19 Ottobre, 1870
Caro Diario,
Stanotte ho fatto un sogno strano. Ero in una foresta, di giorno. Una luce innaturale, quasi azzurognola, frantumava il fogliame dei pioppi e dei salici attorno a me. Papaveri, rose appassite e eucalipti si schiudevano assieme e gli oleandri facevano mulinare nel vento il loro profumo insalubre. Di solito, sarei fuggita da quei germogli rosa e invece mi sono avvicinata a loro.Ho staccato un oleandro e ho mangiato i suoi petali, non badando al veleno che stava incominciando a serpeggiare nel mio corpo. Sembrava che non facesse effetto.
All'improvviso ho guardato in basso e ho visto che ero completamente nuda. Non avevo mai visto la mia nudità, prima d'ora.
Neanche allo specchio, in camera mia, da sola. Ero un delicato pezzo di carne di miele, con seni tondi come pesche.Li ho toccati, quei seni. Era la cosa più bella che avessi mai fatto. Ho chiuso gli occhi e ho cominciato a gemere, seppur una lacrima scorreva sul mio volto. Che fosse subentrato il rimorso?
Che stessi pensando al peccato che avevo appena commesso? Allora era questo essere...di facili costumi: toccarsi il seno e provare felicità nel farlo.Ad un tratto ho visto il giovane della sera del mio arrivo abbracciarmi da dietro. Le sue mani grandi e calde hanno stretto le mie, sottili e fredde. Stavo per svenire.
-Ti piace quello che vedi?- mi ha chiesto
Le nostre fisionomie erano spiegazzate sul riflesso di un lago di sangue.-No...la prossima volta farò la brava. Non mi toccherò più, promesso!- ho squittito. Avevo voglia di piangere.
-Non sono mica Claude, Dio santo! Sai...sei molto carina. Saresti più bella con i capelli sciolti.- ha sussurrato.In quel momento, ha infilato le sue dita nei miei capelli, disfandoli e lasciandoli cadere sulle mie spalle.
-Non credere di essere ancora una bambina vergine e priva di malizia. Sei molto più di questo! Stupiscimi.- ha detto il giovane, osservandomi.-Non posso.-
-Ascolta, non avere paura. Se tu mi mostri la vera te non lo dirò a nessuno. Neanche a tuo fratello, al prete o chissà quale altra autorità. In fondo, tutti abbiamo un lato marcio e corrotto.- mi ha spiegato, con calma.Com'era rassicurante la sua voce di adolescente! Cupa, calda ma sensibile, vicina all'inferno ma anche al Paradiso, se avesse voluto. Tanto era un ponte tra gli angeli e Satana.
-Jean...- ho mormorato, provando a nascondere il tremore delle mie membra. Non sono debole, mi sono detta. Non devo dargli questa soddisfazione.
-Sì?- il giovane ha sorriso, con benevolenza.
Sul frangente di parlare, la voce di Claude ha spento tutto il mio delirio incantato, riportandomi ad una stanza dalle pareti in legno e dal letto matrimoniale.
-Celestìne, alzati, che devi fare le tue commissioni!- ha esclamato, dandomi una pacca. Ubbidiente, mi sono messa la crinolette e un vestito di seta azzurra e sono uscita.
Mentre percorrevo il sentiero che portava al paesino di Charleville, ho pensato al sogno, all'Eden allucinato dipinto dalle mie emozioni, a Jean e alla sua figura.
Avrei voluto ritrovarmi sotto una quercia, accerchiata da tre ninfe con un chitone rosa e le margherite tra i capelli, come ogni notte.
Avrei voluto pizzicare le corde di una lira e cantare ballate non solo per Calliope, la mia musa preferita, ma anche per Maria, madre di Cristo e mia migliore amica, come ogni notte.Per lei scrivevo gran parte dei miei versi, che erano più preghiere artistiche che componimenti veri.
Avrei voluto chiacchierare con Ovidio e chiedergli consigli su come sposarmi, come ogni notte.
Questo sognavo, non quella diavoleria.Magari era un segno della degenerazione. Un giorno sarei diventata cattiva e avrei cominciato a bere, urlare e umiliare la Madonna, me lo sentivo. Mi sarei trasformata in una iena e mio fratello, per il disgusto, mi avrebbe ripudiato e lasciata morire di inedia.
No, non volevo questo! Dovevo reagire e trovare la retta via. Immediatamente. Con questo proposito in testa, mi sono diretta verso il mercato.
Non lo avessi mai fatto
Tra le mele e i salumi, c'era Jean. Era proprio come lo avevo visto tanto tempo prima. Magrolino, due centimetri più alto di me, capelli castani e occhi di ghiaccio, che se li vedi, ti senti trafitta e cominci a perdere sangue, tanto sangue.
Non appena mi ha visto, mi è venuto incontro. Sembrava un tipo amichevole. Diario mio, avrei voluto sciogliermi e diventare fango, essere calpestata da chicchessia e non sentire nulla.-Non mi sembrate di queste parti, mademoiselle. Da dove venite?- ha detto lui, con rilassatezza. Per confermare la sua ipotesi, ho scosso la testa con rapidità
-Dalla Provenza, monsieur- ho risposto
-Bella terra! Siete stata fortunata a nascere lì. Vi avverto, Charleville è imbarazzante.- ha replicato-Domani sarà il mio compleanno.--Ah- Che cosa avrei dovuto dire?
-Come vi chiamate?-
-Celestìne Debrau-
-Io sono Jean Voult-
-Lo so. Sono andata a casa della vostra famiglia, ieri.-
Dopo queste parole, il moro si è incupito, marcendo per un risentimento segreto che nessuno è mai riuscito a sradicare. -Siete andata dagli occhi della Menzogna. Non badate ai suoi piagnistei!-
Mi sono chiesta perchè chiamasse sua mamma occhi della menzogna. Come si può essere così cattivi con la propria madre?Non volendo fare la maestrina, ho cambiato argomento
-Mi è piaciuta molto la vostra poesia. Sensazione si chiama, vero? Sapete, amo scrivere e leggere come voi.-Jean ha sorriso maliziosamente, facendo scorgere i suoi denti canini.
-Sono felice che vi sia piaciuta. Vedo che abbiamo delle cose in comune, eh? Se volete, domani, posso portarvi nella mia stanza e farvi vedere i miei libri. Dal vostro sguardo, presumo che abbiate letto cose molto ingenue. Vi farò crescere con autori molto....sinceri.-
-Perdonatemi, monsieur, in che senso sinceri?- ho domandato
-Siete curiosa. Aspettate domani mattina! Comunque, datemi del tu. D'altronde abbiamo la stessa età.-Dopo questo dialogo, si è allontanato, disperdendosi nella polvere. Ero stata così piacevolmente sorpresa da quell'incontro che non ho preso il resto che mi stava dando la venditrice di tessuti.
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𝓑𝓸𝓷𝓳𝓸𝓾𝓻, 𝓪𝓶𝓸𝓾𝓻!
General FictionNel 1870, Celestìne si trasferisce a Charleville con suo fratello maggiore Claude, troppo schiacciati dai ricordi dei loro defunti genitori e del fortissimo odore di lavanda della Provenza. Tuttavia, a causa della loro situazione economica precaria...