«Un matrimonio, eh? Tra i vostri figli.»
Ade annuì, fissando silenzioso il fratello.
Zeus sembrava annoiato. «Giuri sullo Stige che non lo perderai di vista nemmeno un secondo?» chiese.
Ade annuì. «Lo giuro.» affermò.
Zeus sospirò. «Allora concedo il permesso ad Apollo. Solo per dodici ore. Se allo scoccare delle dodici ore non sarà di ritorno, aggiungerò altri quindici anni alla sua pena.»
Ade annuì, combattuto. Se non avesse giurato sullo Stige, probabilmente avrebbe convinto Apollo ad arrivare tardi. Quindici anni in più alla pena di Apollo significava altri quindici anni da passare insieme.
Ade si era trovato molto spesso a riflettere a ciò che sarebbe accaduto una volta che la punizione di Apollo fosse finita. Apollo se ne sarebbe andato senza più voltarsi indietro? Lo avrebbe lasciato con il cuore infranto? O gli avrebbe chiesto di vedersi ancora?
Ade era impaurito da entrambe le risposte, ma per fortuna c'erano ancora diversi anni da aspettare. Magari si sarebbero lasciati prima.
Ade fece un inchino al fratello e scomparve, tornò negli Inferi con un viaggio-ombra.
Apollo coricava sul suo letto pettinandosi la chioma dorata, fissandosi allo specchio. Non si era vestito, e cercava di darsi un'acconciatura perfetta per il matrimonio di suo figlio. Di tanto in tanto smetteva di pettinarsi, depresso all'idea che Zeus non avrebbe mai accettato la sua uscita.
Apollo lasciò cadere la spazzola e cominciò a fare avanti e indietro per la stanza. Sulle braccia portava ancora i segni di Ade, e sulla coscia c'era un succhiotto in procinto di sparire. Ade stava diventando anche lui un gran amatore, e Apollo era felice di aver insegnato bene al suo discepolo.
Con un sospiro, Apollo si sedette nella sua stanza della musica e prese l'arpa. Iniziò a suonare una melodia lenta e triste, che fece singhiozzare il pianoforte.
«Oh, stai zitto tu.» borbottò Apollo, continuando a suonare.
Quando Ade entrò nella stanza di Apollo, restò per qualche secondo ad ascoltare la melodia che gli fece piangere il cuore. Borbottò contro il dio ed entrò nella stanza.
«Falla finita.» brontolò.
Apollo smise di suonare e lo fissò allarmato.
«Allora?» chiese, titubante. Era combattuto tra il volerlo sapere e il non volerlo sapere. «Cosa ti ha risposto?»
Ade lo studiò con attenzione. Apollo gli sembrò pallido, sebbene i capelli dorati fossero molto luminosi, tenuti lontani dal volto con una fascia nera e argentata. Il dio del sole sembrava sul punto di raggomitolarsi sotto le coperte e piangere.
«Ha detto sì.» disse Ade, non sapendo in che altro modo comunicargli quella buona notizia.
Apollo spalancò la bocca per la sorpresa e lo fissò. Ade sentì le guance ardere sotto quello sguardo.
«C-Cosa hai d-detto?» balbettò Apollo, incredulo.
«Ho detto che Zeus ha detto di sì.»
Apollo lanciò un gridolino di gioia e gli saltò addosso. Ade se l'era aspettato, ma crollò lo stesso sul pavimento per la forza dall'altro dio. Si sentì assalire da labbra umidicce su tutto il volto, e presto anche bagnato dalle lacrime del dio.
«Okay, ho capito, sei felice, piantala.» borbottò Ade, cercando di spingerlo via, ma Apollo lo stringeva forte.
«Rivedrò il sole!» singhiozzò Apollo, mettendosi in ginocchio davanti a lui con il volto nascosto dalle mani. «Dopo dieci anni, rivedrò il sole!»
Ade lo studiò, e sorrise. Lo strinse a sé senza aggiungere una parola.
Ora immaginava perfettamente come Apollo avrebbe reagito al finire dei cinquanta anni di punizione divina.
*
«WILL! DOVE SEI, WILL?»
Ade udì chiaramente la voce del figlio, e si appoggiò al muro divertito. Nico doveva essere sul punto di chiedere a Will di concedergli il divorzio ancor prima del matrimonio.
«Sono così innamorati.» sospirò Apollo, guardando Annabeth uscire di fretta da una stanza, probabilmente in cerca di Nico.
«Già. Vai a prendere posto, Apollo. Io devo accompagnare Nico all'altare... o qualsiasi cosa debba fare.»
Apollo annuì e lo lasciò solo. Ade lo seguì con lo sguardo. Il dio della musica indossava uno splendido completo oro con le bordature argentate. Ade aveva lasciato che Apollo si occupasse anche del suo - Apollo lo aveva costretto, in verità - e ne era uscito un abito simile, ma nero e argento, più da lui.
Ade guardò verso il corridoio, e vide la figlia Hazel, vistosamente incinta, in compagnia di Annabeth e Nico. Di sicuro le due donne stavano per mettersi a litigare con Nico, che aveva l'espressione impaurita. Di sicuro ora che si trovava così vicino ad unirsi per sempre con una persona...
«Nico!» esclamò Ade, avvicinandosi al figlio, mettendo a tacere qualsiasi parola le due ragazze volessero dirgli. «Ti trovo... bene...»
Nico era pallido, e sembrava sul punto di morire. Una morte lenta e molto dolorosa.
«Padre.» gracchiò Nico, sorpreso. «Cosa..?»
«Will mi ha invitato e io sono venuto.» sorrise Ade. Aveva accettato per lo più per Apollo, per farlo uscire, per vederlo solare alla luce del sole. Per nessun altro.
Be', forse per Nico. Il figlio era ancora un po' contrario, ma quello sarebbe stato il giorno più felice della sua vita. Avrebbe impiegato ancora qualche ora per capirlo, o forse solo una manciata di minuti, il tempo di arrivare in spiaggia. Quello era il suo gran giorno. Un giorno che non avrebbe mai dimenticato per tutta la sua vita da mortale.
Per un momento, osservando i grandi occhi scuri e impauriti di Nico, gli dispiacque che suo figlio non fosse destinato a vivere in interno. Anni prima gli aveva offerto quella possibilità, ma Nico aveva risposto che intendeva tornare da Will, che lo amava più di se stesso, e che non intendeva lasciarlo per una vita immortale negli Inferi. E Ade aveva acconsentito a lasciarlo tornare al Campo Mezzosangue senza insistere.
Mentre si avviava all'altare con il figlio, si promise che, quell'orribile giorno in cui l'anima di Nico gli fosse comparsa davanti in attesa di essere smistata, gli avrebbe destinato una seconda vita meravigliosa quanto la prima.
Quando Apollo vide suo figlio comparire, gli si sciolse il cuore. Non gli piaceva piangere in pubblico di fronte agli umani, perciò sorrise. Il suo sorriso radioso spedì un'ondata di calore a tutti i presenti e la sua pelle si illuminò per un istante, ma per fortuna la Foschia era in azione.
Incrociò gli occhi di Will. Suo figlio era diventato un uomo splendido.
Quando Ade lo affiancò, Apollo gli sorrise e osservò i due giovani che stavano per unire le loro vite per il resto della loro esistenza. Solo il guardarli di spalle gli fece pensare a lui e ad Ade. Che ne sarebbe stata della loro relazione?
Certo, era stupenda. Quando Persefone era assente, loro si divertivano tutti i giorni, stavano insieme spesso, e litigavano. Avevano superato decine di litigi in tutti quegli anni, ma si erano sempre ritrovati tra le braccia forti dell'altro. Non potevano più stare separati come era successo tempo prima, e quando Persefone tornava si incontravano anche solo per un'ora. Per loro era sufficiente.
La loro non era più una relazione puramente fisica. Parlavano. Essendo entrambi degli dei immortali, parlavano della loro vita passata, si ricordavano vecchi antefatti che pensavano di aver dimenticato. Parlavano dei loro figli, del corso degli anni che li aveva cambiati, e che aveva cambiato l'umanità.
La loro era diventata una storia seria, e nel giro di quarant'anni sarebbe conclusa. Apollo avrebbe lasciato gli Inferi, non avrebbe più avuto una scusa per. Ade sarebbe rimasto a vegliare i morti. Cosa sarebbe successo in quel caso?
Nico e Will si scambiarono un bacio. Apollo applaudì e si voltò a guardare Ade, intento a sorridere. Non riusciva a comprendere il suo turbamento.
«Quindi...» mormorò Ade, fissando i signori Solace dall'altra parte della sala. «Sei stato a letto con entrambi?»
Apollo mangiò una tartina ai gamberetti e scoccò un'occhiata ai due Solace. «Sì.» annuì Apollo, scrollando le spalle.
«E per quale ragione?» domandò Ade, spostando lo sguardo su Nico e Will che ridevano e ballavano. O almeno Nico seguiva i passi di Will sforzandosi di non pestargli troppo i piedi.
Apollo si appoggiò al muro continuando a mangiare. Aveva intenzione di abbuffarsi. Il cibo negli Inferi non poteva toccarlo per paura che provenisse dal giardino di Persefone, e gli zombie continuavano a portargli cheeseburger da anni. Anche se non poteva ingrassare, aveva bisogno di altro.
E intendeva portarsi via gli avanzi.
«Be'...» disse Apollo, gli occhi puntati sulle sue due vecchie fiamme. «Erano entrambi dei musicisti.»
«Quinti tu andavi in giro sulla terra ad accoppiarti con ogni musicista esistente?»
«No. Solo quelli bravi, e particolarmente carini.» Apollo arrossì. «Cindy Solace suonava benissimo, e mi piaceva. Con l'inganno l'ho condotta in spiaggia e abbiamo concepito Will. Durante la gravidanza sono andato a trovarla, e mi sono interessato a Logan Solace.»
«Era un padre di tre figli!»
«Be', questo non c'entra. Era un bell'uomo.» Apollo sospirò. «La nostra relazione è durata solo una settimana, poi l'ho lasciato tornare dalla moglie.»
Ade lo fissò scocciato. «Quanti altri tuoi ex vedrò questa sera?»
«Mmh... Non lo so. Ci sono parecchi miei figli, però...» Apollo indicò un capannello di ragazzi abbronzati, alcuni biondi altri mori, che ridevano e scherzavano tra loro. «Angel, Austin, Derek, George e Rose.»
«Tutti tuoi.»
«Tutti miei.»
Ade corrugò la fronte.
«Anche tu hai avuto dei figli!» esclamò Apollo, arrossendo. «Nico, Hazel, Bianca.»
«Sì, be', ho avuto tre figli con due donne.»
«E tralasciamo quelli passati!»
Ade sospirò e si allontanò. Apollo lo guardò raggiungere Nico e scambiare due parole con lui prima di andare da Hazel. Apollo bevve un lungo sorso di champagne e si avviò dal suo secondo dio preferito.
Il primo, naturalmente, era se stesso.
«Dove andranno in Luna di Miele?» domandò Apollo, sedendosi sul suo letto e massaggiandosi i piedi doloranti.
«Per il momento, a Londra.» disse Ade, sistemandosi una ciocca di capelli. «Poi non lo so. Dovresti chiedere a Piper McLean.»
«Magari potessi chiederglielo veramente.»
«Già.»
Apollo squadrò Ade. «Sei arrabbiato con me?»
«Solo perché sono la milionesima persona con la quale vai a letto?» ringhiò Ade. «Nah.»
«Milionesima?» ripeté Apollo, sorpreso. «Sappi che ci sono sette miliardi di umani sulla terra, e io ho vissuto per tanti anni, e...»
Ade lo fissò torvo, e Apollo chiuse la bocca.
«Scusa. Parlo troppo.»
«Sì, parli troppo.»
Ade si chinò su di lui e lo baciò. Apollo gli posò le mani sulla schiena e si lasciò sdraiare dal dio della morte.
Ade gli posò le mani sui fianchi e lo attirò a sé il più possibile. Apollo si lasciò spogliare da Ade con un sorriso sulle labbra.
«Sei arrabbiato con me?» mormorò Apollo, mentre Ade si spogliava e confrontava il suo colorito pallido con la pelle mielata del dio della musica.
«Sì. Sono arrabbiato con te.» Ade lo sondò con lo sguardo.
«Uh.» Apollo lo guardò eccitato. «E cosa vuoi farmi?»
Ade lo fissò, Apollo gli restituì lo sguardo, e Ade lo spinse coricato nel letto, alzandogli il bacino e penetrandolo con forza. Apollo si lasciò scappare un urlo.
Ade fu brutale e violento.
Apollo non lo fermò, lasciò che sfogasse tutta la sua ira su di lui. Continuò a gridare e a gemere e a pregarlo di andare più calmo, ma Ade non lo ascoltò.
Solo quando si stese affianco a lui, dopo più di un'ora, Ade si rese conto di quanto avesse fatto. Guardo Apollo rintanarsi sotto le coperte e provò ad abbracciarlo.
«Mi dispiace.» mormorò Ade, paonazzo. «Scusami tanto.»
Apollo lo ignorò, ma accettò il suo abbraccio.
Ade si promise che non sarebbe più ricapitato in quel modo, per quanto potesse arrabbiarsi con quel favoloso dio biondo.
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Ade e Apollo - Amore negli Inferi
FanficAde è annoiato per via dell'assenza di Persefone. Apollo si trova negli Inferi come punizione. Cosa mai potrebbe capitare tra i due? Da collegarsi alle mie due Solangelo, vi sono dei riferimenti.