3. La melodia di Apollo

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Quando Apollo lo lasciò, Ade scoprì di volerlo baciare ancora, e ancora più a lungo. Osservò il volto da ragazzo del Dio, così giovane e dalla pelle color miele, in contrasto con la sua pelle olivastra. Il volto di Apollo era incorniciato da una matassa di capelli biondi riccioluti. Erano più pallidi rispetto al solito biondo grano a cui Ade era abituato. E gli occhi... così azzurri, così celesti. Lo osservavano con curiosità.

Ade accarezzò le guance di Apollo. Non aveva lentiggini, il dio della medicina.

Ed era sexy. Apollo era sexy. Chi lo avrebbe mai detto..!

«Ade?» mormorò Apollo, con voce roca.

Ade socchiuse gli occhi. Sentir pronunciare il suo nome da quelle labbra perfette...

Riportò il volto del dio a contatto con il suo. Apollo non si fece pregare. Dischiuse le labbra e il loro gioco di lingue li tenne occupati per qualche minuto. Ade non riusciva a farne a meno, mentre Apollo stava perdendo ogni secondo di più la sua idea di ricatto. Ora non gli importava più di andarsene dagli Inferi. Non se Ade avrebbe continuato a trattarlo in quel modo.

A fatica, annaspando, Apollo riuscì a staccarsi da Ade e si sistemò sul corpo dell'altro. Gli occhi scuri del signore dei morti brillavano. Ne volevano ancora, e Apollo si scoprì a pensare lo avrai.

«Cosa succede adesso?» mormorò Ade, passandosi la lingua sulle labbra. Il calore di Apollo vi rimaneva ancora. Era come se gli fosse entrato dentro. Per il momento, solo metaforicamente.

«Adesso arriva la parte più interessante.» ridacchiò Apollo, abbassando di nuovo la testa sul volto dell'altro.

Ade rimase in attesa di un bacio che non arrivò mai sulle labbra. Socchiuse le palpebre mentre Apollo lo baciava delicatamente sul collo e sulla gola, poi sul petto. Gli sfuggì un gemito quando Apollo gli accarezzò un capezzolo con la lingua, stuzzicandolo con i denti e continuando a guardare. Ade pensò di essere arrivato in paradiso.

Apollo risalì la strada fino alle sue labbra e riprese a baciarlo. Ade desiderò dargli almeno la metà di quanto il dio del sole stesse dando a lui. Quelle sensazioni... Ade si ritrovò a pensare che Apollo doveva averle vissute centinaia, se non migliaia di volte. Mentre per lui era la prima volta che giaceva con un uomo.

Apollo gli mordicchiò il labbro e lo osservò con sguardo furbo, mentre la sua mano divina scivolava sulla pelle del signore dei morti e si soffermava sul sesso. Ade inspirò profondamente mentre la mano dell'altro si stringeva attorno al suo sesso, impugnandolo come una spada da combattimento. Ade gemette altre volte, ormai aveva perso il volto, e quando venne per la seconda volta, scoprì inorridito che il suo seme si era posato sul ventre di Apollo.

«Mi dispiace.» sussurrò Ade.

«Non ti facevo così... deliziosamente imbranato.» ridacchiò Apollo, accarezzandogli le cosce da ambo le parti. «Ti credevo più... un tipo come Ares.»

«Sono diverso da Ares.» rispose Ade.

«Già. Sei decisamente più tenero di Ares. Mi piace. Io ti piaccio, Ade?»

Ade deglutì, osservando il dio sporco del suo seme. «Non lo so.» ammise.

«Ti ringrazio per non avere mentito.» disse Apollo, con tono dolce. «Ma non ti preoccupare di aver ferito i miei sentimenti. Ti farò cambiare idea prima che tu possa lasciare questa stanza.»

«Non abbiamo finito?»

«Il bello arriva adesso, ragazzo mio.»

Ade capì cosa l'altro intendesse dire e socchiuse le palpebre. Non voleva guardare. Ma la curiosità era troppa.

Ade e Apollo - Amore negli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora