Capitolo 17

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"A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi.

Tutto cambia".

(C. Bukowski)


«Il party per la selezione delle ragazze di Chanel è stato un vero successo! Come cazzo hai fatto ad aumentare gli share del 60%? Ne parla persino Vogue. Non so se mi spiego» è la domanda esterrefatta di Félix, un paio di settimane dopo, mentre facciamo jogging sulle rive della Senna.

Il bello di avere grossi clienti come Chanel è che se fai qualcosa di nuovo, il mondo viene a saperlo e il nome dell'agenzia per cui lavori compare dovunque.

«Mi piace quello che faccio, te l'ho già spiegato» rispondo, cercando di non parlare troppo per non affaticarmi.

«Ho già una candidata preferita e anche Caville! Lo sai che l'altra sera, sin quando non hai annunciato che era salva non ha bevuto un sorso di Champagne?»

Alzo gli occhi al cielo. So di chi sta parlando. «Se dipendesse da lui avremmo già la testimonial ...»

Félix mi lancia un'occhiata guardinga. «Lei non ti piace, vero?»

«L'ho salvata soltanto perché Céline ha minacciato di ridurmi lo stipendio. Vuole che il cliente sia felice ma se dobbiamo fatturare, quella biondina dalla faccia d'angelo non vincerà».

«Hai ragione, sai? Ha una fisionomia stereotipata. Sembra una copia contemporanea di Marie Antoinette».

Mi fermo all'improvviso e poggio le mani sulle ginocchia per prendere fiato. «Non è soltanto questo. Ha un bel viso ma hai visto quanto è timida? Ha paura persino di posare davanti l'obiettivo! A noi serve una donna carina, ma che trasmetta forza, risolutezza e voglia di vincere. Non una stangona di marmo».

«Allora perché non proponi te stessa, eh?» è la domanda caustica.

«Non so posare e poi, io sono la mente. Comprendi?»

Inizia a farmi il verso: « "Io, io, io ...! Gne, gne!"»

Trattengo una risata e riprendo a correre lasciandolo indietro.

«Ella, aspettami! Dammi due secondi per riprendere fiato! Ella! Sei proprio una stronza!»



«Buonasera Cugins! Come va?»

Sussulto e richiudo immediatamente il portatile sentendo Lia alle mie spalle. Ho lavorato in smart working questo pomeriggio e non l'ho sentita arrivare.

Mentre si sfila il cappotto le lancio un'occhiata guardinga. «Tutto okay. A te come va?»

Si butta supina sul divano, accanto a me e passandosi una mano sul viso stanco risponde:«Devo capire come sistemare un paio di cose in clinica ma tutto sommato ...» risposta vaga, come la mia.

«Ho visto Juliette a pranzo, ci siamo incontrate per caso e mi ha detto che hai ricevuto una promozione. Perché non mi hai detto nulla?»

Sospiro con aria colpevole. «Ho peccato. Hai ragione ma non volevo sbatterti in faccia la mia gioia visto che stavi avendo dei problemi a lavoro ... a detta di Juliette».

Ci guardiamo per un paio di secondi e all'unisono dichiariamo:«Juliette è una pettegola».

«Ella, io sono contenta se la tua vita finalmente prende una piega positiva. Dio solo sa quanto hai faticato e quanti sacrifici tu e la zia avete fatto per arrivare sin qui. Come credi che mi sia sentita quando Juliette mi parlava della tua promozione come se ne fossi al corrente?»

Per un incidente a ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora