Paris e Giuda

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18 Novembre, 1870

Caro Diario, o-per meglio dire- cara Bilitis

Voglio iniziare il resoconto di questa settimana con una mia poesia. Questa non è una poesia uguale alle altre: niente Madonne, colombe, mandolini e divinità dell'antica Grecia e Roma. Nossignora!

OLEANDRO
Svelati a me, fiore insalubre
Viola di morte
Cenere d'estate.
La guerra avanza e
i soldati, sovente,
sfidano la morte schernendola.
Attenti!
Le donne alzano la veletta
e uccidono.

Che te ne pare? Come primo tentativo non mi sembra malvagio. Spero che non mi accusino di aver scopiazzato un componimento de "I fiori del male". Non lo farei mai! E non ne sarei in grado! Lasciamo stare, via!

Dopo aver assaporato la voluttà di un viaggio allucinato, io e Jean ci siamo accordati sulla data della nostra partenza per Parigi. Per tutta la sera, non abbiamo fatto altro che incartare e scartare idee, disegnare mappe mentali , immaginare scuse da raccontare alle nostre famiglie, pensare a delle idee efficaci e parlare di ciò che c'era in quella città.

Il mio amico mi ha raccontato che a Parigi c'erano i Parnassiani. Io, incuriosita, gli ho chiesto:-Chi sono?-
Lui, sospirando, mi ha risposto:- Sono dei poeti, come noi, che hanno l'obiettivo di riportare la Poesia al Parnaso. Lamartine l'ha fatta cadere giù. Sono sempre in gruppo, vestiti di nero, marrone e altri colori scuri. Bevono molto alcol e hanno amanti sia maschi che femmine. Si drogano, anche!-

-Sembrano persone interessanti!- ho osservato io, troppo affascinata per ascoltare le suppliche isteriche della mia coscienza, coperta da un velo finissimo, pallida, tremante e con un crocifisso stretto tra due mani giunte.

-Oh, lo sono! Quando scrivono, sono elegantissimi, freddi e sinceri. Ho provato in passato a far parte di questa corrente, ma non ci sono mai riuscito. Li adoravo. Adesso, preferisco creare un movimento mio.- ha spiegato il ragazzo, camminando avanti e indietro per la radura.

-E come chiamerai questo movimento tuo?- ho ribattuto -Ogni movimento letterario che si rispetti ha un nome.-

-Oh beh, il mio movimento sarà senza nome! Non ci saranno più fronzoli e insensibilità. Solo la forza delle visioni e della passione! Tu sarai la mia prima seguace.-

Sai, Bilitis, a causa di quella frase, mi si è avvampata la faccia e ho fatto un timido sorriso, che ho eluso con il ventaglio che mi sono portata dietro.

Jean, vedendomi, si è messo a ridere, un po' intenerito, un po'divertito dal mio scappare dalle sue promesse di appagamento.
-Che fai, ti nascondi?-
-No...- ho mormorato
Mi ha subito tolto di mano il ventaglio e lo ha alzato in aria.
-E dai, è mio! Ridammelo!-

Io cercavo di riprendermelo: più mi alzavo sulla punta dei piedi, più il mio affascinante compagno mi prendeva in giro, lanciandolo nel vento e riprendendolo. Questo gioco durò fino al tramonto.

Sono passati giorni, da allora. Giorni in cui rimanevo in camera mia, leggendo Hugo e pensando al mio futuro in quella Terra Promessa. Giorni in cui litigavo con Claude, perchè restia a sposarmi con quell'orco di Luis De Ville. Jean mi aveva dato la possibilità di dire no per la prima volta e dovevo sfruttarla al meglio.
Mio fratello gridava sempre
-Sei una puttanella ingrata e viziata! Dopo tutto quello che ho fatto per te, ti rifiuti di obbedirmi! Ti ho dato dei vestiti, un'educazione, del cibo e un tetto sopra la testa. Dovresti essere più accondiscendente verso di me.-
-Che importa di ciò che hai fatto per me! Se mi costringi a sposarmi, ti rinnegherò in cinque secondi. Al diavolo se sono una donna.-

Questa minaccia del ripudio penso di averla sfruttata molte volte, in quella settimana. Era ciò che spaventava di più il fratellone: che una femmina lo spodestasse in un castigo che possono attuare solo gli uomini. Sai, Bilitis, di solito sono gli uomini che fanno paura a noi ragazze. È sempre stato così, fin dall'inizio della nostra esistenza di esseri umani. In letteratura, succede molte volte.

Pensa al padre di Giulietta o a Zeus! I maschi sono così presuntuosi, da credere di usare i loro fili da burattinai per legarci braccia e gambe e per farci ballare. Sciocchi! Non vivrò così, mai più.

Ah, comunque, devo parlarti di Luis De Ville, il mio presunto marito. Ha quarant'anni, ma sembra più vecchio. Ci ha visitati assieme ad una sua cameriera, Sonecka Petrovna, una russa immigrata.

Codesto impiegato è alto, scheletrico da spaventare i lupi e quasi calvo, salvo un ricciolino di capelli biondi tenuti in ordine con i cosmetici. Ha occhi azzurri che a prima vista potrebbero essere incantevoli; attenzione, se l'osservatore detesta gli ipocriti, potrebbe scorgere nelle iridi un pozzo senza fine, il quale porta ad una cappella tappezzata da atteggiamenti da lecchino, frasi melense, immagini di atteggiamenti falsamente devoti e scheletri che entrano a malapena nel suo armadio.

Sonecka, praticamente, è una sua gemella. Se il padrone si inginocchia per pregare, fa lo stesso. Se il padrone si autoflagella in pubblico,versando lacrime di coccodrillo fa lo stesso. Se il padrone digiuna, pure lei digiuna. Mi ha fatto tanta pena: al posto della personalità di certo deve avere un ammasso di fieno.

Quando ha varcato la soglia della nostra dimora, ho versato il tè e ho offerto una fetta della mia torta al limone. Avrei voluto mettere dell'arsenico, ma dovevo essere prudente e fingere di essere la patetica Celestìne. La patetica Celestìne che tutti vogliono ammirare.

-È una squisitezza, questa leccornia! Da quanto tempo cucinate, mademoiselle?- la voce di quel parassita era dolce, gentile, fino all'esagerazione.

-Da quattro anni, signore- il mio alter ego si era seduto sul divano, sorridendo e accordando la voce. Niente verità, per ora.
-Sarete un'ottima consorte! Ditemi, cara, pregate la sera? Credete in Dio?- mi ha chiesto, con gli occhi che rifulgevano per un'entità vuota, informe, che in Chiesa non risolve problemi, ma aspetta l'ennesima manciata di soldi da parte dei più miserabili.

-Si, signore.- ho risposto
-Molto bene! Vostro fratello vi ha educato bene!-
-Non è stato semplicemente merito suo. Ho sempre seguito il mio cuore e il mio cuore mi ha portato da Gesù-
Una frase da borghese, direbbe Jean.
Mi stavo vergognando a morte.

-Siete proprio una brava ragazza. Dio vi ricompenserà, un giorno. Non cambiate mai, mi raccomando e state sempre lontano dalle cattive compagnie. Queste, purtroppo, invece di ascoltare gli adulti, brontoloni ma giusti, rifiutano loro e Nostro Padre, per gettarsi nelle braccia del Diavolo, dispensatore di iniquità. State attenta anche con i poeti! Sopratutto con quelli atei! Al giorno d'oggi, i letterati posano la penna sulla carta per scrivere porcherie e bestemmie.-

Pensando che quella cantilena fosse contro Jean e tutti gli autori che ho amato, ho protestato con garbo
-Non c'è nulla di male a stare con scrittori atei e amanti dell'orrore.-
-Attenta, cara! La gentilezza verso questi individui è fatale. Potreste fare una brutta fine, proprio come loro.-

Si è avvicinato a me e-bastardo!- ha infilato la sua mano sottile nel mio seno, ovviamente mentre Claude era girato.
-Bambina mia, non cambiate mai- ha mormorato, stringendolo.

Ho chiuso gli occhi, sperando che si sbrigasse, che si stufasse. 'Se non la smette, gli accoltello la mano, lo giuro su Satana' ho pensato. Tanto il coltello era sul tavolino davanti a noi. Bastava un attimo di pausa e poi....

Non sono riuscita a farlo, perchè mio fratello si è girato.

𝓑𝓸𝓷𝓳𝓸𝓾𝓻, 𝓪𝓶𝓸𝓾𝓻! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora