Capitolo 25

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"Il paradosso dei doni: so quello che ho dato.

Non so quello che avete ricevuto".

(Dr. Sunwolf)


Quando scendiamo dal taxi in Fulton Street, io e Félix restiamo a bocca aperta difronte all'imponente

Ingresso del One World Trade Center. Lo storico edificio che troneggia insieme ad altri famosissimi grattacieli l'isola di Manhattan.

«Chérie, devo ammetterlo: non ero psicologicamente pronto a questo» confessa il mio amico mettendosi

una mano sul cuore mentre entrambi solleviamo lo sguardo verso l'alto.

Mi stringo nel cappotto e lo prendo sottobraccio. «Tira fuori quegli inviti» gli intimo guardando il valletto

all'ingresso. Con un gesto rassicurante li caccia fuori dalla tasca interna dello smoking e sorridendomi

eccitato mi conduce all'interno.

Mentre saliamo verso il settantesimo piano, controllo nello specchio dell'ascensore che il trucco sia impeccabile

insieme a tutto il resto.

«Ella! Ma ci pensi? Siamo stati invitati ad uno dei party più esclusivi del mondo! Non mi stupirei se ci trovassi qualche sceicco o ... Mark Zuckerberg! Oppure ... » ed improvvisamente si blocca perché l'ascensore si ferma e non appena le porte si aprono entrano due signori molto distinti e profumati con la puzza sotto il naso; non posso far a meno di notare i pesanti orecchini della donna appesi ai lobi talmente tirati da dare l'impressione che potrebbero spezzarsi da un momento all'altro. Entrambi ci squadrano dalla testa ai piedi, ma la loro analisi sembra giungere a buon fine difatti l'uomo enuncia un educato «Buonasera» accompagnato da un gesto regale della testa della moglie.

Io e Félix ci stampiamo i sorrisi più cortesi del nostro repertorio e insieme rispondiamo:

«Bonsoir! »

«Buonasera!»

Il sopracciglio dell'uomo si solleva notevolmente, lasciandomi di stucco. «Siete francesi?»

Il mio amico mi lancia un'occhiata preoccupata.

Che genere di rapporto hanno gli americani con i francesi?

«Già» rispondo.

«Ma lei non ha l'accento francese, signorina. Giurerei che lei sia ...» gli occhi della donna diventano due fessure, come se volesse afferrare la mia provenienza soltanto guardandomi, così vado in suo aiuto:«Effettivamente sono italiana».

Lei arriccia le labbra, come se non fosse entusiasta della mia risposta, perciò specifico:«Dalla Sicilia».

Entrambi si guardano e due secondi dopo esplodono in sorrisi e parole:«Ma cara, anche io ho origini sicule!»

«Sì, sì! I suoi genitori sono venuti qui per far fortuna!» esclama il marito rivolgendosi a Félix il quale con assoluta nonchalance dirima:«Che amabile coincidenza!»

Trattengo una risata perché quel tono e quelle parole non gli appartengono affatto.

«E dite, state andando alla festa di Caville?»

«Esatto. Lavoriamo per lui, abbiamo curato la sua campagna di marketing» annuncio con fierezza.

La donna giunge le mani mostrando anelli di diamanti così grossi e brillanti da accecarmi. «Meraviglioso! Anche noi siamo stati invitati, Henri è un caro amico di mio marito ...»

Per un incidente a ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora