2. Le accuse di Ade

7.2K 393 761
                                    


Ade strabuzzò gli occhi. Cosa?! Come osava quell'idiota baciarlo?!

Apollo lo lasciò andare e Ade fu tentato di schiaffeggiarlo, poi di prenderlo a calci negli stinchi, e infine rompergli la chitarra in testa.

«Sono solo.» mormorò Apollo, guardandolo con occhi grandi, luminosi, e bramosi. «Tienimi compagnia.»

«Tieniti compagnia da solo, idiota!» esclamò Ade, scaldandosi. «Provaci un'altra volta, e ti spedirò dieci anni nei Campi della Pena!»

Apollo rabbrividì al pensiero.

Ade uscì furioso dalla stanza. Era la prima volta, dopo ottant'anni, che baciava qualcuno estraneo a Persefone. Chissà Persefone quanti altri ne baciava, quando andava dalla madre.

Con questo tetro pensiero, Ade andò a sedersi sul suo trono, e diede punizioni molto dure a tutti coloro che nella loro vita avevano avuto un passato da adulteri.


Rimasto solo nella sua stanza, Apollo si coricò nel letto, passandosi le dita tra i capelli, turbato. Il bacio che aveva dato ad Ade era stato una rivelazione. Nonostante tutti quei mesi passati negli Inferi, era ancora capace di amare.

Apollo si rigirò tra le coperte, soddisfatto di sé. Se fosse riuscito a prendere spazio nel cuore del signore dei morti, Ade gli avrebbe lasciato più libertà. E necessitava di lasciare gli Inferi, di prendere una boccata d'aria in superficie. E magari incontrare Will Solace, uno dei suoi figli. Ormai doveva avere circa vent'anni. Gli sarebbe piaciuto incontrarlo di nuovo.

Apollo continuò a rigirarsi fino a trovarsi a pancia in giù. Il nodo della vestaglia si era allentato, e si liberò di essa velocemente. Un tempo andava fiero della sua abbronzatura, ma ormai tutta la sua forza era stata risucchiata dagli Inferi. A quell'ora, se fosse stato mortale, probabilmente sarebbe morto.

Apollo scese dal letto e si avvicinò ai suoi strumenti. Li accarezzò uno ad uno, riflettendo, e infine si sedette sul piano. Osservò i grandi tasti bianchi, indeciso su che canzone suonare, e alla fine ne scelse una di suo figlio Bach.

Le dita cominciarono a volare sui tasti, emettendo note bellissime, che provocarono un sussulto nel regno degli Inferi. Prima dell'arrivo del dio Apollo, mai nessuna musica era stata suonata. Ora tutte le nuove anime tendevano le orecchie per ascoltare. Le note del pianoforte si propagavano dappertutto.


Ade, scocciato, balzò in piedi, facendo cenno a Shakespeare di prendere il suo posto. Doveva andare a fare una chiacchierata con Apollo. Ripercorse in fretta i corridoi fatti non più di mezzora prima, ed entrò nella stanza del dio sole senza aspettare un invito.

Non si sorprese di trovarlo nudo. In effetti, negli ultimi due anni, Ade aveva visto Apollo nudo così tante volte da non far più caso alla sua nudità. A quanto gli aveva detto suo figlio Nico, neanche Will Solace si faceva dei gran problemi ad andare in giro nudo per l'appartamento, o a mostrarsi nudo in balcone. Nico gli aveva ancora raccontato di una certa scena accaduta in una certa doccia.

«Oh, sei tornato!» esclamò Apollo, solare, fermando la danza delle sue dita.

«Stai disturbando i morti.» disse Ade, fissandolo torvo.

«Disturbo solo i morti?» chiese Apollo, ridendo. «Anche loro hanno bisogno di sentire qualcosa di bello.»

«No, non devono. Sono morti. Le cose belle sono finite.»

Apollo corrucciò le labbra. «È lo slogan degli Inferi? O lo hai detto solo perché volevi offendermi?»

Ade sospirò. Apollo si offendeva spesso e per qualsiasi cosa.

Ade e Apollo - Amore negli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora