Visite della stagione

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Pomeriggio, 1870

Caro Diario,
Finalmente posso approffitare di un frangente di tranquillità. Stamane, ho preparato per la colazione una torta con la marmellata e il cioccolato, che Claude ha ampiamente apprezzato. A lui sono sempre piaciute le mie ricette.

Da quando i nostri genitori sono deceduti in quel lontano 1866, per non pensare alla falce che ha lacerato le loro anime, mi rifugio non solo nella lettura e nella scrittura, ma anche nella cucina. Tu mi dirai: "Ma come, Celestìne, tu che studi tanto, sei una sognatrice e lotti per elevarti, ti dedichi a questa stupida attività?"

E sì, diario, amo cucinare. Affondando le mani nella pasta gialla, inalando l'intenso odore di zuppa e tagliando pezzi di carne, riesco a credere di essere utile a tutti e di avere un'occupazione che possa distrarmi dal  rumore della quotidianità. Eppure l'arte culinaria è una parte intrinseca della quotidianità. A differenza di tutte le altre, attenzione, non ricerca parole urlate, ma solo amore per ogni singolo ingrediente, disciplina e creatività.

È simile alla poesia, ma è la letteratura della praticità. Ogni piatto è il verso di una ballata ben composta. Penso di aver detto qualcosa di banale, ma non mi interessa.

Oggi, abbiamo conosciuto i nostri vicini. Adesso ti farò un riassunto di tutta la santa conversazione(se non lo sai, la conversazione è un momento pittorico, dove tutti i santi si riuniscono attorno a Maria), così non ti annoierai.

Io e mio fratello siamo stati conquistati da Monsieur Maurice Zard, un uomo sulla trentina, robusto, abbronzato e con le mani sporche di terra. Lui fa il contadino e ama occuparsi del suo orto, un pezzo di terra lavorato da cui spuntano ciuffi verdissimi di svariate verdure. Ne ho colte un bel po': la giusta quantità per fare una minestra.
Maurice è molto simpatico ed è un maestro nel pensare a battute divertenti.

Successivamente, siamo andati a trovare Madame Piaf, una donna di quarant'anni con un marito che combatte nell'esercito e con quattro figli sulle sue spalle. Indossa sempre un vestito nero con il colletto di merletto e una cuffia bianca. Sembra  invecchiata di tanti anni! Forse la stanchezza, la frustrazione di una monotona esistenza a prendersi cura dei buoi e del neonato della casa, sfigura le donne . Poverina! Quando sarò madre, non diventerò orrenda.
Per tutto il tempo, non ha fatto altro che parlare del suo fidanzamento con il suo consorte.

Abbiamo anche fatto la conoscenza di un vecchio fabbro, monsieur Antoine Gireaux e di suo figlio Alexandre,un coetaneo del fratellone. Madame Gireaux, da quanto ho capito, morì quando il giovane Alexandre era ancora in fasce. Probabilmente aveva la tisi. Padre e figlio, all'inizio, hanno trascorso i mesi del lutto piangendo e affogando il dolore  nell'alcol, ma dopo diverso tempo sono riusciti a reagire, buttandosi nella gestione del negozio di armi. Sono due persone coraggiosissime, per me.

Alla fine siamo passati dalla famiglia Voult, che-pensa!- abita vicino a noi. Questo nucleo famigliare è composto dalla madre, Madeleine Voult, e da quattro fratelli, due maschi e due femmine. Su questa visita ho l'intenzione di fornire più dettagli, perchè ho la sensazione che abbia qualcosa di oscuro, qualcosa che si sta distruggendo e che deve essere nascosto per forza.

La loro casa è molto piccola. È uguale a tutte le altre. Mattoni bianchi per le pareti, staccionata di legno smangiato dai tarli, panni stesi ad asciugare nell'etere fredda dell'autunno, eppure è così austera, vuota. L'ho capito anche dall'interno. Il soggiorno sembrava una caverna gelida: un divano lasciato in un angolo, quadri appesi ad una parete impolverata. Sopra ad ogni cornice vi era un crocifisso.

Madame Voult ci ha fatto sedere e, sistemandosi gli occhiali cerchiati d'argento, ci ha domandato, con la sua voce aspra:
-Da quanto siete arrivati, qui?-
-Siamo qui da ieri, Madame- ha detto mio fratello, con educazione.

Lucille, la figlia più piccola, di otto anni, ci ha guardati sorridendo, come se cercasse di rassicurarci, fallendo miseramente.
-Quanti anni avete?- ha chiesto di nuovo la signora
-Io ne ho venti, la mia dolce sorella sedici.- ha replicato Claude.

È calato un silenzio inospitale, che ci ha voluto cacciare via con l'apatia dell'anfitriona e la frustrazione degli altri membri. Io ho cercato di rompere il ghiaccio
-Siete pochi.- ho detto-Come mai?-
La donna ha sospirato
-Mio figlio Jean è scappato da casa. Non sa fare altro. È un egoista. Mi lascia sempre da sola con questi idioti- ha sussurrato, osservando le sue creature.

-Non penso che sia così crudele.- ho ribattuto-Secondo me, stasera tornerà a casa e vi chiederà scusa.
-Piccola ingenua, quando Jean scappa, torna dopo una o due settimane. Quando si degna di farsi vivo, diventa di colpo un bravo figlio, eppure con lui niente dura a lungo. Neanche quel briciolo di gratitudine che cerca di mostrarmi quando sono contrariata.- mi ha spiegato Madame
-Quando non è arrabbiato, com'è di solito?- ho incalzato. Che Jean fosse il giovane che ho visto ieri nella locanda?

-È taciturno, di poche parole, precisamente. Se ne sta rintanato nella sua camera a leggere o a scribacchiare versi. Ha un cuore di pietra  ed è sempre confinato in un mondo assurdo, inquietante. Non so cosa fare con lui! È malvagio!-

Quando la signora ha detto che scriveva poesie come me, mi sono illuminata e, incurante delle buone maniere, ho chiesto:-Se non le dispiace, posso avere una sua poesia?-

Claude stava per rimproverarmi, quando Geràrd, il fratello maggiore, ha sospirato e se n'è andato al piano di sopra.  Dopo un quarto d'ora, è ritornato con un foglio spiegazzato.

-L'ha scritto oggi. Non so che sudiceria ha pensato, stavolta.- ha rivelato

Con il cuore che mi batteva forte, ho aperto il foglio e sono rimasta folgorata.

Era la poesia più bella che avessi mai letto. Non ho voluto rivelare il contenuto a nessuno. Tuttavia, siccome ti voglio bene, la trascriverò solo per te.

SENSAZIONE
Nelle sere blu d'estate,
fuggirò tra i sentieri.
Pizzicato dal grano, calpestando
l'erba fine.
Trasognato, ne sentirò la frescura
sotto i piedi. Lascerò che il vento
bagni la mia testa nuda.
Non parlerò, non penserò a nulla
Ma un amore infinito mi salirà nell'animo
me ne andrò lontano,
Molto lontano, come uno zingaro,
Nella natura lieto come con una donna

𝓑𝓸𝓷𝓳𝓸𝓾𝓻, 𝓪𝓶𝓸𝓾𝓻! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora