Yulis era paralizzata.
Il ricordo di Enrique divorato dalle fiamme le aveva intorpidito le gambe, convincendola all'istante della veridicità concreta della minaccia. Quelle dita premute contro la bocca odoravano di sigaretta, così pungenti da farle sentire sulla lingua il sapore stesso del fumo; l'altra mano, invece, era poggiata poco sopra lo stomaco, a tenerla schiacciata contro di sé. Che fosse attraverso il tessuto leggero del vestito o direttamente sulla pelle, qualunque punto di contatto con il Lupo pareva bruciare contro il corpo ancora infreddolito di Yulis, reduce della chiacchierata poco gradevole in terrazza. La ragazza percepiva ogni suo respiro solleticarle il collo mentre se ne stava ricurvo su di lei, sormontandola per via della grande differenza di statura.
- L'ultima nostra collaborazione è andata bene. - soffiò al suo orecchio in un mormorio basso. - Credi di poter replicare? -
Yulis deglutì e mosse il mento in piccoli scatti nervosi verso il basso.
Non che avesse altra scelta.- Molto bene, eroina. -
Anche senza vederlo, attraverso l'impronta di scherno che trasudava da quella frase riuscì a immaginare che stesse sorridendo.
Il Lupo allentò di poco la presa, quel tanto che bastava a permetterle di voltarsi, ma non appena furono uno di fronte all'altra la spinse con la schiena contro la colonna, piazzandole gli avambracci ai lati del volto.
- Non dire una parola. -
La ragazza serrò le labbra per non farsi sfuggire nemmeno un fiato, ma nulla riuscì a impedire al proprio cuore di battere come un ossesso, proprio come quello di una preda messa all'angolo. Inavvertitamente, si ritrovò a indietreggiare fino a che i talloni nudi non cozzarono contro la base del pilastro, mentre il marmo le percorreva la colonna vertebrale in un brivido di freddo. Intrappolata in quella morsa soffocante si sentiva ancora più piccola in confronto a lui, quasi minuscola, così si sistemò in punta di piedi, come a voler tamponare quel divario.
Avrebbe davvero voluto tenere gli occhi fissi nei suoi, per monitorarlo.
Ma qualcosa continuava a distrarla, a farle scivolare lo sguardo sui lineamenti del viso, passando dal naso alle labbra, al mento, ai lobi delle orecchie e alle sopracciglia in un turbinio continuo, senza riuscire a memorizzare alcun dettaglio. Era come se perdesse la concentrazione, come se non riuscisse a mantenere il focus su un punto fisso per troppo a lungo.Ed era snervante.
- Dove stiamo andando? -
Una terza voce, del tutto inaspettata, minò la compostezza di Yulis.
La domanda, seguita a ruota da una risatina sommessa e da uno scalpiccio affrettato, non solo proveniva dal fondo del corridoio, a dimostrazione che non fossero soli, ma apparteneva a qualcuno di familiare.- Al guardaroba. -
- Al guardaroba? -
Un nuovo risolino terminò quel breve botta e risposta, e Yulis impallidì: non c'erano dubbi sull'identità del duo che stava attraversando il corridoio con tutta quella fretta.
Il rumore di passi diventò più chiaro, e Yulis pregò con tutta se stessa che né James, né Noora si accorgessero di loro. Si fece ancora più piccola, appiattendosi contro il marmo e lasciando che la figura del Lupo, nella penombra, divorasse la propria.
- Preferisci tirarti indietro, Golden Boy? -
- Assolutamente no, signorina Hernandez. -
Data la rischiosa prossimità con gli altri due, il Lupo le intimò di muovere un passo verso destra, spingendosi maggiormente contro il suo corpo mentre le mormorava di fare silenzio, per l'ennesima volta; Yulis fu quindi costretta a voltare la testa di lato, finendo con la guancia a un centimetro scarso dalla sua camicia. Si stavano solo sfiorando, eppure la temperatura emanata dal corpo dell'uomo rendeva ancora più opprimente l'aria di quello spazio così angusto.
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Ultra Violet
ActionLe persone non sono mai del tutto buone o del tutto cattive, e questo Yulis lo ha imparato presto a sue spese. «Né santi, né diavoli.» come le aveva detto Shogo tanto tempo prima. «Il problema sta nella percentuale di queste due componenti, che a vo...