Chapter 17.5: "Gossip, gossip, I think I've lost it"

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Marcus osservava le innumerevoli e abbondanti pietanze predisposte sulla lunga tavola imbandita. Passava in rassegna l'una e l'altra con ritmo cadenzato, ma nemmeno una piccola ruga d'espressione riusciva a scalfirgli il volto. Si sporse con il busto in avanti e sbatté le palpebre un paio di volte, con fare lento e misurato.

- Posso esserle d'aiuto, signor Steiner? -

Il ragazzo, senza modificare la propria posizione, portò iridi e pupille a fissare il suo interlocutore, in silenzio.

- Magari della pasta, o del risotto? Abbiamo degli eccellenti tortellacci di erbette e burro profumato al limone, oppure un pregiato Carnaroli italiano mantecato agli agrumi con tartare di gamberi rossi di Sicilia marinati al lime. -

- Il signor Steiner è mio padre. - decretò atono, non appena l'altro ebbe finito di parlare.

Marcus capì che qualcosa, nelle proprie parole, doveva aver confuso l'uomo canuto che se ne stava dall'altro lato del tavolo. Non poteva averne la conferma diretta, ma aveva imparato a riconoscere che una bocca socchiusa, unita a una fronte aggrottata e a un irrigidimento della parte superiore del corpo, poteva indicare nelle persone una mancata chiarezza del contesto.

Si tirò su col busto e tentò di rielaborare il discorso. Forse, il cameriere si aspettava che dicesse qualcosa in merito al cibo. Afferrò uno dei grandi piatti messi a disposizione su una pila del buffet e sentì la mano scaldarsi per via della ceramica.

- Quale dei due dovrei prendere? -

- Sono entrambi degli ottimi primi piatti, dipende da cosa le piace di più, o di cosa ha voglia. -

Marcus sbatté di nuovo le palpebre. - Non è per me. Non so cosa le piaccia o di cosa possa avere voglia. -

Il cameriere abbassò per un attimo la testa, in un gesto che non riuscì a interpretare. - È per una donna? Se posso permettermi di esprimere un'opinione personale, penso che per fare colpo il risotto sia più indicato: ha un sapore ricercato e particolare, ma molto morbido e voluttuoso. -

Marcus guardò il piatto vuoto tra le proprie mani, poi lo passò all'uomo. - Non penso di voler fare colpo, mi dia una porzione di entrambi. - asserì, ricordandosi in ritardo di dover parlare in modo più cortese, perché altrimenti sarebbe suonato antipatico e spocchioso; così aggiunse un "per favore" all'ultimo secondo.

Mentre il cameriere disponeva con cura le pietanze, il ragazzo vagò con lo sguardo sulla sfilza di micro piattini e monoporzioni di antipasti che coloravano di vivacità il tovagliato in canneté.

- Posso chiederle cosa sono? - questa volta, Marcus ebbe la premura di formulare la domanda con un tono che sapeva essere educato. - Sembrano buoni. Anche più del risotto. - e ancora prima di indicare quelli che assomigliavano a piccoli cestini di formaggio, sentì l'acquolina abbondare ai lati della lingua, ingolosendosi al solo percepire una zaffata del loro profumo.

- Quelli sono canestrini di pasta brisèe e parmigiano con verdurine croccanti. Leggeri e saporiti. - il cameriere sorrise, forse entusiasta di poter illustrare i piatti. - Tra gli altri antipasti di carne abbiamo delle succulente quiche di sfoglia croccante con cipolla brasata e bacon su una crema di groviera, oppure un più delicato carpaccio di fassona al profumo di tartufo d'Alba, o ancora del fenomenale Culatello di Zibello con composta di fichi freschi. Tra gli antipasti di pesce, invece... -

- Fichi freschi? - Marcus smorzò la presentazione, interrompendolo con una nuova domanda. - Qual è quello con i fichi? -

L'uomo ampliò il sorriso, e i suoi baffi arricciati tremarono oltre le labbra. - Ne è rimasto solo uno. Il vassoio è proprio quello alla sua destra. -

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