Capitolo 20

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Per amare qualcuno
c'è realmente bisogno di
essere ricambiati,
o basta solo conservare
nel cuore l'emozione
per entrambi?

Alyssa's pov

Appena entrata in casa mi butto sgraziatamente sul letto. I miei vestiti si sono per lo più asciugati, anche se sono in condizioni pietose, stropicciati e pieni di sabbia. Sento la salsedine appiccicata alla pelle e vado in bagno, aprendo l'acqua della doccia. Mentre mi strofino via tutto lo sporco che c'era sulla spiaggetta della grotta penso nuovamente a quello che è successo. Non mi sembra vero, tutto ha la consistenza confusa di un sogno. So che questo non cambia niente, eppure ha già cambiato tutto, Nik non mi odia, di questo sono sicura. Ora devo solo capire il perché del suo comportamento.

Mi insapono i capelli con lo shampoo alla vaniglia, il mio preferito e mi rilasso immergendo le mani in quella nuvola di schiuma soffice e profumata. Una volta finito mi sciacquo per bene e mi avvolgo nell'accappatoio celeste pastello.
Siamo rimasti nella grotta per tutto il pomeriggio, a parlare, abbracciarci e stare semplicemente in silenzio a godersi la presenza l'uno dell'altra, poi, verso le nove di sera, siamo usciti da una porta di manutenzione del comune inutilizzata da circa dieci anni. (che abbiamo dovuto forzare perché non si apriva) e poi salendo una rampa di scale siamo finiti sul marciapiede della statale.

Lì Nik mi ha dato un bacio leggero sulle labbra, lieve come una promessa sussurrata da due bambini, e poi si è incamminato a passo spedito, con i capelli scarmigliati dal vento che alla luce dei lampioni assomigliavano all'aureola di un angelo.

In salotto mio padre sta guardando il telegiornale con circa cinque o sei lattine di birra sparpagliate sul tappeto, mia madre invece è del tutto indifferente a qualsiasi cosa. Loro hanno già cenato, quindi mi preparo un panino e prendo una lattina di fanta.

<<Mamma, Thomas ha già mangiato?>> Chiedo a mia madre che mi rivolge un'occhiata di sufficienza e scuote la testa. Non gliene frega proprio niente di noi.
Preparo un panino anche per lui e salgo nella sua camera. Busso un paio di volte alla porta, ma siccome non risponde entro piano, guardandomi in giro. Thomas non c'è, forse è di sotto oppure non è ancora tornato.

La prima cosa che noto è il disordine. Neanche io sono una persona molto ordinata, però... Santo cielo! Qui sembra che sia appena passato un uragano! I vestiti sono dappertutto, sul letto, sulla scrivania, per terra. Il letto è sfatto e per terra ci saranno almeno due o tre centimetri di polvere, oltre che innumerevoli lattine di coca cola o monster. La seconda cosa che attira la mia attenzione è il telefono di mio fratello sulla scrivania, la luce delle notifiche si accende ad intermittenza e io so che non dovrei, ma vado lì e sblocco lo schermo, la password è la sua data di nascita e quindi mi risulta facile accedere alle chat. So che non dovrei, però... mio fratello è strano ultimamente, e se ai miei genitori non importa a me sì. Rimango paralizzata quando leggo alcune delle sue chat. Non è possibile...

Lascio il telefono sulla scrivania e corro al comodino, rovescio sul letto il cassetto: ci sono dei bloc-notes, un pacchetto di sigarette, una scatola di mentine e poi...

Merda.

Poi ci sono delle bustine contenenti della polvere bianca.
Thomas, perché? Penso.
So che è da un po' che è strano, ma mai avrei pensato che si drogasse.
<<Mamma!>> Grido. Non mi interessa se lei vuole continuare a fingere di non avere due figli.

<<Mamma dov'è Thomas?>> Chiedo di nuovo. Non mi risponde. Vaffanculo.
Scendo le scale e torno in salotto, dove trovo mio padre a guardare ancora il telegiornale, stanno parlando di un killer evaso di prigione arrestato circa cinque anni fa, dopo che un testimone che aveva preferito restare anonimo l'aveva visto in compagnia di un bambino trovato morto un paio di giorni dopo.
<<Papà, dov'è Thomas?>>

E le stelle ci invidierannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora