, dovrebbe girarsi di centottanta gradi.
"Nascondersi nella luce", penso io. E attraverso la strada.
In effetti, stiamo andando proprio dritti verso Est, nella stessa direzione in cui sorge il Sole ogni mattina, al di là del tetto del Dipartimento di Matematica. L'astro è lassù, quasi allo zenit, sopra le nostre fronti. Mi sembra come di rivivere un flashback, trovandomi così, a camminare alle spalle di Anna. È come esser tornato indietro nel tempo, a quando ancora lei non sapeva chi fossi e io ero costretto a muovermi alla sua ombra per poter seguire i suoi spostamenti.
Siamo come tornati all'inizio del nastro, con quel leggero sudore attorno alle tempie al timore che lei si volti, dopo tanto inseguire; che, per qualche ragione, intuisca dai miei occhi cosa si cela nel mio pensiero e capisca che non sono qui per caso.
A volte mi capitava di leggere post o articoli indignati che parlavano di questo o di quel caso di aggressione ai danni di una ragazza, di stupri da parte di estranei, in pieno giorno. Non ho idea di come possano esistere uomini che hanno il coraggio di spingersi tanto in là, io non farei mai fatto una cosa del genere. Mai. È da pazzi, da gente che non teme le conseguenze delle sue azioni, e di rovinarsi il futuro per sempre... Però mi è successo di fantasticarci, in certi giorni. Soprattutto quando, a forza di camminare, ci ritrovavamo entrambi in un vicolo isolato, magari a cinquanta metri di distanza l'uno dall'altra. Mai avuta l'intenzione di mettere in pratica, questo è scontato. Era solo... per occupare la mente, per assecondare il flusso di pensieri indotto dall'erezione, per dare un senso a quello strano gioco. Immaginavo un mondo alternativo, privo di leggi, di regole inculcate dalla società, nel quale, se hai un tarlo fisso nel cervello, hai facoltà di dargli sollievo, fanculo cosa ne pensa lei. Ad esempio: "Cosa si prova... a vivere come se il mondo fosse tuo, a ottenere ciò che si vuole solo perché lo si vuole, senza chiedere altro... Ad afferrare una ragazza per i polsi, bloccarla in mezzo alla strada, costringerla a mettersi a terra, spogliarla, nella noncuranza dei passanti che camminano attorno, tirarselo fuori dalla patta, farlo scivolare dentro, e poi-
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La moka
Mystery / Thriller| WATTYS 2023 SHORTLIST | Come reagireste se, una mattina come tutte le altre, mentre siete in cucina a pensare a cosa prepararvi per colazione, la vostra moka cominciasse a parlare? Salve a tutti. Mi chiamo Gianmarco Gori, sono uno studente fuorise...