7. Gli allenamenti

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Mi alzo da terra e mi vado a sdraiare sul letto costringendomi a non piangere più. Qualcuno bussa alla mia porta ma io non rispondo, non ho voglia di parlare con nessuno in questo momento. L'individuo da dietro la porta dice piano«Annie... Sono Oliver. Volevo solamente vedere come stai ma evidentemente è un brutto momento. Ci vediamo domani agli allenamenti, dormi bene» poi se ne va . Sospiro e chiudo gli occhi pensando a quanto io non mi meriti le attenzioni e le cure di Oliver e Kitty. Sono scontrosa, non mi relaziono bene con la gente eppure loro sembrano sopportarmi. Mi addormento subito per lo stress e la stanchezza, è accaduto tutto così in fretta: una mattina mi alzo e vengo estratta alla mietitura per partecipare ai giochi, arrivo a Capitol City, partecipo alla sfilata dei carri e Finnick Odair dichiara di amarmi.
Il mattino seguente mi sveglio presto e vado a farmi una doccia , indosso la tuta per gli allemamenti e mi faccio una coda di cavallo alta. Oggi devo allenarmi, devo apprendere tutte le arti del combattimento... Devo diventare una serial killer. Esco dalla mia stanza e mi dirigo in sala da pranzo dove trovo una tavola imbandita di dolci, pane e bevande. Vorrei mantenermi leggera oggi quindi prendo solamente una spremuta d'arancia e due biscotti ai cereali. Non aspetto nessuno e mi dirigo nella sala degli allenamenti. Entro in ascensore e noto con sorpresa di non essere l'unica che ha avuto la brillante idea di alzarsi presto.
«Ciao, tu devi essere Annie Cresta ... Il tributo del distretto 4. Io sono Tayler, vengo dal distretto 8. Piacere di conoscerti» mi dice un ragazzo di circa quindici anni. Sorrido e annuisco«Piacere di conoscerti Tayler». Lui ricambia il sorriso e l'ascensore scende fino alla palestra. Quando entriamo vedo che ci sono già i tributi del distretto 1 e 2. Sono molto bravi e letali. Ovviamente hanno già deciso di essere alleati, come ogni anno. Mi guardo intorno e decido di provare con le arrampicate, potrebbe risultarmi utile sapermi arrampicare. C'è una grande rete alta dodici metri che incombe su di me ed io, facendo un respiro profondo, comincio a salire. Un metro, due metri, tre metri, quattro metri, cinque metri. Respiro piano e guardo sotto di me. Alcuni tributi mi stanno osservando ma me ne frego e continuo la mia scalata. Sei metri, sette metri... La testa comincia a girarmi ma stringo i denti e continuo . Arrivata a nove metri una voce mi chiama «Annie! Che diavolo stai facendo?». Mi volto e vedo Finnick Odair che mi sta fissando con la bocca spalancata. «Mi sto arrampicando, non mi sembra così complicato da capire» gli rispondo continuando a salire di nuovo. «Annie, non devi arrivare fino in cima. Potresti farti male, scendi!» dice disperato. Mi fermo e rispondo «Voglio arrivare fino in cima, raggiungimi tu se vuoi». Non mi sarei mai aspettata che mi raggiungesse ma lo ha fatto. In un batter d'occhio è arrivato al mio stesso livello e scuote il capo contrariato«Tu sei fuori di testa, lasciatelo dire. Scendiamo» . Rido e salgo ancora fino ad arrivare al dodicesimo metro d'altezza. «Adesso possiamo scendere» gli dico sorridente. Quando torno di nuovo a terra molti tributi mi fissano e parlano con i loro compagni. Cosa hanno tanto da guardare? Me ne frego e mi dirigo verso il lancio dei coltelli. Credo che questi saranno le armi con le quali uccideró. Le nove sagome che ho davanti si illuminano per poi spegnersi . "Colpire la sagoma che si illumina" dice un cartello accanto a me. Afferro i coltelli e attendo che la prima sagoma di illumini di rosso. Ecco, la prima è diventata rossa ed io lancio con forza il coltello sul petto quella. Faccio centro e mi sento fiera di me stessa. A sinistra