3. Oliver Red

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I pacificatori mi sono rivenuti a prendere dieci minuti dopo che Finnick se n'era andato. Mi hanno scortato fino al treno e lì ho incontrato di nuovo Oliver. Il suo sguardo è fisso nel vuoto e sembra non provare alcun tipo di emozione...quel ragazzo è veramente strano. Deve aver all'incirca diciassette anni e dei ciuffi di capelli biondi scuro gli ricadono sugli occhi neri come la pece. Il treno corre veloce ed i paesaggi dei vari distretti si susseguono l'uno dietro l'altro. Sono seduta dal lato del finestrino ed ho lo sguardo fisso verso l'esterno . Non ho ascoltato una singola parola di quello che Kitty, il pagliaccio dai capelli blu, sta dicendo. Oliver continua ad annuire alle affermazioni della donna ma non proferisce parole. Che sia muto? Avró modo di scoprirlo. Quando il treno entra nel distretto due qualcuno entra nel vagone dove ci troviamo io , Oliver e Kitty. Sento Kitty dire«Ecco il vostro mentore ragazzi!».Mi volto istintivamente e vedo che a farci da mentore sarà proprio Finnick Odair. «Ancora tu?» domando spontaneamente senza riuscire a trattenermi. Sento sei paia di occhi puntati su di me ma cerco di non farci caso. Dopo una manciata di secondi Finnick si schiarisce la voce e mi risponde«Si... Saró io a farvi da mentore. Mi dispiace che ció non ti sia gradito, Annie». A quel punto Kitty scoppia a ridere e guardando il nostro mentore dice«Come puoi dire certe stupidaggini Finnick? È scontato il fatto che sia felice che sia tu a farle da mentore!». Stringo i pugni e mi alzo di scatto puntando un dito verso Kitty«Cara Kitty, mi dispiace doverti dire che sono alquanto infastidita dalla presenza di Finnick come mio mentore a questa maledetta edizione dei giochi! Non sono una stupida oca senza cervello che cade ai suoi piedi come tutte quelle sgallettate delle donne della capitale». Ho usato di nuovo un tono di voce alto e carico di rabbia ma questa volta nessuno interviene. La donna dai capelli blu mi guarda con la bocca spalancata e prova a dire qualcosa ma Oliver la ferma«Non dica una parola». È la prima volta che sento la voce di quel ragazzo e scopro che è melodiosa e calma. Un sorriso mi nasce spontaneo sulle labbra ma viene subito soppresso da una smorfia di rabbia che mi compare in volto nel vedere un cartellone fuori dal finestrino: c'è un grande scenario bianco con sopra la faccia di Snow e la scritta in rosso "May the odds be ever in your favor". Mi volto di scatto e corro verso la mia cabina richiudendomi la porta alle spalle. Mi butto in ginocchio sul letto e mi prendo il volto fra le mani . Sento le lacrime bagnarmi gli occhi ma non do loro il potere di scendere. Poco dopo sento qualcuno bussare alla porta e schiarendomi la voce dico«Avanti». Mi aspetto di veder comparire sulla soglia dell'entrata Finnick ma rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti Oliver . Mi sorride e richiudendosi la porta alle spalle dice«Ciao». Sostenendo il suo sguardo gli rispondo «Ciao».
«Ti disturbo?» mi domanda rimanendo in piedi davanti alla porta. È molto cortese e da un lato lo invidio, io non lo sono mai stata. Ho sempre avuto un carattere forte e non ho mai mantenuto la calma davanti a delle situazioni che mi facevano uscire dai gangheri. Scuoto il capo e lo invito a sedersi sul letto accanto a me . Lui accetta e quando si è accomodato dice«Volevo solamente vedere come stavi e provare a fare amicizia». «Un gesto carino e premuroso da parte tua ma temo di deluderti: sono una frana nelle amicizie, mi dovrai aiutare» gli rispondo abbozzando un sorriso che lui ricambia con un pizzico di divertimento«Tranquilla, anch'io non sono bravo a fare amicizia... Forse riusciremo a diventare amici: due schiappe unite possono fare molto» . Non posso fare a meno di trattenere una risata e poco dopo lui scoppia a ridere insieme a me. Oliver mi sta simpatico, sarà un vero peccato non poterlo più rivedere dopo gli Hunger Games. Se dovessi vincere porteró dei fiori freschi sulla sua tomba ogni giorno, sento che potremmo legare molto in questi giorni. Mi rendo conto del tetro è inopportuno pensiero che ho fatto e la mia risata si spegne in un lampo. «Allora, cominciamo a conoscerci. Parlami di te» mi dice con un sorriso. Io annuisco poi comincio a dire«Mi chiamo Annie Cresta , ho 17 anni e sono figlia unica. Mia madre è morta ed io vivo sola con mio padre... Adoro nuotare e ridere. Odio Snow e vorrei vincere gli Hunger Games solamente per poter tornare da mio padre. Non ha nessuno all'infuori di me e sono sicura che già adesso stia annegando il dispiacere nel vino». Lui mi guarda con una faccia piuttosto triste e dispiaciuta«Mi dispiace tanto».
Mi infilo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e dico «La mia vita non è il massimo, lo so. Spero di non averti intristito». Lui scuote il capo «Non mi hai intristito affatto. La mia vita non è tanto diversa dalla tua. Come ben sai mi chiamo Oliver Red ho 17 anni e ho una sorella quattordicenne , si chiama Mary. I miei genitori sono entrambi morti e vivo con i miei zii. Per andare avanti vado a pesca e ho il brevetto di salvataggio . Odio Snow anch'io e vorrei vincere gli Hunger Games solo per mia sorella... Ero fidanzato con una ragazza : Jenny . Non so se te la ricordi ma è la ragazza che ha partecipato ai giochi lo scorso anno. Il giorno della sua partenza prese il treno e mi disse che avrebbe vinto ... Non fece più ritorno». Una stretta al cuore mi lascia senza fiato e non riesco a dire nulla. La mia vita fa schifo ed è un disastro ma la sua è ancora peggio. «Sconvolgente, non trovi?» dice Oliver alzandosi. Io mi alzo a mia volta e lo abbraccio«Mi dispiace veramente». Lui ricambia l'abbraccio «L'unione fa la forza, vero? Andiamo avanti uniti e ce la faremo». In quello stesso istante qualcuno entra nella mia stanza e ci trova abbracciati . Non facciamo in tempo a vedere chi è che l'individuo è uscito dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.

Il mondo di Annie CrestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora