Capitolo Ventisette

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                          Viktor

Sei ore.
Mancavano sei ore alla prossima asta.
Sei ore e altri bambini sarebbero finiti nelle mani di sporchi pervertiti.
L'agente Smith mi aveva chiamato quella mattina per informarmi e chiedermi di presenziare.

Me la sentivo?
No. Per niente.
Dovevo farlo?
Sì. A costo di sentirmi male in quella dannata stanza.

Ma prima di tutto ciò mi sarei dovuto recare alla centrale insieme ad Andrej per delle dichiarazioni sul nostro passato. Era uscito fuori che insieme a Manić collaborava anche una donna, una donna che era ancora viva.
Una donna che noi conoscevamo.
La stessa donna che ci dava quei miseri tozzi di pane e l'acqua sporca da bere.
Colei che ogni mattina, prima di lanciarci in mezzo alla strada, al freddo e alle intemperie ci raccomandare di tornare a casa con il bottino giusto o ci avrebbe tagliato le dita.

Gospođa Majka.
Signora Madre. Era così che pretendeva la chiamassimo. Ma di madre quella donna aveva ben poco.
Se Manić era il diavolo in persona lei era la sua degna consorte. Una donna senza scrupoli né morale che non ci aveva pensato due volte prima di buttarmi di notte in mezzo alla neve e lasciarmi lì fuori per tutta la notte e il giorno seguente solo perché non ero stato abbastanza veloce nel mettermi in fila per la conta.

Era lei che si occupava di preparare le bambine per gli amici schifosi di Manić, altri pervertiti figli di puttana. Sempre lei ci aveva insegnato come rubare e preparare le dosi giuste di droga da imbustare.
Nadia Manić.
Colei che credevo morta nell'incendio era in realtà tornata dall'inferno per venire a prenderci.

Passando una mano sul viso pallido parcheggiai l'auto fuori dalla centrale di polizia per aspettare che arrivasse anche mio fratello. Il cellulare squillò proprio mentre stavo scendendo.

«Oliver?»
«Signore, ho quello che mi ha chiesto.»
«Perfetto, ci vediamo a casa più tardi. Grazie.»

Oliver lavorava con me ormai da cinque anni, si occupava non solo della mia sicurezza ma anche di reperirmi informazioni che di solito era difficile recuperare o avere.
Inoltre era il fratello del mio investigatore privato, più volte mi era tornato utile durante gli anni per qualche caso e il fatto che fosse un ex agente dell'unità analisi investigativa del dipartimento di polizia di Los Angeles era un grosso valore aggiuntivo.

Stavolta però non stava indagando su qualche caso ma su una persona.
Dopo la scoperta di Andrej riguardo Cassiopea mi ero messo in all'erta e nonostante sapessi che quella non era la strada giusta mi era sembrata la più rapida e indolore.
Lei non mi avrebbe mai detto cosa stava tramando quindi dovevo agire di conseguenza. C'era troppo in ballo e non potevo rischiare che si facesse di nuovo male.

In lontananza vidi Andrej camminare a passo svelto verso di me, il volto tirato e l'espressione agitata. Approfittai di quel momento per mandarle un messaggio e avvisarla che non sarei stato in ufficio per tutto il pomeriggio, avrei voluto chiederle di cenare insieme ma sapevo già la sua risposta. Come sapevo il perché fosse sempre lei a venire da me e mai il contrario. Cercava di tenermi a distanza, come se fosse possibile a quel punto del nostro strano rapporto.

Credevo di aver messo le cose in chiaro, ciò che volevo da lei.
Tutto.
Non mi sarei più accontentato. La volevo e lei adesso lo sapeva.
Stava tutto nelle sue mani, la scelta era sua.
Prima però dovevo scoprire cosa stava architettando alle mie spalle.

«Dormi ogni tanto o ti sei trasformato una volta per tutte in un animale notturno?»

Risposi alla gentile domanda di mio fratello con un altrettanto gentile dito medio dirigendomi verso l'entrata della centrale.

The Song Of The StarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora