Voyance

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In questo capitolo, vorrei avvisarvi che parlerò delle droghe e dei loro effetti. Fate attenzione: i trip non sono realistici e le vere sostanze fanno molto male, quindi non assumetele e non fatevi influenzare da questo pezzo del racconto:)

Notte

-E così, tuo fratello ti ha data in sposa a De Ville?- Jean, vedendomi pallida e taciturna, mi aveva fatto sedere vicino a lui sotto un ippocastano. Aveva compreso immediatamente che qualcosa mi aveva scosso nel profondo e sentiva addosso il dovere di aiutarmi a modo suo. Era una specie di mago: anche se mi ritraevo dal confidare i miei dispiaceri, con il suo sguardo magnetico mi aveva intimato di raccontargli tutto. Avevo obbedito.

-È così. Non sono convinta di fare questo passo: vorrei ancora godermi questi anni e sono sicura di non essere pronta per fare la moglie.- ho replicato, bevendo dalle sue iridi nordiche, che richiamavano o alla Russia o alla Scandinavia.

-Perchè non ti ribelli, allora?- ha intimato lui, obiettivo, tagliente. Parole che ti prendono a sberle
-Mio fratello non me lo perdonerebbe mai. Direbbe che sono ingrata e viziata e che per colpa mia potremmo finire sul lastrico. - Volevo fare la brava sorella, e non era vero. Volevo soffocare la mia tristezza nello scantinato della mia psiche e non era vero. Volevo sposarmi con un orco parolaio e non era vero. Volevo abbandonare la poesia per cucinare, ricamare e stare zitta e non era vero. Il canto della protesta
insorgeva, si infrangeva sugli scogli del mio io.

-Perchè?- ha ripetuto il castano, penetrante.
-Perchè...non sono in grado di farlo.- ho ammesso, pentita di aver fatto una brutta figura con il giovane più anticonformista e misterioso del mondo.

-Ah ah! Quindi stai lì, a non fare niente finché non avrai un anello al dito, è così?- si è alzato in piedi, gesticolando. -Ti vuoi imborghesire, blaterare con altre comari e piangere perchè il tuo moccioso ha preso il morbillo, è questo quello che  vuoi?-

Pietrificata da quella ramanzina, l'ho osservato, stringendo sempre più le gambe rinchiuse tra le mie braccia.
-No, non credo.- ho detto in un soffio. Non dovevo piangere davanti a lui

-Perfavore, dimmi che posso fare. Sei tu quello esperto di sovversione.-
Voult è rimasto in silenzio, per pensare. Si è seduto vicino a me ed ha estratto dalla tasca del soprabito due funghi.

-Sai cosa sono questi?- mi ha chiesto, con serietà, come quando mi ha imposto di leggere Baudelaire e Hugo.

-No- ho replicato, con candore.
-Sono funghi allucinogeni. Quando li mangi, vedi qualcosa che nessuno è in grado di immaginare. Ne vuoi uno?-

Di fronte a me, ha assunto l'onere di tentarmi, di interpretare Satana. I vicini hanno sempre creduto che il giovane Voult fosse un'entità maligna travestita da sedicenne. No, non era vero. Sono sicura che un lato puro ce l'abbia.

-Ma muori se ne mangi uno?- ho chiesto.
-Ma che dici, no!- ha detto, ridendo-è uno dei mezzi con cui mi faccio "veggente". Non so come spiegartelo.-

La conversazione si stava facendo interessante. Dovevo andare più a fondo.
-E spiegamelo!- ho detto io, incitandolo.
-Immagina che un uomo si pianti delle verruche sulla faccia.-

E mi sforzavo di vedere tante piante strane sul volto di mio fratello. Respiravano, vivevano, si nutrivano del sangue. Vegetavano sulle guance  e inondavano l'aria con il  loro tanfo nauseabondo . Prima avrei vomitato per un'immagine del genere.
Ora....le mie fantasie possono esplorare anche le turpitudini.

-Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso e ragionato disfacimento di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; cerca sè stesso, esaurisce in sè ogni veleno, per conservarne solo la quintessenza. Io è un altro. Se il piombo diventa un trombone, non è mica colpa sua. Mi capisci?-

Quelle parole, quei concetti che giustificavano l'autodistruzione, quell'alone mistico che le avvolgeva, che ondulava come il mare, riempivano il mio animo. Da un lato ero spaventata, eppure sapevo che Jean aveva ragione. Se non potevo urlare ad alta voce, potevo protestare sfasandomi, lasciando che smagrissi,che delirassi, che mi dividessi in granelli di cenere. Così tutti si sarebbero preoccupati, incuranti della collera causata dalla mia tracotanza.

-Come faccio ad essere una veggente?- dovevo sapere.
-Devi fuggire dall'uomo che detiene la podestà su di te, ossia tuo fratello e trovare la vera te. Non sei così innocente, credimi. Questa personalità è falsa. Forse sei perversa, molto perversa.  Sto per andare a Parigi e ho deciso di portarti via. Vieni con me. Ricominceremo una nuova vita.-

A causa di quel discorso, avevo la faccia di un bambino che sta per avere il regalo di Natale.
-E lì che facciamo?-
-Beh, scriveremo versi, conosceremo scrittori importanti, berremo assenzio tutto il giorno....insomma faremo quello che cazzo ci pare! Basta parlare, vuoi la droga sì o no?-

Incurante delle regole, ho preso un fungo e l'ho ingoiato.

************************************

Pezzi di ricordi, cocci di un vaso troppo vecchio per essere tenuto. Il viso amorevole di mia madre che ci spiega la lezione del giorno. In quell'epoca, io e mio fratello studiavamo a casa.

Il tabacco di papà da cui uscivano serpi di nicotina bluastra. I bassi che ondeggiavano quando parlava. I libri che mi regalava, solo per guardarmi con affetto mentre mi abbandonavo in un mondo di geranei, poeti infelici non ricambiati dalle loro donne, lire luccicanti, preghiere e primavere infinite.

E mentre ero in trance, sentivo i miei capelli cadere. Ad ogni ciocca, dal mio capo spuntavano petali magenta. Diventavo sottile come la canna di uno stagno, perdevo le braccia e le gambe. Avevo la pelle verde, non per la paura, ma perchè ero sempre più simile ad uno stelo.

Al mio posto, c'era l'oleandro del sogno, l'oleandro che avevo mangiato senza morire avvelenata.

Io era un altro.
Se il piombo diventa un trombone, non è colpa sua. Se il cuore è avvelenato, la colpa non è sua.

Davanti a me, c'erano due divinità greche che si baciavano. Forse mi proponevano di dichiarare così il mio amore segreto. No, amiche mie. Non era il momento

Mi sono girata verso Jean, anche lui con gli occhi chiusi. Gli ho preso la mano, con delicatezza.

-Me ne andrò a Parigi, con te. Staremo insieme e ci proteggeremo a vicenda-

Era un giuramento




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