un'altra s'illumina e faccio la stessa cosa colpendola peró alla testa. Vado avanti finché non esaurisco i coltelli e mi rendo conto di aver fatto centro otto volte su nove. Sento degli applausi dietro di me e scopro che Oliver, Finnick e i tributi del distretto 8 e 12 mi sorridono applaudendo. «Sei stata brava, complimenti» mi dice Oliver avvicinandosi a me. «Grazie... Non pensavo di riuscirci» rispondo asciugandomi il sudore sulla fronte. «Hai una buona possibilità di uccidere dei tributi ad un distanza di 8 metri» continua cercando di costruire una trappola. Una strana sensazione mi opprime il petto e non riesco a respirare. «Hey, va tutto bene?» mi chiede allarmato. Scuoto il capo e mi avvio verso la porta d'uscita «Non mi sento bene, torno all'appartamento». Dio mio, non riusciró mai ad uccidere una persona. Quelli con cui ci alleniamo sono dei manichini e delle sagome, non persone vere. Arrivo all'appartamento e faccio giusto in tempo a varcare la soglia di entrata che svengo. Non so per quanto tempo rimango esanime ma quando mi sveglio sono sul letto della mia camera e qualcuno mi sta tenendo la mano destra. Apro gli occhi e metto a fuoco il volto del mio soccorritore: Finnick Odair. È una persecuzione. Cerco di mettermi a sedere ma lui mi blocca «Devi riposarti, rimani sdraiata». Sbuffo e lascio la sua mano «Per quanto tempo sono rimasta priva di sensi?» gli chiedo. Lui guarda l'orologio blu appeso alla parete «Per circa mezz'ora. Che cosa ti è successo?». «Niente... È solo che credo che non saró mai in grado di uccidere qualcuno» gli rispondo coprendomi il volto con le mani. Sento che Finnick sospira e mi afferra i polsi con le mani facendomi scoprire il viso che per disperazione mi ero coperta. «Lo so, anch'io la pensavo così. Credevo che non sarei mai riuscito ad uccidere qualcuno ma quando ti trovi davanti a qualcuno che vuole ucciderti ,fidati, la tua mano si muove da sola verso l'arma e la lama del coltello bramerà altro sangue» dice il mio mentore con tono serio ma comprensivo. Non voglio accettare questa triste realtà, non voglio diventare un'assassina. Chiudo gli occhi e comincio a piangere in silenzio ma Finnick a quel punto mi fa avvicinare a lui e mi avvolge con le sue braccia«Ti prego non fare così. Ti prego» mi sussurra all'orecchio. Come faccio a farmarmi? Sarà davvero come dice Finnick? Mi verrà spontaneo uccidere nell'arena? La risposta l'avró tra qualche giorno. «Grazie Finnick...» gli dico scostandomi da lui e asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Lui si alza e si dirige verso la porta della mia camera«Io sono qui fuori , se hai bisogno di me , non esitare a chiamarmi». Annuisco e mi sdraio di nuovo. La porta si richiude alle sue spalle ed io rimango sola con la proiezione di una spiaggia assolata sul muro accanto al mio letto. Se ci poso lo sguardo sopra mi viene una gran voglia di urlare. Vorrei tanto essere sulla spiaggia del mio distretto anzichè in questo maledetto albergo. Sto pensando a Finnick adesso e mi rendo conto di quanto veramente ci tenga a me. Quei piccoli gesti che ogni volta compie nei miei confronti me lo dimostrano. Forse riesco a capire anche le sue reazioni esagerate che ha delle volte ... Ad esempio quella avuta alla parata dei tributi ne è un classico esempio. Forse comincio a provare affetto... Mi sto per caso innamorando? Accidenti, sono così confusa. Ho deciso, devo parlargli. Mi alzo dal letto e barcollando raggiungo la porta. Forza Annie, libera il tuo cuore. Apro la porta e mi dirigo verso Finnick che è seduto sul divano blu e fissa un tridente d'oro che è appeso al muro , molto probabilmente, in suo onore. Mi avvicino a lui e con un fil di voce gli dico«Finnick, ti devo parlare».

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